Il Milan non ha ancora rinunciato a Kakà. A dispetto di quanto appreso ieri con le dichiarazioni di Adriano Galliani, che ha fatto sapere di essere stato vicino all'acquisizione del brasiliano, poi saltata a causa della diversa fiscalità tra Italia e Spagna e al rifiuto da parte dei soci del Real Madrid alla cessione in prestito, la società rossonera proverà comunque fino al 31 gennaio a riportare in rossonero l'ex "Bambino d'oro".
"Quando un Paese paga il 24% e l'altro il 47-48% bisogna chiedersi se è normale - le parole dell'amministratore delegato rossonero -. A questo punto, credo che rimarremo come siamo". Tutto vero, la differenza di tassazione tra Spagna ed Italia è cosa tristemente nota. E proprio perché è cosa nota viene da chiedersi come mai Galliani abbia voluto all'improvviso attribuire a questo fattore l'arenarsi della trattativa. La realtà è diversa: il Milan ha già l'accordo col giocatore (6 milioni all'anno per due anni e mezzo) ma vuole solo il prestito, mentre il Real chiede almeno 12 milioni per la cessione definitiva.
Due settimane fa il Milan ha ceduto Pato al Corinthians per 15 milioni di euro, con un risparmio sull'ingaggio di circa 4.5 milioni all'anno. Questi soldi il Milan vorrebbe reinvestirli sull'altro brasiliano, ma i conti tornano soltanto qualora Kakà arrivasse a titolo gratuito, altrimenti l'esborso per il club di via Turati sarebbe maggiore rispetto all'incasso. E allora ecco che l'uscita di ieri di Galliani ha tanto il sapore della pretattica: anche perché è difficile che il Real voglia pagare altri sei mesi d'ingaggio ad un giocatore da ormai tre anni emarginato, se va bene relegato in panchina, altrimenti spedito in tribuna.