MotoGP, Olanda: Marquez, adesso è vera fuga

Pubblicato il 2 luglio 2018 alle 11:23:15
Categoria: Moto GP
Autore: Matteo Novembrini

 

Una gara da favola, una serie di sorpassi infinita, l'incertezza che regna sovrana fino a quando Marc Marquez non decide che è l'ora di finirla, che è il momento che Assen scopra il suo vincitore. E nonostante un lungo che poteva costar caro, in poche curve si rifà sotto, attacca, passa e va a vincere.

Ora non si sa come Marc Marquez possa perderlo, questo mondiale. Sin dai test invernali il potenziale è stato eccelso, ma è dalla prima corsa che lo spagnolo dimostra sempre di avere una velocità da paura, ed il brutto, per gli avversari, è che questa velocità si manifesta praticamente in ogni pista ed in ogni condizione, come se il binomio Marquez-Honda sia diventato una simbiosi quasi perfetta, senza punti deboli. Ed infatti, nonostante una corsa combattutissima, quando è stato il momento decisivo ad Assen è venuto fuori sfoderando i colpi decisivi che hanno piegato la resistenza di tutti i suoi avversari.

 

Avversari che adesso si chiedono come si possa fermare un Marquez in fuga solitaria verso il quinto titolo in classe regina. La classifica infatti sorride allo spagnolo, che dopo otto gare (di cui quattro vinte) su diciannove vanta 41 punti di vantaggio su Rossi, 47 su Vinales, 61 su Dovizioso e 65 su Lorenzo. La Ducati è veloce ma Andrea e Jorge, anche per svariati errori da parte loro, sono molto lontani, mentre Vale e Maverick, sebbene più vicini, sono al momento sprovvisti di mezzi tecnici: considerando che Assen è una delle piste migliori per la Yamaha, per la casa di Iwata è arrivato “solo” un terzo e quinto posto. E Valentino è molto tempo che lo dice: senza aggiornamenti, senza una soluzione radicale sulla M1, la Yamaha è destinata a non poter lottare per il titolo, ed è quello che a poco a poco si sta materializzando.

Le quotazioni per vedere un Marc Marquez campione del mondo ormai sono altissime, ed è facile dire che se il pilota gestirà le corse più difficili, il titolo potrebbe diventare una formalità, con tutto il dispiacere per avversari forti ma discontinui.