Mondiali U19 a Pueblo. Pochi ma buoni.
Italia modesta e maltrattata dagli arbitri. Dopo l’ingresso di Francia, Kazakistan e Uzbekistan la WB sale a 56 nazioni.
di Giuliano Orlando
Calato il sipario sui primi mondiali U19 targati World Boxing, allestisti a Pueblo in Colorado, prima di entrare nel dettaglio della rassegna, voglio informare i lettori della situazione della W.B. che ha tenuto la Convention il 4 novembre, nella stessa struttura dove si è svolto l’evento agonistico. Il 2022 fu l’anno decisivo per la svolta. A fine aprile il funzionario olandese Boris van der Vorst, aveva conteso la presidenza dell’EUBC al dottor Ioannis Filippatos, eletto di stretta misura. Nell’occasione Franco Falcinelli che lasciava dopo dieci anni molto positivi, venne proclamato presidente onorario. A maggio, l’IBA già estromessa dal CIO, dichiarò Boris van der Vorst non idoneo a sfidare il presidente in carica Umar Kremler che tenne a settembre un congresso straordinario, decidendo di non tenere nuove elezioni, restando di fatto in carica a tempo indeterminato.
A sua volta il funzionario olandese con una decina di rappresentanti di federazioni europee formarono la Common Cause Alliance (CCA), salita a 25 nazioni il 13 aprile 2023, quando nacque la World Boxing. L’IBA la definì, “organizzazione canaglia”. In Italia, il solito pessimista, diede alla WB vita breve, incapace di sostituire l’IBA. Lo stesso che andò su tutte le furie, quando la FPI, di propria iniziativa mi propose di rappresentare l’Italia agli europei senior di Belgrado dello scorso aprile col ruolo di team leader. Che accettai e la squadra accolse con favore. I fatti stanno smentendo la sua previsione pessimistica, visto che la crescita di adesioni è stata costante, grazie ai contatti che il presidente e i suoi collaboratori hanno allacciato, senza troppa pubblicità ma molta praticità. Importante l’invito fatto dall’India in occasione dei mondiali femminili tenutisi a Nuva Dehli nell’aprile 2023, col risultato che l’importante nazione fa parte della WB.
Non solo, iniziava anche un fattivo rapporto col Kazakistan e Uzbekistan, le due leader assolute del pugilato in maglietta. Questo, mentre nel marzo 2023, c’era chi scriveva testualmente: “Comunque finisca quella che sta scadendo a livello di rissa (la scelta tra IBA e WB), la presenza della boxe a Los Angeles 2028, diventa sempre più improbabile. Il Titanic naviga a grande velocità verso l’iceberg”. Previsione smentita clamorosamente. Con giudizio la WB non è partita a bomba evitando il rischio di scoppiare. Ha allestito alcuni tornei in Europa, in Asia e in America, con numeri modesti, dando comunque il segnale che stavano lavorando, al contrario di chi la dava per defunta. Il 7 maggio scorso ha avuto il primo incontro col CIO, chiedendo quali fossero i criteri precisi da soddisfare per ottenere dal Comitato Internazionale Olimpico il riconoscimento come organo di governo del pugilato. Ottenuta la risposta ha operato per soddisfare le richieste. Il 26 settembre nella Convention tenuta a Panama ha fatto conoscere il lavoro svolto.
Ha istituito una Commissione Olimpica col compito di adempiere a tutte le situazioni necessarie al riconoscimento del CIO per rappresentare la disciplina ai Giochi Olimpici. Presidente il kazako Gennady Golovkin, indimenticabile grande campione del ring, delegato anche a gestire i rapporti col CIO. Il 3 ottobre il neo presidente della Commissione Olimpica ha tenuto il discorso introduttivo, presenti Hernan Salvo responsabile del comitato sportivo e il segretario Mike McAtee segretario. A sorpresa e con grande soddisfazione dei presenti, è arrivato il presidente del CIO, il tedesco Thomas Bach fattosi fotografare con Golovkin. Un segnale decisamente positivo. Il giorno prima la WB annunciava l’accordo quadriennale con l’International Testing Agency (ITA), per la progettazione e l’attuazione di un nuovo programma antidoping, nonché della gestione di tutte le attività sportive pulite. Alla vigilia dei mondiali U19, iniziati il 26 ottobre, la WB contava su 44 federazioni, mentre una decina erano al vaglio della Commissione per ottenere il riconoscimento.
