Michael Andrew "Mike" D'Antoni è nato a Mullens l’8 maggio 1951 ed è un ex giocatore ed attualmente allenatore di pallacanestro statunitense naturalizzato italiano. Alla Marshall University D’Antoni muove egregiamente i primi passi sul parquet, tanto da rendersi eleggibile al draft NBA del 1973 dove viene scelto come 20ª scelta assoluta al secondo giro dai Kansas City-Omaha Kings, quelli che al giorno d’oggi sono i Sacramento Kings. Il primo anno di Mike è più che discreto ed il suo rendimento viene riconosciuto con l’inserimento nell'All-NBA Rookie Second Team (secondo quintetto di matricole NBA). Dopo tre stagioni a Kansas City, migra nell’ABA (American Basketball Association, importante lega professionistica di basket in quegli anni concorrente dell’NBA) dove veste la maglia degli Spirits of St. Louis. Nella stagione successiva torna in NBA, disputando 2 partite con i San Antonio Spurs.
Dopo l'esperienza americana, D'Antoni si trasferisce in Italia all'Olimpia Milano (che in quegli anni si chiamava Billy Milano), dove rimane per 13 stagioni consecutive. Diventa il cervello della leggendaria squadra allenata da Dan Peterson. Nel 1981 lo raggiunge Dino Meneghin e l'asse tra il play e il pivot porta Milano ad 8 finali scudetto consecutive e a un ruolo primario a livello europeo. L'apice viene raggiunto con l'arrivo della stella americana Bob McAdoo e la vittoria di due Coppe dei Campioni consecutive (1987 e 1988). D’Antoni si ritira dal basket giocato nel 1990, dopo aver vinto 5 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 1 Coppa Korać e 1 Coppa Intercontinentale. Per quanto riguarda i riconoscimenti personali, nel 1990 vien eletto miglior playmaker della storia del campionato italiano.
Era soprannominato “Arsenio Lupin” per la sua capacità di recuperare palloni: questa caratteristica, insieme alla sua lucida regia in attacco, determinarono i successi milanesi negli anni Ottanta. In possesso del passaporto italiano grazie ai suoi avi di Nocera Umbra, D'Antoni veste anche la maglia della Nazionale italiana con la quale disputa i FIBA EuroBasket 1989, classificandosi con gli Azzurri al 4º posto.
Nel 1990 inizia la sua carriera da allenatore proprio nella Milano che lo ha reso grande come giocatore, e guida per 4 stagioni la squadra, raggiungendo la finale nel campionato d'esordio e vincendo una Coppa Korać nel 1994. Dopo questa esperienza, si trasferisce alla Benetton Treviso, con cui vince 1 scudetto, 1 Coppa d'Europa e 1 Coppa Italia. Mike, forte dei risultati ottenuti in Italia, viene nominato nel 1999 allenatore dei Denver Nuggets in NBA, chiudendo con 14 vittorie e 36 sconfitte la stagione del suo ritorno in America. La stagione successiva lavora come assistente allenatore per i Portland Trail Blazers, per poi, nel campionato 2000-2001, diventare uno scout dei San Antonio Spurs.
Nell’anno cestistico 2001-2002 ha fatto rientro alla Pallacanestro Treviso, riuscendo a vincere un altro scudetto. Nel 2003 viene assunto come allenatore ai Phoenix Suns; nelle sue prime due stagioni è arrivato per due volte alla finale della Western Conference, perdendo in entrambi i casi (4-1 con San Antonio nel 2004-2005, e 4-2 con i Dallas Mavericks nel 2005-2006). Nel 2005, arriva il primo riconoscimento per la sua carriera d’allenatore in NBA, vince infatti il premio “NBA Coach of the Year Award”.
Il 10 maggio 2008 ha firmato un contratto con i New York Knicks. Si è dimesso il 14 marzo 2012, dopo 121 vittorie e 167 sconfitte complessive.
Dopo quasi 8 mesi di stop, torna il 12 novembre prendendo il posto di Mike Brown sulla panchina dei Los Angeles Lakers. Lascia la guida della squadra al termine della stagione NBA 2013-2014, senza aver mai lasciato il segno. Dal 2016 è l'allenatore degli Houston Rockets, con cui nella stagione 2016-2017 arriva fino alle semifinali della Western Conference, eliminato dai San Antonio Spurs per 4-2. La squadra risulta essere la miglior tiratrice da tre punti di tutta la stagione. La stagione 2017-2018 è la migliore per la squadra di Houston: il record è 65-17 col primo posto della propria Conference. Questo permette alla “stella” della squadra, James Harden, di vincere il premio di MVP della stagione. Ai playoff gli Houston Rockets arrivano fino alle finali di Conference contro i campioni in carica: i Golden State Warriors. La squadra allenata da coach d'Antoni arriva a dominare la serie per 3 a 2, per poi perdere le due gare successive, a causa soprattutto dell’infortunio di Chris Paul. La stagione seguente inizia con una serie di difficoltà per la squadra allenata da Mike D'Antoni, ma anche grazie alla prestazione straordinaria del “Barba” James Harden riesce a chiudere la stagione in quarta posizione. Ai playoff gli Houston Rockets arrivano fino alle semifinali di Conference, ma vengono battuti dai Golden State Warriors per il secondo anno di fila.