Il più bel regalo che si possa fare ad Andrea Dovizioso nel giorno del suo compleanno è quello di condurre in porto una stagione senza contrattempi. Senza quel dettaglio mancato che negli ultimi tre anni, cinque in tutto nella sua carriera, ha impedito al pilota italiano di raccogliere quanto in realtà avrebbe meritato. Già, Andrea Dovizioso nel suo palmarès vanta un solo titolo mondiale, ma i cinque secondi posti già messi in fila, la dicono lunga sulla competitività di un ragazzo che ha il motore della caparbietà e della tenacia che gira sempre a pieni giri.
Nato a Forlimpopoli il 23 marzo del 1986, il “Dovi” appartiene a quella categoria di piloti capaci di entrare in perfetta simbiosi con la moto, riuscendo a portare spesso il mezzo oltre ogni limite, alla conquista di traguardi insperati alla vigilia e poi diventati realtà. Doti che furono ben viste dai dirigenti dell’Aprilia che lo misero di fronte alla prima grande chance della sua carriera all’inizio del Terzo Millennio: era il 2000 quando Andrea Dovizioso posizionò il primo titolo nella sua bacheca, laureandosi campione italiano della 125. L’orizzonte si allargò immediatamente per il forlivese che dodici mesi dopo si laurea campione europeo nella stessa cilindrata. Il 2001 è anche l’anno in cui Dovizioso ha una chance in moto mondiale che chiude in malo modo essendo costretto al ritiro. Passato alla Honda, dove ha come compagno di squadra Mirko Giansanti, Andrea Dovizioso inizia la sua lenta ma inesorabile ascesa: nel 2002 sedicesimo posto, nel 2003 la prima pole position in Francia, due secondi e due terzi posti oltre al 5° posto nella classifica generale.
Il 2004 è l’anno da incorniciare. La 125 trova il suo sovrano: il “Dovi” vince in Sudafrica, Francia, Gran Bretagna, Giappone e Australia, arriva secondo in Catalogna, Repubblica Ceca, Qatar, Malesia e Spagna, è terzo in Brasile, va otto volte in pole position, conquista 293 punti totali e si laurea Campione del Mondo. L’affermazione non passa inosservata al Coni che attribuisce ad Andrea il Collare d’Oro al merito sportivo, la massima onorificenza per uno sportivo Nel 2005 il pilota azzurro passa alla categoria 250 e in sella alla Honda conclude l’anno dell’esordio con un promettente terzo posto mettendosi spesso in evidenza e restando sino alla fine in scia di Daniel Pedrosa e Casey Stoner. I Mondiali del 2006 e del 2007 sembrano essere una fotocopia. Il primo anno vince in Catalogna e Portogallo, per cinque volte arriva secondo, per quattro volte è terzo ma i 272 punti non bastano per fregiarsi del titolo iridato che per una manciata di punti va a Jorge Lorenzo. Nel 2007 non bastano le vittorie in Turchia e Gran Bretagna, i secondi posti in Francia, Repubblica Ceca, Portogallo e Giappone e i terzi in Spagna, Cina, Catalogna e Australia: anche un anno dopo è secondo nella classifica finale alle spalle dello stesso Lorenzo.
Il talento del pilota però non si discute e nel 2008 Andrea Dovizioso fa il suo esordio nella Moto GP in sella alla Honda del Team Scot. Andando oltre ogni previsione, Dovi scatena la bagarre su ogni circuito guadagnandosi la palma di pilota rivelazione dell’anno. Una serie di performance che gli permettono, nel 2009 di passare alla scuderia ufficiale della Honda in compagnia di Daniel Pedrosa. Le previsioni della vigilia non vengono smentite: l’italiano è spesso protagonista e mette la ciliegina sulla torta in Gran Bretagna dove, sotto la pioggia, conquista la sua prima vittoria in Moto GP, la decima in carriera nel moto mondiale.
Tra pole position e podi ottenuti in successione (ed uno dei primi cinque posti della classifica generale), si arriva al 2012: il 22 agosto Andrea Dovizioso è ingaggiato dalla Ducati, casa che affida alla sua capacità lo sviluppo di una moto che, inizialmente, concede molto alle case straniere. Il forlivese ci mette anima e corpo, portando la Ducati al 4° posto in Francia. Nel 2014 arrivano il secondo posto in Olanda, il terzo in America. La pole position di Motegi è il chiaro segnale che tutti dovranno fare i conti con Dovizioso e la Ducati. I risultati arrivano con sempre con maggiore continuità, nonostante alcune vicissitudini che lo privano di quanto avrebbe meritato: prima è il compagno Iannone a farlo andare per le terre, poi è Pedrosa che lo butta fuori, quindi è un guasto meccanico. Ma Dovizioso è uno che non molla mai e nel 2016 porta la Ducati sul gradino più alto del podio in Malesia al termine di un fine settimana spettacolare, pole position compresa. Nel 2017 Andrea Dovizioso è splendido: resta al comando della classifica incorniciando vittorie all’ultimo respiro come quelle ottenute in Austria o in Giappone dove si esibisce in un sorpasso mozzafiato a danno di Marquez, suo rivale nella corsa al titolo. Nella gara decisiva, quella di Valencia, perde il controllo della moto e scivola sulla ghiaia a pochi giri da un mondiale che avrebbe ampiamente meritato.
Il 2018 inizia con un folgorante sorpasso a Marquez all’ultima curva del Gran premio del Qatar. E’ ancora l’incidente col compagno di squadra (stavolta è Jorge Lorenzo) a fargli perdere punti preziosi in classifica. Le tenta tutte per rimontare (record assoluto di velocità al Mugello a 356,4 km h, vittoria in Repubblica Ceca, al Gran Premio San Marino e in Spagna), ma anche stavolta chiude alle spalle di Marquez.
La storia recente è conosciuta da tutti: Andrea Dovizioso è sempre sulla ribalta, migliora il record di velocità che già gli appartiene portandolo a 356,7. Poi Jorge Lorenzo (ancora lui…) causa l’incidente che lo mette fuori causa nel momento più importante. Il “Dovi” vince in Austria, arriva secondo ad Aragona, terzo in Giappone e in Malesia ma i 269 punti valgono, per il terzo anno consecutivo, il secondo posto.
Forte di venti tre vittorie e venti pole position, Andrea Dovizioso era pronto anche nel 2020 a far valere le sue ragioni. Aveva anche scelto un nuovo soprannome "UntaUnted", impererrito, che la dice lunga sulla sua voglia di stupire. L’emergenza sanitaria ha però sconvolto il calendario del Motomondiale. Il regalo che chiediamo per il “Dovi” è che quest’anno possa iniziare a riscuotere il suo credito con la buona sorte.