La nuova MotoGP ha preso il posto della vecchia 500cc a partire dalla stagione 2002, e da allora la Yamaha è sempre riuscita a portare a casa una vittoria ad eccezione del campionato 2003, di gran lunga il peggiore per la casa di Iwata dalla "riforma" regolamentare della classe regina. Il 2003, proprio l'onta che Valentino Rossi e Maverick Vinales devono e vogliono evitare, quella di concludere il campionato con zero vittorie all'attivo.
Questo 2018, va detto, non è pessimo come quello di quindici anni fa, perchè allora Carlos Checa, Marco Melandri e la wild card Norifumi Abe (in pista in tre sole occasioni) non riuscirono a cogliere neanche un podio. Dunque, tra questa stagione e la 2003 c'è una grandissima differenza, eppure in Yamaha si sentono riportati indietro di colpo di quindici anni, quando la M1, prima dell'era Rossi, faticava a stare nei primi tre. Cogliere anche solo una vittoria darebbe morale in vista del 2019, quando la Yamaha proverà a tornare al top per giocarsi delle vittorie e magari il titolo.
Quanto Yamaha si senta in difficoltà è sottolineato, oltre che dai numeri (una pole appena e appunto zero vittorie: è il digiuno più lungo di sempre in MotoGP per la casa giapponese, che dal Gp di Malesia 2002 dovette aspettare 18 gare per tornare al successo con Rossi in Sudafrica nel 2004; adesso siamo già a 25 con il digiuno cominciato dopo Assen 2017), anche dal tentativo della casa di Iwata di chiedere un cambio di regolamento per allentare le limitazioni tecniche allo sviluppo in corso di stagione; cosa che ha fatto infuriare non poco Davide Tardozzi, team manager Ducati:"E' irritante che provino a cambiare le regole solo perchè sono in difficoltà, non è un comportamento appropriato".
La casa dei Tre Diapason infatti avrebbe bisogno di poter intervenire sul motore, il cui sviluppo è congelato per le squadre di punta, insieme all'elettronica. Si parla di un albero motore non adeguato ma che, con i regolamenti attuali, non può essere modificato se non a fine anno. In più, ci vorrebbe anche un miglior lavoro sul software per migliorare l'elettronica. In Thailandia si sono visti passi avanti e quindi in Yamaha sono tornati a sperare di poter dire la loro per portare a casa almeno una vittoria: Motegi sarà un banco prova importante per verificare se Buriram è stata un'eccezione oppure un vero sintomo di una ripresa, e soprattutto l'Australia, visto che a Phillip Island ci sono ben poche curve lente da trazione e dove quindi le M1 sperano di poter essere molto vicine a Honda e Ducati.