Tre domande secche, tre risposte esaurienti. Il mondo rossonero è in subbuglio dopo
la risposta negativa di Paolo Maldini alla cordata cinese: lo storico capitano ha rifiutato il ruolo di
manager dell'area sportiva offertogli da quella che a metà novembre dovrebbe diventare la nuova proprietà, spiegando le sue motivazioni con un esauriente
post su Facebook. Ma le domande che i tifosi del Diavolo si pongono sono tante, in questo momento di tremenda incertezza. Ne abbiamo sintetizzate tre, chiedendo risposte a tre redattori di
Datasport. Tre appassionati di Milan, non abbiamo alcun problema ad ammetterlo.
Flussi di coscienza all'acqua di rose.
Rispondono: Alessio De Monte,
Alessandro Gorini,
Nicola Bambini
1) PAOLO MALDINI HA RIFIUTATO L'INCARICO PROPOSTO DALLA CORDATA CINESE: HA FATTO BENE?
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ADM - Difficile dirlo. Ho la sensazione che dietro al rifiuto dell'indimenticato Paolo ci sia
qualcosa in più, qualcosa di non scritto e non detto. Sono successe tante cose da quel terrificante
24 maggio 2009, ultima gara a San Siro del numero 3: ad una delle pagine più nere del tifo milanista ha fatto seguito uno strano gioco a cui
Maldini non ha mai voluto prestarsi. E anche stavolta Maldini ha voluto tener fede ai principi della sua vita, anteponendo la
chiarezza del progetto alla gloria personale. Al tempo stesso, stiamo parlando di un'opportunità che nella sua carriera potrebbe non ricapitare. E quindi nel complesso
dico che ha fatto male. Ma è la risposta di un milanista spaesato, di un milanista che
Paolo lo rivoleva ad ogni costo.
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AG - Maldini è il
giocatore più vincente della storia del Milan: 5 Champions League e 7 Scudetti bastano e avanzano per consacrarlo nell'Olimpo della storia rossonera. Eppure qualcosa, negli ultimi tempi, è andato storto. Paolo ha infatti deciso di rifiutare la proposta del futuro ad
Fassone adducendo motivazioni che, a mio modesto parere, appaiono un po' fragili. Se avesse accettato l'incarico di direttore tecnico si sarebbe dovuto confrontare (e spesso scontrare) con il
nuovo direttore sportivo Mirabelli. Maldini ha mal digerito questo ruolo non di primissimo piano, ma in una società importante è normale che sia l'amministratore delegato a prendere le
decisione finale, dopo aver ascoltato le opinioni del ds e del dt. Chiedere carta bianca nelle operazioni di mercato ha fatto passare
Paolo dalla parte del torto, vista la completa mancanza di esperienza a livello dirigenziale. Forse, nel post su
Facebook, l'ex capitano rossonero ha voluto omettere qualche altra motivazione, come la
paventata permanenza di Galliani nel cda rossonero. Ma questa è tutta un'altra storia.
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NB - Tralasciando l’aspetto sportivo, che fa di me uno dei tanti bambini cresciuti all’ombra della numero 3,
Paolo Maldini potrebbe essere cinematograficamente il mio doppiatore. Non so se è bravo a sincronizzare il labiale come i movimenti difensivi, di sicuro però
non ci sarebbe bisogno di un copione: quello che dice rappresenta quasi sempre alla perfezione il mio pensiero. Ultimo capitolo,
la questione cinese: come si può chiedere a qualcuno di accettare un ruolo a scatola “semi” chiusa? A maggior ragione se quel qualcuno ha un
legame storico particolare con tale realtà. Buon senso al potere.
2) IL RIFIUTO PUO' INTACCARE LA FIGURA DI MALDINI NELL'IMMAGINARIO COLLETTIVO DEL TIFOSO ROSSONERO?
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ADM - Direi di no, ma è innegabile che Maldini nei suoi '
25 anni di onorata carriera' (tanto per citare qualche scellerato) abbia sempre avuto una personalità di difficile comprensione agli occhi dei tifosi. Non è mai stato un giocatore che nutrisse la volontà di ingraziarsi tifosi e stampa (ricordo come fosse ieri il suo
doloroso ritiro dalla Nazionale nel 2002, in aspra polemica coi giudizi dei giornalisti sul suo Mondiale in Corea e Giappone). Non ha mai avuto bisogno di scorciatoie, è fatto così:
lo applaudirò sempre, non mi sento tradito e il suo rifiuto non va vissuto come un gesto altezzoso, spocchioso. Eppure
sono tremendamente deluso, perché speravo che Paolo potesse mettere le radici per una rinascita.
