Parole che certamente non servono a buttare acqua sul fuoco, dopo il mancato rinnovo di contratto. Nell'intervista a 'Premium Sport', Mino Raiola, procuratore di Gianluigi Donnarumma, ha spiegato i motivi che hanno portato il suo assistito a rifiutare l'offerta di prolungamento della società rossonera. "Dietro la decisione di non rinnovare c'è una situazione ostile e violenta, creata dal Milan, dalla quale non si poteva più uscire. Gigio è stato addirittura minacciato, e con lui la sua famiglia. Di non giocare, di morte. Ci sono stati striscioni sui quali la società non è intervenuta. Non è una questione di soldi. Se le parti vogliono trovare una soluzione, la trovano, ma non siamo mai entrati in quei discorsi. Il Milan va in giro con il budget da top player e poi ce l'hanno in casa. Non si gestisce così, non sono stati usati toni appropriati. Avevo garantito alla società che non saremmo partiti a zero, pensavo fosse sufficiente a tranquillizzare, ma non è stato capito. Non è questione di rubarsi il giocatore, però magari ho sbagliato io, non sono stato abbastanza convincente. E' stato gestito tutto male."
Una delle principali speculazioni arrivate dopo la conferma di non voler accettare il rinnovo è stata quella relativa ad un accordo con un altro club, ipotesi smentita da Raiola: "Le offerte c'erano già quando Donnarumma aveva 14 anni, se avessse voluto andare via lo avrebbe fatto quando non era titolare. Non abbiamo accordi con nessuna società, né ci sono state pressioni. Il problema, lo ripeto, non è economico, ma di forma. Non potevamo accettare certe minacce, tensioni, stress e passività. A condurre la trattativa è stato Mirabelli, si prenderà le sue responsabilità". Nessun margine di recupero? "Non voglio aprire questo discorso, si riaprirebbe il circo e non vogliamo farlo. Non ho nulla contro il Milan, ho un ottimo rapporto con Fassone, ma ormai loro hanno fatto la loro scelta e noi, il 13, abbiamo fatto la nostra."