Ci sono le prime linee, le seconde e poi anche le terze, così come ci sono i protagonisti, i personaggi principali e poi quelli secondari. Detto e premesso che il successo Ducati a Spielberg non è merito di un singolo o di un gruppo ristretto di persone, ma di ogni singolo operaio che a Borgo Panigale si alza ogni mattina sognando giornate come queste, c'è da dire che ci sono personaggi di copertina, che catalizzano attenzioni e risultati e portano a termine il lavoro di un gruppo molto più vasto di persone.
Gli eroi di questa domenica di successo per la Ducati sono senza dubbio Andrea Iannone ed insieme a lui Luigi Dall'Igna, l'ingegnere della riscossa che da quando è arrivato nel 2014 è riuscito in poco tempo laddove altri per anni avevano fallito. E' stato Dall'Igna ad imporre il cambio di marcia ad una azienda sempre più in crisi di identità e di idee nel 2014, quando il tecnico è arrivato ed in pochi mesi è riuscito a restituire parte di quella competitività perduta con qualche gara al di sopra delle attese.
Ma il 2014 era solo un anno di transizione, per riorganizzare la squadra e presentarsi ai nastri partenza della stagione successiva con una Desmosedici tutta nuova e finalmente competitiva, in grado di giocarsi pole e podi e di nuovo in grado di sognare una vittoria. Vittoria che ci ha messo forse anche troppo ad arrivare dopo le buone sensazioni di inizio 2015, ma che comunque è arrivata ed è arrivata dalle mani di un Andrea Iannone che tra gossip ed un contratto con Suzuki già firmato è riuscito a completare un'opera iniziata a fine 2010, quando il cerchio si era aperto e non si era più richiuso fino ad oggi.
Un cerchio fatto con un compasso sgangherato, con una circonferenza che risultava sempre più tremolante ed imprecisa, fino a quando non si è seduto al tavolo da disegno proprio Gigi Dall'Igna, che ha impugnato la matita e con pazienza e tenacia è riuscito a chiudere il cerchio, non senza l'aiuto di Iannone e mettiamoci pure anche Dovizioso, forse l'eroe più in ombra di giornata ma al quale vanno comunque tanti meriti per essere stato un buon collaudatore in questi anni. Tutti e tre hanno spinto nel finale, tagliando un traguardo metaforicamente abbracciati, ed anche se il Dovi dopo la bandiera a scacchi aveva un po' il broncio, perchè l'ego del pilota non mente mai, anche lui sarà consapevole che è una vittoria di squadra e che lui non è affatto uno sconfitto.
Di sicuro sarà più soddisfatto Andrea Iannone, il pilota che sbaglia tanto ma che quando non sbaglia è in grado di fare male a tutti e di portare a casa bottini pieni, d'oro in questo caso. La sua strada si dividerà da quella della Ducati, ma almeno il buon Andrea potrà guardarsi allo specchio ogni sera da qui in avanti e riconoscere in quella figura che avrà davanti agli occhi l'uomo della storia, l'uomo che ha aiutato Ducati a voltare pagina verso un futuro adesso finalmente più sereno.