Un pilota italiano, con un trascorso in sella ad una Ducati, che si getta anima e corpo nell'avventura Suzuki, con il sogno di portare a casa il primo titolo della carriera. Facile cascare nel tranello e dire che stiamo parlando di Andrea Iannone, ed invece attenzione, il protagonista di questa storia non è Andrea.
Stiamo parlando di Franco Uncini, campione del mondo nel 1982 con la Suzuki, oggi addetto alla sicurezza al seguito del motomondiale, tornato al centro dell'attenzione nell'ultimo fine settimana di Silverstone, quando con Loris Capirossi ha avuto il pesante compito di scegliere se correre o meno. Quella di Franco è una storia bella, avvincente e con momenti di pathos degne di un film, come quando, in seguito all'incidente di Assen, la sua vita si ritrovò appesa ad un filo. Ma andiamo con ordine e torniamo al 1955, a Civitanova Marche, provincia di Macerata, rispettivamente anno e luogo di nascita di Franco, che però cresce a Recanati, terra natìa di Giacomo Leopardi. La passione per le due ruote ha definitivamente avvento nel '74, quando Uncini intraprende ufficialmente la carriera di pilota con un gran 3° posto al debutto con la Laverda 750 SFC, nella classe 750, per poi vincere la Coppa Campidoglio sul circuito di Vallelunga. Talento e risultati sufficienti affinché Bruno Spaggiari, negli anni '70 direttore sportivo della scuderia Ducati Ncr, lo noti e gli affidi una moto. L'anno successivo infatti Franco corre con la SS 750, e nel frattempo domina il campionato junior.
Debutto nel motomondiale, poi il grande rischio I tempi sono maturi per il debutto nel Motomondiale, e infatti per la stagione 1976 Uncini corre con la Yamaha alternandosi tra le classi 250 e 350, ottenendo subito buoni risultati e due podi, mentre la stagione successiva coglie due vittorie nella 250 in sella all'Harley-Davidson. Continua a districarsi tra queste due categorie con risultati discontinui, ed è qui che matura la prima, coraggiosa e difficile mossa da trama hollywodiana: Franco acquista una Suzuki e si mette in proprio, dando vita al suo team privato e compiendo il grande salto verso la 500. Un'azzardo da brividi, ma Franco ci ha visto giusto ed inizia a togliersi le sue soddisfazioni, chiudendo 5° nel '79 e 4° l'anno dopo, risultando sempre il migliore dei privati. Uncini si merita la moto ufficiale, ma la Suzuki tentenna e per l'81 gli nega questa soddisfazione, e l'italiano è costretto a vivere un'altra annata da comprimario, resa molto difficile e avara di risultati da infortuni e cadute. Niente però che possa scalfire uno forte come Franco, a cui si presenta l'occasione giusta nel 1982: Lucchinelli passa alla Honda, stavolta la Suzuki è convinta e gli offre la moto ufficiale. Scelta giusta, perchè Uncini è veloce e ripaga la casa giapponese, prima rompendo il ghiaccio al secondo Gp dell'anno in Austria (prima vittoria nella classe regina), poi continuando a macinare podi e vittorie (saranno 5 in tutto) che alla fine dell'anno valgono a Franco la corona iridata in Svezia davanti a Crosby e Spencer. Prima di vedere vincere di nuovo un italiano nella classe regina, ci sarà da aspettare il 2001 ed un certo Valentino Rossi.
L'incidente ed il coma Il 1983 da campione in carica è invece una stagione con molte meno soddisfazioni, prima di quel tremendo incidente ad Assen. Franco sta uscendo da una curva verso destra quando la sua moto inizia a scodare improvvisamente e prima che possa rendersene conto viene scaraventato a terra, perfettamente in traiettoria. Qualche pilota riesce a schivarlo, mentre lui cerca istintivamente di mettersi in salvo facendo un balzo verso il lato sinistro della pista: scelta sbagliata, perchè proprio in quel momento sta arrivando ad una certa velocità Wayne Gardner, che colpisce in pieno Uncini, a cui salta di netto il casco. Corpo a terra, terrore tra gli spettatori in autodromo e quelli a casa. Le lesioni alla testa portano il campione del mondo in carica al coma, ma per fortuna Franco si riprende e torna ai nastri di partenza delle stagioni 1984 e 1985 (pur senza risultati significativi), anno in cui saluta e appende il casco al chiodo dopo l'ultima gara di Misano, conclusa al 6° posto.
Per la sicurezza Una bella carriera con tanto di brivido, ma Franco ama le corse e decide di fare qualcosa per quel mondo che gli ha dato tanto e che stava per togliergli tutto. In virtù anche dell'incidente occorsogli, Uncini si mette al servizio della sicurezza a partire dal 1992, prima come delegato dei piloti per conto dell' IRTA (l'associazione delle squadre) e venti anni più tardi come Responsabile della Sicurezza, nominato direttamente dalla Fim. Un lavoro importantissimo che ha portato molta più sicurezza nelle gare del Motomondiale. Infine, a settembre viene nominato “MotoGp Legend”, ciliegina sulla torta di una carriera bella, dura, messa più volte alla prova. Un riconoscimento che ha fatto felice anche Carmelo Ezpeleta, il quale non manca mai di sottolineare il contributo fondamentale di Franco per la sicurezza. Il rischio del salto nella classe regina, il mondiale, l'incidente ed il lavoro per chi ha rischiato e rischierà dopo di lui: i quattro punti fondamentali della trama sono qui, passasse di qui un regista il materiale ci sarebbe...