Questo campionato, ormai, è andato. Era già andato prima di Aragona, ed Andrea Dovizioso lo aveva sottolineato già nella conferenza stampa del giovedì:”Il vero obbiettivo è crescere in vista del 2019, Marquez ormai è troppo lontano”. Diretto e mai banale, Dovi aveva centrato in pieno la questione.
Ormai infatti per vincere questo mondiale ci vuole un miracolo o forse di più, perchè a cinque gare dalla fine, cioè con 125 punti a disposizione, Marquez ne ha 72 di vantaggio su Dovizioso e 116 su Jorge Lorenzo. Ed allora, cosa resta di questo 2018 alla Ducati? Prima di tutto, resta la consapevolezza del grande passo avanti fatto rispetto allo scorso anno, ed Aragona è lì a dimostrarlo: dodici mesi fa Dovizioso fece fatica ad arrivare 7°, quest'anno ha potuto giocarsi la vittoria fino all'ultimo giro; in più, c'è la convinzione di aver risolto quasi tutti i mali della Desmosedici, ormai al top in ogni condizione. Non è cosa da poco, anzi: per quanto riguarda Borgo Panigale, è quasi una svolta storica.
La moto, infatti, non è mai stata così completa. Anche quando c'era Stoner, uno che ha uno stile di guida unico, la Rossa a due ruote aveva comunque dei limiti, pur essendo riuscita con l'australiano a portare a casa il titolo. Il presente oggi è diverso, e diverso appare il futuro, perchè tutti questi risultati servono soprattutto in funzione del 2019.
In vista del prossimo anno infatti la Ducati ha tutto per essere ottimista, consapevole di aver risolto anche quegli aspetti che ad esempio all'inizio di quest'anno rappresentavano ancora qualche grattacapo per la squadra di ingegneri capitanata da Gigi Dall'Igna, l'uomo che ha stravolto la filosofia progettuale di Borgo Panigale. Oltre alle certezze tecniche ci saranno le consapevolezze psicologiche, non solo per Dovizioso ma anche per tutti gli uomini che lavorano in Ducati, con le quali il prossimo anno verrà lanciata la sfida al dream team Honda composto da Marquez e Lorenzo, con la speranza di prendersi una rivincita.
Articolo scritto da Matteo Novembrini