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AG - Partendo dal presupposto che il post su Facebook è stato scritto al termine di una
lunga riflessione, sono convinto che Maldini abbia perso una buona occasione per tornare nel
Milan da 'salvatore della patria'. I supporter rossoneri, dopo diversi anni di tormenti, avevano bisogno di ripartire da una
certezza e Paolo era essere l'uomo giusto su cui puntare. Ora però
il tifo milanista è diviso: da una parte restano i fedeli sostenitori che considerano il rifiuto del capitano come un
grido d'allarme nei confronti di una nuova proprietà con un progetto del tutto misterioso, dall'altra si sta diffondendo sempre di più l'idea che
Maldini abbia avanzato troppe pretese pur non avendo ancora esperienza da dirigente. In questa vicenda, di sicuro,
a farne le spese è il popolo rossonero, sempre più smarrito e con pochissime certezze.
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NB - A far da spartiacque, anche in questo frangente, sarà il buon senso: ci sarà chi riuscirà a capire le ragioni di
Maldini e chi invece proprio non le comprenderà. Ma si sa, quando di mezzo ci sono i sentimenti, spesso
l’istinto prevale sulla ragione. Quindi, anche ipotizzando per assurdo che il suo rifiuto sia considerato all’unanimità razionalmente giusto, ci sarà comunque una fetta di tifosi che
non riusciranno a digerirlo. E anch’io, da buon romantico, confesso che a fatica manderò giù l’idea di non rivedere
Maldini con una giacca del Milan, nonostante abbia valide motivazioni per defilarsi.
3) CHIEDERESTE AD UN'ALTRA BANDIERA? CHI?
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ADM - Devo essere sincero. Se si parla di
general manager, di una figura capace sia in ambito sportivo che manageriale, di un
esperto di calcio con competenze e mansioni anche in seno alle istituzioni... beh, l'unico nome che mi viene in mente è quello di
Leonardo. So di dire cosa sgradita ai tifosi del Milan, nemmeno io gli ho mai perdonato il
tradimento del 2011 e francamente credo se ne sia pentito anche lui. Leo è libero, è bravo, parla cinque lingue, vive a Milano ed è
perfettamente tagliato per quel ruolo. Non credo, peraltro, che avrebbe esitazioni ad accettare perché la
voglia di rientrare nel giro non gli manca. Potrebbe dare una grande mano al mondo rossonero in questa fase di transizione.
Però va mandato giù un bel rospo.
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AG - Fassone ha chiaramente lasciato un posto vacante nella dirigenza del
Milan futuro per una bandiera. Altrimenti non si spiegherebbe il pressing su
Maldini. Incassato il no dell'ex capitano, però, qualsiasi soluzione sembrerebbe un
ripiego. Il tifoso ha comunque bisogno di una bandiera nella quale rispecchiarsi, con un occhio sempre proiettato verso il
glorioso passato. Tra i tanti nomi usciti in questo periodo quello di
Demetrio Albertini appare probabilmente il più realistico. Il 'Metronomo' ha già maturato
esperienza in ambito dirigenziale ricoprendo anche il ruolo di vicepresidente della Federcalcio e
arrivando a scontrarsi con Tavecchio, perdendo le elezioni per la presidenza federale. Gli altri nomi (
Ambrosini e
Costacurta in primis) sono 'una pezza' per coprire il buco lasciato dal no di
Maldini.
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NB - O Maldini o niente. Che senso avrebbe andare adesso su un’altra bandiera? Chi accetterebbe di essere il
ripiego? A questo punto, in nome dei tanto amati “governi tecnici” all’italiana,
meglio un esperto dirigente piuttosto che un ex calciatore. La via di mezzo potrebbe essere
Demetrio Albertini, cuore rossonero ma allo stesso tempo mediatore e manager grazie all’esperienza in
Federcalcio. Più dirigente che bandiera, sia chiaro, altrimenti il confronto con
Maldini sarebbe impietoso:
trent’anni a Milanello, sette Scudetti, cinque Champions e cosi via. Ma nemmeno un giorno in società:
i grandi misteri…