Il 31 ottobre, giorno di riposo dei mondiali, annunciava l'ammissione di Andorra, Belgio, Iraq, Lituania, Madagascar, Kirghizistan e Thailandia, espandendo la sua presenza in Asia e portando il suo totale a 51 federazioni. Il 4 novembre 2024 è seguita l'ammissione di Guatemala, Laos, Kazakistan e Uzbekistan dominatrici del settore, oltre alla Francia, portando il tetto a 56 nazioni iscritte alla World Boxing. L’Asia che poteva apparire come il più fedele all’IBA, al momento ha la sola presenza della Cina. Le Americhe, salvo Cuba che ormai conta assai meno che in passato, ha le nazioni più importanti e quelle che mancano non sono certo orientate a ignorare i Giochi, l’Oceania ha scelto quasi al completo. L’Europa ha ormai oltre la metà delle nazioni, con la sola assenza di Irlanda e Spagna che non dovrebbero tardare a entrare. A Tegucigalpa in Honduras, dal 18 al 24 novembre è programmato l’Intercontinentale Aramacao, a livello senior. Nel 2025, la WB ha fatto sapere che dal 4 al 14 settembre, la città di Liverpool in Inghilterra organizza col patrocinio della M&S Bank, i mondiali maschili e femminili. La manifestazione potrebbe nascere sotto il segno della sigla riconosciuta dal CIO a rappresentare il pugilato ai Giochi.
Per quanto riguarda i mondiali U19 svoltisi a Pueblo nel Colorado, i numeri non esaltano e in particolare sul piano delle presenze è onesto ammettere siano state inferiori alle attese. A parziale giustificazione, per molte nazioni una trasferta onerosa, che al contrario dei mondiali youth svoltisi a Budva nel Montenegro, tutta sulle spalle dei singoli paesi e nessun premio in denaro per i medagliati. 28 nazioni nel settore maschile e 120 atleti per 10 categorie, 19 paesi e 58 atlete sono numeri bassi. Per contro la qualità in rapporto alle presenze è risultata più che dignitosa. In particolare l’Inghilterra che ha portato una compagine super, USA e Giappone nei maschi e alcuni singoli (India, Australia e Galles). Il settore femminile ha visto le inglesi dominare con sei ori sui dieci in palio, l’India con tre e la Repubblica Ceca con l’unico rimasto. I verdetti finali in linea di massima, rispecchiano quanto visto sul ring. Mentre nel corso della manifestazione, non sempre i giudici hanno visto giusto. In particolare negli 80 kg. il capellone tedesco Bizzit aveva battuto Lugo (USA) della Georgia e avrebbe vinto il titolo, visto che lo statunitense in finale ha superato senza troppi problemi il lettone Prohovskin, boxe troppo scolastica e prevedibile.
Tra gli uomini, la tripletta locale oltre a Lugo, ha visto la vittoria del medio di colore Awinongya, fisico perfetto e boxe lineare, vincitore dell’indiano Kundu, più potente ma meno preciso. Nei 50 kg. l’ha spuntata l’hawayano Juanito Patricio, 17 anni, che ha espresso boxe varia e ottimo gioco di gambe. In finale ha superato il longilineo tedesco Al Manouchi, radici magrebine, le cui repliche erano meno convinte del rivale. Inglesi all’oro con Carrigan nei 70 kg. uno dei più completi, alto e mobile, buon gioco di gambe contro cui il brasiliano Diaz dalla boxe frontale, poco ha potuto. E con Atang (+90), un gigante di 17 anni, che in semifinale aveva faticato non poco a superare l’indiano Rathi, scatenatosi nel terzo round, mettendo a rischio il successo che l’inglese aveva costruito nei primi due round, sia pure con fatica. Il 3-2 infatti non ha convinto tutti. Per l’oro, contro il coreano Lee, ci ha giocato per due minuti, tempestandolo di pugni, e l’arbitro donna, brasiliana di cui parlerò riguardo al match fra il koreano e il nostro Guida, ha fermato la lotta impari. L’India ha vinto nei 90 kg. contro il locale Sims partito a mille aggiudicandosi il primo round, ma finendo l’autonomia offensiva. Il più alto Sangwami, senza fare cose straordinarie, ma usando bene i colpi lunghi convinceva quattro giudici e vinceva il titolo iridato U19.
Corretti i successi dei giapponesi Kumamoto (55) e Fujiki (60). Il primo ha fatto valere la maggiore precisione su Chance (USA) del New Jersey, i cui attacchi furiosi trovavano spesso il vuoto. Fujiki dal fisico massiccio, predilige la media distanza dove martella forte, muovendo il tronco con una continuità impressionante. Il thai Chaemdi ha cercato di tenerlo a distanza, portando diretti che spesso non trovavano bersaglio. Nel terzo round ha subito anche un conteggio, con il nipponico sempre più attivo. Gli altri due titoli maschili sono stati assegnati al gallese Pitt (85) e all’australiano McConnell (65) che ha ottenuto il verdetto (3-2) fischiato dal pubblico, a scapito del kazako Kosherbai. Battaglia molto equilibrata tra due pugili dalla boxe speculare. Primo round all’australiano, il secondo al kazako. Alla fine, tre giudici hanno scelto McConnell. Il gallese Pitt, mancino alto e mobile, ha saputo anticipare la sfuriate del kazako Raibenkov, troppo frontale e quindi bersaglio facile per un rimessista abile come il gallese. Il 5-0 ci può stare. Il settore femminile è stato un festival inglese e una Waterloo indiana. Le prime hanno centrato sei ori su sei finaliste, le indiane giunte in finale in tutte le dieci categorie, chiudono con tre successi e sette sconfitte. White (48) se la sbriga in meno di due round contro la canadese Courchesne. investita da serie infinite.
