Duemiladodici, anno zero. Si apre una nuova era per la MotoGp, l’era delle 1000, dopo la chiusura della classe 800 sotto il segno di Casey Stoner, dominatore dello scorso anno e sotto la tragica morte di Marco Simoncelli. Il nuovo campionato scatterà domenica prossima sul circuito di Doha, in Qatar, nello splendido scenario notturno della pista mediorientale.
Si ripartirà con il fenomeno australiano che recherà in bella vista il numero 1, dopo il titolo mondiale (il secondo in MotoGp dopo quello del 2007) ottenuto lo scorso anno. Per forza di cose, il favorito della stagione che va ad iniziare è lui, e da quanto visto nei test non potrebbe essere altrimenti. Le nuove Hrc si sono presentate in grande spolvero nelle prove invernali, con Stoner ed il compagno Pedrosa costantemente davanti a tutti.
Le premesse per vedere una stagione molto simile a quella passata ci sono tutte, con le Honda dominatrici e le Yamaha di Lorenzo e Spies pronte ad inseguire, anche se stavolta il divario tra le due case giapponesi sembra meno rilevante. Purtroppo, almeno nelle prime gare, la Ducati e Valentino Rossi non saranno in grado di lottare per il vertice, nonostante i grandi sforzi della casa di Borgo Panigale per portare la Desmosedici sulle stesse prestazioni di Honda e Yamaha. Anche il Dottore lo sa, e molto chiaramente dice: "Siamo ancora lontani dai primi, ma sia la squadra che io abbiamo voglia di tornare a vincere e per questo ce la metteremo tutta, cercando di dare sempre il massimo in ogni situazione".
Rossi a parte, la squadriglia italiana della MotoGp 2012, senza più Loris Capirossi ed il compianto Marco Simoncelli, punterà su Andrea Dovizioso, passato dalla Honda alla Yamaha Monster Tech 3 e molto veloce nei test, e sui debuttanti Danilo Petrucci, Michele Pirro e Mattia Pasini. Almeno nella classe più importante del Motomondiale, al contrario della F1, gli italiani ci sono, ma Rossi non parte di certo come il favorito, Dovizioso è comunque in un team satellite e gli altri tre sono debuttanti. Non per essere pessimisti, ma prima di vedere un’Italia che vince, ci sarà da aspettare