Sembra un attimo eppure sono già passati due anni da quando Marco Simoncelli non c'è più. Basta chiudere gli occhi per rivivere tutte le immagini di un film che non avremmo mai voluto vivere. Ed eccolo lì il Sic, sudato e sorridente come sempre, pochi minuti prima di salire in moto e dirigersi verso quella maledetta curva di Sepang. Un tentativo estremo di recuperare da una caduta fatto, nel suo stile, aggrappandosi alla moto con la forza e il coraggio di chi non vuole arrendersi. E poi Edwards e Rossi che lo travolgono senza che lui possa fare nulla per evitarlo. Resta solo Marco, immobile in mezzo alla pista, con il casco che rotolando via ricorda alla sua famiglia, ai tifosi e al mondo la crudeltà di uno sport che, come la vita, ci mette un istante a strapparti via tutto.
Era il 23 ottobre 2011 e in Malesia si spegneva il miglior prospetto del motociclismo italiano portandosi via la gioia, l'incoscienza e la spensieratezza di un ragazzo di 24 anni che cercava di vivere la vita alla stessa velocità dei suoi sogni. E' naturale allora chiedersi come sarebbe andata oggi contro Pedrosa, Lorenzo, Marquez e il suo idolo Valentino Rossi; a battagliare lì davanti senza mai fermare il gas.
Se però non ci è più possibile vederlo in sella alla sua moto con il numero 58, di Marco resta ancora tanto: la famiglia prima di tutto, papà Paolo, mamma Rossella e la fidanzata Kate, che continuano a ricordare il 'loro' Sic con lo stesso sorriso di quando lo vedevano alzare le braccia al cielo sulla linea del traguardo. E poi la Fondazione intitolata a suo nome, partita dal piccolo comune di Coriano in Romagna, ha saputo diventare enorme creando un ospedale pediatrico in Repubblica Dominicana, progetti in Congo e Burundi oltre che eventi in ogni parte d'Italia. E' la consolazione più grande che resta per asciugarci le lacrime e obbligarci a ricordare Marco con la stessa gioia e vitalità che l'hanno reso uno di noi e ce lo hanno fatto amare.