Ad alcuni potrà sembrare un concetto esagerato, ma il 29 settembre del 1950, in quel di San Pietro di Cadore, piccolo comune del bellunese, è iniziata una delle leggende dello sport italiano. In quel giorno nasce Maurilio De Zolt, “Grillo” per tutti coloro che ne hanno apprezzato il talento, la tenacia, l’indomito carattere. Un nomignolo che fu dato a Maurilio De Zolt per il suo fisico minuto (170 centimetri di altezza, 66 chili di peso…) capace però di prestazioni di grandissimo spessore tali da farlo diventare un’icona, italiana ed internazionale, nello sci di fondo. Una passione infinita, la sua, che pur lo portò alla ribalta in età avanzata: a 27 anni salì agli onori della cronaca vincendo la prova dei 50 chilometri ai Campionati Italiani. Il mondo cominciò ad accorgersi di quanto bravo e forte fosse Maurilio De Zolt per il quale di aprirono le porte della nazionale italiana. Entrato nell’ambiente azzurro passando dalla porta principale, De Zolt ripagò la fiducia dei tecnici con prestazioni superlative. Convocato per tre edizioni delle Olimpiadi, “Grillo” contribuì a dare consistenza al medagliere azzurro, vincendo l’argento nella 50 km a tecnica libera sia a Calgary nel 1988 che ad Albertville nel 1992 e planando sulla medaglia d’oro a Lillehammer nel 1994 quando fece parte della mitica staffetta che strappò la vittoria ai favoritissimi atleti della Norvegia. Grande rilievo fu dato alla grande prestazione di Maurilio De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner.
La musica fu altrettanto gradevole anche in occasione delle partecipazioni di Maurilio De Zolt ai Campionati del Mondo. Nell’anno del suo esordio a Seefeld nel 1985 vinse l’argento nella 50 km e nella staffetta e il bronzo nella 15 km. Due anni dopo, a Oberstdorf si laureò Campione del Mondo nella 50 km al termine di una splendida gara che lo vide al primo posto sin dai metri iniziali. Nella prova più difficile ed impegnativa, quel giorno fu protagonista di una gara impeccabile, il miglior “biglietto da visita” per un fondista. In Val di Fiemme, nel 1991, sulla stessa distanza vinse il bronzo e a Falun, 1993, ottenne l’argento nella gara di staffetta. Quattro furono le medaglie che De Zolt conquistò nelle prove di Coppa del Mondo: si piazzò tre volte al terzo posto nelle gare individuali e nel marzo del 1991 vinse la 4x10 con Silvio Fauner, Giorgio Vanzetta e Alfred Runggaldier. In quello stesso anno ottenne il suo miglior piazzamento nella classifica generale di Coppa del Mondo, chiudendo in nona posizione. A tutti gli allori internazionali, vanno aggiunti quelli che De Zolt seppe conquistare in ambito nazionale: da quel primo titolo vinto nel 1977 ne seguirono molti altri. A fine carriera, il fondista azzurro ha totalizzato 19 titoli italiani: 10 nella 50 chilometri, 5 nella 20 chilometri e 4 nella 5 chilometri, senza dimenticare il successo in quattro edizioni della mitica “Marcialonga”.
Risultati che assumono un rilievo ancora maggiore se si pensa che Maurilio De Zolt, in partenza, ha sempre concesso età, chili e peso a tutti i migliori specialisti, in Italia e nel mondo. Al di là del prestigioso palmares, va sottolineato che De Zolt riuscì a partecipare a quattro edizioni dei Giochi Olimpici invernali, iniziando da Lake Placid nel 1980. Pur non avendo sempre raggiunto posizioni da podio, di Maurilio vennero sempre apprezzati l’atteggiamento, l’indomito carattere e il senso di appartenenza. Uno dei momenti più belli della sua splendida avventura sportiva, Maurilio De Zolt lo visse a carriera conclusa: nel 2006, in occasione della cerimonia di apertura della ventesima edizione dei Giochi Olimpici Invernali organizzati a Torino, con i compagni di squadra vincitori dell’oro a Lillehammer, ricevette la fiaccola olimpica da Alberto Tomba. Essendo il “meno giovane” del quartetto tocco a lui trasportare il prezioso oggetto che consegnò poi nelle mani di un altro mostro sacro degli sport invernali italiani: Piero Gros. Il 15 dicembre del 2016, invece, Maurilio De Zolt è stato insignito del Collare d’oro al merito sportivo, la più alta onorificenza dello sport italiano. Giusto premio per un grande uomo. Una leggenda, è non è certo un concetto esagerato.