Non è bastato l’allungo all’indiana Nisha (51) per fermare la più bassa Pumphrey che carbura con l’andare dei round e vince. Nei 54, il 5-0 per la Wise contro l’indiana Thokchom ha vantaggi diversi: quattro punti per il giapponese, uno solo per altri tre! Chi ha ragione? L’inglese Ayton (57) è più veloce e potente, l’indiana Singh tenta di replicare, troppo poco per i giudici. La finale più equilibrata e dal migliore tasso tecnico è nei leggeri, tra la Lonsdale e l’indiana Vini. Boxe spumeggiate, più mobile l’inglese, lineare e precisa la Vini. Il pari sarebbe il verdetto ideale. Tre giudici scelgono l’inglese. Il sesto alloro lo coglie la Deacon (70) a scapito dell’indiana Phalaswal, partita bene, spentasi nella parte conclusiva, dove ha subito anche un richiamo per la testa bassa. I tre allori indiani al femminile portano i nomi di Grewal (65), Verma (75) e Goswami (+80), questa a spese della tedesca Gatt, con due sole iscritte. Come negli 80, dove ha vinto la ceca Blazkova sulla Wasan, ennesima indiana finalista. Veniamo alla spedizione italiana, guidata dal team leader Massimo Bugada, presidente della Lombardia, accompagnato dai tecnici Francesco Damiani, Laura Tosti, Carmine Cirillo e Maria Valeri.
Il fisioterapista Edoardo Capitanucci e Maria Rizzardo arbitro. Sei maschi e quattro femmine. Il bilancio e praticamente nullo. Dodici sconfitte e una sola vittoria. I bronzi della Molinaro (70) e di Guida (+91) sono stati determinati dal numero limitato delle presenze. Anche se le due sconfitte si diversificano totalmente. La Molinaro ha fatto del suo meglio contro l’inglese Deacon, di una spanna superiore, con esperienza da vendere. Ben diversa la sconfitta dell’allievo del maestro campano Ciaramella. Guida è stato sconfitto dalla conduzione assurda della brasiliana Burigo Michelle, che ha punito l’azzurro con due richiami inesistenti, mentre il coreano Lee è passato indenne da abbracci, sventole e testate, ma solo blandamente avvisato da un arbitro che ha falsato la realtà del ring. Guida ha stravinto il primo round, addirittura un 10-8, 3-2 nel secondo, terzo tempo confuso e l’altro richiamo di cui nessuno ha capito il motivo.
Giudici in confusione, visto che USA e India hanno visto il coreano avanti 29-26! L’ungherese ha dato 28-27 all’asiatico, l’ugandese ha segnato 27-27 e solo il canadese ha optato per l’italiano 28-27, nonostante i due richiami contro. Ripeto, una conduzione scandalosa. Il resto ha purtroppo specchiato una inferiorità azzurra evidente. Questi i risultati: Maschi 50: Varey (GB) b. Mencaroni 5-0; 55 Klassen (Ger) b. Fusco 5-0; 60: vs Zeiniiev (Ukr) b. Buonocore 5-0; 65: Lloyd (Gal) b. Di Spazio 4-0; 70: Harpula b. Nakazaki (Gia) 3-1; Carrigan (GB) b. Harpula 5-0; 80: Lugo (USA) b. Sarsili rsc 3; 90: Sangwan (Ind) b. Corona 5-0; + 90: Lee (Kor) b. Guida 3-1. Femminile. 51: Nisha (Ind) b. Vassallo 5-0; 54: Melnyk (Ukr) b. Liberali 5-0; 65: Grewal (Ind) b. Del Giorno 5-0; 70: Deacon (GB) b. Molinaro 5-0. Chiaro che la situazione ha origini lontane e non si poteva certo fare un miracolo nel Colorado. A questo punto appare chiaro che il movimento giovanile, nonostante il lavoro svolto di promozione e rinnovamento non è stato all’altezza della concorrenza. I due bronzi regalati, non evitano all’Italia di essere in fondo al medagliere. Il vincitore alla prossima presidenza non avrà un compito facile per riportare l’Italia giovane e non solo, a posizioni dignitose.
Giuliano Orlando