Un libro per ricordare un collega è sempre un segno importante, un attestato di stima verso chi ha lasciato il segno in questa professione tanto amata, bistrattata e discussa. Parlo con cognizione di causa, essendone ancora oggi, ad un’età fuori quota, pervicacemente attaccato. Una passione inguaribile e questo va a pennello per Piero Dardanello, un piemontese di razza granata, che ha veleggiato per tante testate, anche se il segno e l’approdo lo ha firmato quando dirigeva “Tuttosport”, il suo quotidiano, quello che esprimeva la sua radice. Libro di memorie, di ricordi, dove alcuni tra i suoi ragazzi lo hanno ricordato, ognuno col proprio tocco personale, che portano ad un comune denominatore: un grande direttore, che nascondeva con la ruvidezza tipica del piemontese, sensibilità e grande intuito della notizia. Ho conosciuto Dardanello negli anni ’70, quando entrambi lavoravamo al “Il Giorno”, lui seguiva l’Inter in particolare, ma era utilizzato anche per altri servizi sempre nel calcio. Lo ricordo quando veniva in redazione, non troppo spesso per la verità, la sua cadenza piemontese faceva sorridere in una redazione di grandi firme, dall’accento lombardo. Gianni Brera rappresentava la firma più illustre, ma dirigeva senza apparire spesso, il responsabile di quel fantastico team era Riccardo Signori, che seguiva la F1, un gentleman a tutto tondo. Il numero del lunedì riguardante lo sport, usciva con un inserto a parte, tanto era completo e faceva concorrenza addirittura alla Gazzetta dello Sport e al Corriere della Sera, che con Gino Palumbo si era inserito nel mondo dello sport alla grande. Per ricordare alcune firme del Il Giorno: Gazzaniga guidava il calcio, con altri redattori molto bravi, tra i quali appunto Piero Dardanello, Fossati nel ciclismo, Clerici sul tennis, Bartoletti il motociclismo, Signori seguiva la F1, mentre il sottoscritto era addetto al pugilato. Ricordo di Dardanello il sorriso ironico, le battute sferzanti sia sui giocatori che tecnici e presidenti. Ne aveva per tutti, dissacrante ma molto concreto. Il ricordo di tanti suoi allievi è il miglior epitaffio per uno che ha dedicato la sua vita a questa “maledetta” professione. Tra l’altro è stato il primo direttore ad assumere una donna: Debora Vaglio a “Tuttosport”. I suoi articoli, riportati sulle varie testate per le quali ha lavorato, lo fanno conoscere per l’acutezza dei commenti ma soprattutto sapeva interpretare al meglio sia il giudizio dei giocatori che quanto il lettore voleva sapere. Aveva la rara qualità di dare alla notizia il sapore dello scoop.
Giuliano Orlando