"Da grande volevo fare il medico" di Maurizio Ruggeri: la recensione

Pubblicato il 17 novembre 2021 alle 15:00
Categoria: Libri di Sport
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Non sempre realizzi quanto sembra programmato. L’autore, prima di imbroccare quella definitiva, assaggiò altre esperienze, quasi tutte agonistiche. In famiglia pensavano dovesse percorrere il viale che porta alla laurea in medicina, in pieno accordo col giovanotto, che cresceva in altezza e si cimentava nella corsa. Ma i sogni come hanno scritto diversi romanzieri e colleghi, spesso muoiono all’alba. Così avvenne e dopo aver speso tesori di energie, sia sui testi di medicina che sulle piste, si rese conto che il traguardo era troppo in salita per arrivarci col premio del successo. Scrive nella sua prefazione: quale poteva essere l’occupazione che rendesse meno penosa l’idea di abbandonare gli studi di Medicina e Chirurgia, con una famiglia che proveniva da lì e come lui, non concedeva alternative? Fu il solito amico, nel corso di una vacanza nell’isola di Mljet, oggi Croazia, in quel tempo Jugoslavia, a lanciare l’idea che divenne il destino: “Se non vuoi perdere tutto quello che hai fatto, prova col giornalismo sportivo. Lo sport lo conosci bene, visto che ci hai buttato il sangue sacrificando l’Università. Gli studi medici sono una buona base”. Quel consiglio fu la scelta del destino. E dal destino non puoi derogare. Il libro, non l’unico, è quello che potrei definire, usando un termine fotografico: mille flash più o meno prolungati. Alcuni rapidissimi, altri con un respiro più ampio, tutti interessanti, tutti briosi e freschi. Dall’intervista a Carlos Monzon, quando era ormai un ex, dalle chiacchierate con Bernard Hinault, il ciclista che univa il talento alla simpatia, i giudizi umani su tanti protagonisti dello sport, dal basket all’hockey su ghiaccio. Nella tavola che apparecchia dal 1999, sulle frequenze di Radio Rai , dirigendo Zona Cesarini, ha messo sul piatto non tanto i risultati del campionato di calcio, che sono la routine, ma fior di campioni e i giudizi delle migliori firme del giornalismo di settore, compreso il sottoscritto. In virtù di questo effetto sprint, trovi episodi inediti sui grandi protagonisti degli anni tra il ’50 a il ’70, da Pietrangeli il più grande talento italiano del tennis a Cassius Clay diventato Muhammad Alì, raccontando alcuni momenti emblematici di una carriera inimitabile. I giudizi di Sandro Mazzola le imprese del signore degli anelli, Yury Chechi, In questo contesto c’è spazio per i guai prodotti dal Covid che gli incidenti sopportati dell’autore, ciclista tenace e testardo, al limite del disumano. Pagando tra una pedalata l’altra, soste forzate per recuperi fantastici. Come i viaggi da inviato, tra mondiali e olimpiadi, giri ciclistici e classiche indimenticabile, dove la fatica è la religione dei protagonisti. Una lettura leggera come i voli degli eroi messi nero su bianco, su carta. Un divertimento da non perdere.

Giuliano Orlando