Arek Milik pensa già al rientro in campo dopo il secondo terribile infortunio che gli ha causato la rottura del legamento crociato del ginocchio destro durante Spal-Napoli di un mese fa esatto. L'assenza dai campi dell'attaccante polacco sta mancando molto alla squadra di Sarri, per adesso non in termini di risultati ma alla lunga non avendo i giusti sostituti in attacco, l'allenatore si ritrova costretto a giocare sempre con i tre "piccoletti" senza riuscire a fare un minimo di turnover e questo potrebbe incidere molto sull'andamento della stagione. Milik, che aveva già subito un infortunio simile la scorsa stagione in cui aveva recuperato in quattro-cinque mesi, rimarrà lontano dal calcio giocato ancora per molto tempo, ma le indiscrezioni sul suo futuro lontano da Napoli a partire da gennaio continuano a susseguirsi.
Nei giorni scorsi, il patron azzurro De Laurentiis si era espresso circa la possibilità di vedere il polacco girato al Chievo in un ipotetico scambio con Roberto Inglese. A chiarire ogni dubbio è intervenuto direttamente il numero 99 partenopeo che ha parlato ai microfoni di Sportowefakty confermando in parte l'ipotesi di cambiare maglia a gennaio: "E’ una possibilità che considero, ma le decisioni le prenderemo a dicembre e decideremo cosa sarà migliore per me e per il club".
L'attaccante poi ha prima rilasciato una battuta sul suo recupero ringranziando il grande supporto che gli è arrivato da molte persone: "La riabilitazione prosegue. Passato il primo mese, il peggio è alle spalle. Ora posso dormire normalmente, prima mi svegliavo dal dolore. Ora è tutto più semplice. Data per il rientro? Non ho fretta. Si dice febbraio, ma lo farò quando sarò pronto. Ho sentito il sostegno di tutti: tifosi, compagni di squadra, il club, ho visto che in Polonia prima dell’ultimo match della Nazionale hanno cantato il mio nome. Ogni dettaglio, in una situazione come la mia, è importante.
Infine ripensa a cosa è accaduto dopo il primo infortunio, in cui non riusciva più a trovare lo spazio che si aspettava: "Sarri sa più di tutti quando è il momento giusto per rientrare, insieme ai medici. Sono rientrato gradualmente, giocare in partita è diverso dall’allenamento, c’è uno stress estremamente superiore. Non ho avuto continuità in campo e non nascondo che a un certo punto ho cominciato ad essere impaziente, perché non giocavo tanto quanto avrei voluto. Solo due gare complete dopo il primo k.o.? Un calciatore giovane è sempre impaziente, ancora di più se crede di meritare più minuti. Ma ora non mi interessa più, adesso penso solo a guarire, del mio futuro si parlerà più avanti".