Presentarsi al Mondiale da campioni del Mondo in carica ed essere tra le favorite per la riconferma, evidentemente, mette tanta pressione psicologica. Se si aggiunge che, spesso, l'avversario trova motivazioni extra nell'affrontare la squadra detentrice del titolo, ecco che si hanno abbastanza elementi per giustificare una statistica emblematica relativa all'esordio nel Mondiale della nazionale campione in carica. Nelle ultime dodici edizioni della rassegna, vale a dire dal 1974 al 2018, soltanto tre squadre hanno ottenuto una vittoria: un numero decisamente esiguo. Il bilancio è di 3 successi, 4 pareggi e ben 5 sconfitte.
Le uniche due squadre ad ottenere questo risultato, ironia della sorte, sono Brasile e Germania, sconfitta invece ieri contro il Messico per 1-0 dopo il successo proprio in Brasile nel 2014. La "Mannschaft" si presenta ad Usa 1994 da campione del Mondo, titolo ottenuto ad Italia '90. Al debutto, 1-0 contro la Bolivia. Quattro anni dopo, tocca al Brasile, trionfante contro gli azzurri nel 1994, battere 2-1 la Scozia all'esordio: una rassegna che si concluderà con la finale persa per 3-0 contro la Francia. Infine, nel 2006, il Brasile, campione nel 2002 grazie al 2-0 inflitto proprio alla Germania, batte 1-0 la Croazia.
A parte questi tre debutti vincenti, il resto è un disastro. Nel 1974, il Brasile, dopo il successo in Messico, pareggia 0-0 con la Jugoslavia, mentre nel 1978 la Germania non va oltre lo 0-0 con la Polonia. Gli altri due pareggi li raccoglie proprio l'Italia, che dopo la vittoria in Spagna nel 1982 pareggia per 1-1 con la Bulgaria e, con lo stesso risultato, viene fermata dal Paraguay nel 2010 dopo la gioia del 9 luglio 2006 in Germania. Le cinque sconfitte sono dell'Argentina nel 1982 (0-1 contro il Belgio) e nel 1990 (con lo stesso risultato contro il Camerun), della Francia nel 2002 (0-1 contro il Senegal), e nelle ultime due edizioni: la Spagna, battuta 5-1 dall'Olanda in Brasile nel 2014, e il ko della Germania contro il Messico per 0-1. A volte, presentarsi da campione vincente, insomma, è una vera e propria condanna.