MotoGP, Spagna: Yamaha in crisi, un anno dopo

Pubblicato il 7 maggio 2018 alle 12:41:15
Categoria: Moto GP
Autore: Matteo Novembrini

 

Jerez 2017, l'inizio di tutto. Dall'Andalusia all'Andalusia, dodici mesi dopo, la Yamaha si scopre nuovamente debole, attanagliata da problemi legati all'elettronica che continuano a manifestarsi anche oggi, con una gara che senza i cinque ritiri dei piloti che in griglia si trovavano davanti alle moto di Iwata, sarebbe finita pure peggio dell'anno scorso.

Jerez 2018 ci consegna una certezza, cioè che la Yamaha ha ancora tanti e grossi problemi legati allo sfruttamento delle gomme. L'area su cui intervenire la si è capita da un pezzo, e dopo vari tentativi sul telaio, sembra si sia capito che il punto debole è l'elettronica. Il guaio, è che non si sa come risolvere il tutto. Vinales e Rossi ne hanno trovate tante, eppure, dopo un anno, Jerez risulta ancora indigesta, con una moto che appena scalda le gomme va in crisi di aderenza diventando vulnerabile e, sopratutto, poco veloce.

 

Di velocità ha parlato Rossi nel dopo gara, riferendosi però alla velocità di Yamaha di risolvere la situazione:”Siamo lenti a risolvere i problemi”, ha detto un Rossi deciso, consapevole che da essere lenti con il lavoro ai box ad esserlo in pista è un attimo. Ed infatti la tappa spagnola si è chiusa con un 5° e 7° posto (dopo il decimo ed undicesimo tempo in qualifica), ma, come detto, con cinque dei nove piloti che scattavano davanti alle M1 ufficiali a non aver finito la gara.

Numeri da non sottovalutare, paurosi per chi veste Yamaha. Lo scorso anno, dopo Jerez, arrivò una Le Mans in cui le M1 furono le più veloci, per poi avviarsi verso un triste declino che regalò appena una vittoria nelle successive tredici prove. Questo per dire che anche se in Francia le cose dovessero andar bene, non si potrebbe parlare di Yamaha ritrovata, perchè non si può parlare di neanche Yamaha vera, dopo 14 gare senza vittorie. Un digiuno così lungo non si aveva dal biennio 2002-2003, quando la casa di Iwata non salì sul gradino più alto del podio per 18 gare. Numeri, ancora loro, da paura.