Il cerchio si era aperto una domenica d'ottobre 2010, quando a Phillip Island Casey Stoner portò per l'ultima volta sul gradino più alto del podio una Ducati che da quel giorno non sarebbe più stata la stessa. Doveva essere il congedo del “canguro” prima di lasciare la Desmosedici in mano a Valentino Rossi, per nuovi e altrettanti stupendi trionfi, invece era solo il primo passo di una lunga, lunghissima traversata nel deserto. Sono passati all'incirca cinque anni e mezzo da quella domenica, e oggi, 2128 giorni dopo, 101 Gp dopo, la Ducati torna di nuovo regina nel Motomondiale.
A restituirle i fasti del passato un team coeso, rafforzato dalla tante sconfitte, capitanato dall'ingegnere della rinascita, Luigi Dall'Igna, e condotta al traguardo più importante da un pilota, Andrea Iannone, che sa già di abbandonare questa famiglia, ma che ha deciso di abbandonarla nella maniera più bella che potesse scegliere. Le ragioni della vittoria sono tante e tutte importanti, ma di sicuro il merito è anche di una moto, quindi degli uomini che l'hanno progettata e costruita, che è tornata competitiva dopo stagioni buie, e che si è sposata perfettamente con il teatro di questo trionfo, il circuito austriaco di Spielberg, che con i suoi lunghi rettilinei a favoriti quella moto che dei cavalli ha fatto il suo punto di forza, la Desmosedici appunto.
Per anni in Ducati più che di numeri e risultati si è parlato di direzione da prendere, scelte da fare, organizzazioni interne da rivedere e autostima da ritrovare. Oggi che tutto è andato al suo posto, possiamo guardarci indietro e vedere come questa traversata nel deserto, rivista con la freddezza delle cifre, sia stata affannosa. Tra il 2011 ed il 2014, cioè il punto più basso del sentiero, la Ducati in 71 Gp porta a casa la miseria 7 podi ed una pole position, con l'unica nota positiva che riguarda l'arrivo nel 2014 di Gigi Dall'Igna, che riorganizza il team e fa uscire definitivamente la squadra dalla crisi, mettendo in pista per il 2015 ed il 2016 una Desmosedici finalmente in grado di stare davanti. Solo che ci è voluto un altro anno e mezzo prima di vincere, un po' per sfortuna un po' per la logica della corse, che ha negato fino ad oggi una vittoria alla casa di Borgo Panigale.
Il digiuno adesso è finito, ed ora l' “altra rossa”, quella delle due ruote, può tornare a smuovere la casella delle vittorie, il tutto con la consapevolezza che con la vittoria ritrovata e l'arrivo nel 2017 di Lorenzo per l'anno prossimo ci sarà un unico obbiettivo, nonostante ci sia ancora tanto lavoro da fare. In 237 partecipazioni, la Ducati ha raccolto 32 vittorie, 33 pole position e 88 podi, più il titolo mondiale del 2007. Dopo aver ritrovato la vittoria di tappa, non resta che ritrovare anche l'iride.