Nel weekend in cui la F1 è impegnata a Monza, Valentino Rossi è stato dimesso dall'ospedale ed è tornato a casa. Il motociclista pesarese, dopo un brutto incidente in enduro che gli ha causato la frattura di tibia e perone, ha lasciato l'ospedale di Ancona dove è stato operato per tornare vicino ai suoi cari. Il chirurgo, il professor Raffaele Pascarella, ha parlato dei tempi di recupero, rassicurando sulle condizioni dell'atleta: "Valentino sta bene, ha camminato con due stampelle. Le condizioni cliniche erano buone quindi ora proseguirà la convalescenza presso una struttura privata. Valentino è sicuramente un grande campione, ma è comunque un uomo, quindi i tempi di recupero sono fisiologici". Le previsioni sono di 30-40 giorni prima del ritorno in pista.
E' impossibile però non collegare il weekend di F1 a Monza con la vicenda di Valentino. La memoria infatti corre a 1925 e a Tazio Nuvolari.
Erano gli anni degli albori dell'automobilismo e delle gare motociclistiche. Enzo Ferrari faceva ancora il pilota e Nuvolari viveva alternando le gare sulle quttro ruote a quelle suelle due ruote. Era già conosciuto nel mondo delle corse, ma la sua leggenda iniziò proprio a Monza, quando lì correvano anche le moto. Tazio gareggiava a bordo di una Bianchi e, a un certo punto, perse il controllo cadendo rovinosamente a terra. Si ruppe entrambe le gambe e i medici, una volta in ospedale, non riuscivano a trovare le parole per dirgli che non avrebbe mai più potuto correre in moto. Un mese di stampelle era necessario e sarebbe tranquillamente potuto tornare a guidare le automobili, ma avrebbe dovuto dire addio alle due ruote. Quando alla fine uno dei professori trovò il coraggio di informare il corridore, pare che Nuvolari non abbia fatto una piega. Si limitò ad annuire, sorridere e a chidere le dimissioni per tornare a casa. Sembrava dovesse essere finita lì e la scuderia Bianchi già si interrogava su chi lo avrebbe dovuto sostituire.
Nuvolari, su Cisitalia D46, conclude al 13º posto in 1h 25'57". Mentre taglia il traguardo sventola verso il pubblico il volante.
Si può quindi solo immaginare lo stupore che provarono i meccanici quando lo viderò arrivare il giorno seguente. L’unica cosa che chiese fu di legarlo alla moto, tenerlo in piedi alla partenza e afferrarlo quando sarebbe arrivato al traguardo. "Al resto penso io" pare disse come ultima cosa. Già questo sarebbe abbastanza per far entrare un uomo nella storia, ma Nuvolari è una leggenda nel mondo dei motori e infatti quella gara lui la vinse, con i meccanici che corsero a prenderlo esultanti all'arrivo, lo slegarono dalla moto e lo portarono in trionfo. La sua definitiva consacrazione arrivò poi nel mondo dell'automobilismo con l'Alfa Romeo quando vinse la mille miglia del 1930 percorrendo l'ultimo tratto di completamente a fari spenti, nella notte italiana. Non c'erano lampioni o illuminazione e così Achille Varzi, in quel momento in testa alla gara, non lo vide arrivare, accorgendosi di lui quando era ormai troppo tardi, con Tazio che, a quanto pare, gli fece segno coi fari, prima di superarlo. Enzo Ferrari lo scelse poi come pilota per la sua auto. Ma prima di lui altri avevano avuto apprezzamenti per quel piccolino, come Ferdinand Porsche, un altro a non aver bisogno di presentazioni, che in una intervista lo definì: "Il più grande pilota del passato, del presente e anche dell’avvenire". Ovviamente si parla di altri tempi, e tutti i tifosi sperano che Valentino Rossi possa riprendersi in fretta e tornare a correre, per poterlo vedere di nuovo in sella il prima possibile, perché anche il Dottore come Nuvolari, se pur in maniera diversa, è una leggenda di questo sport.