"Se vinciamo, bene. Se perdiamo, la vita continua. Ma non so se la stampa di Madrid vuole che vinciamo". Josè Mourinho si avvicina così alla finale di Coppa del Re che il suo Real Madrid giocherà domani a Valencia contro il Barcellona. Le due squadre tornano ad affrontarsi dopo il 'clasico' che sabato è finito 1-1 e che virtualmente ha consegnato la Liga ai catalani.
"Non ci sono favoriti - dice Mourinho - le due squadre hanno le stesse possibilità e mi aspetto che tutto vada bene sugli spalti. Ho giocato molte finali contro squadre inferiori e le gare sono sempre state equilibrate. Lo stesso è accaduto quando ho giocato contro formazioni più forti".
Mourinho non si scalda nemmeno quando si parla delle critiche mosse al Real da Alfredo Di Stefano. Il presidente onorario ha evidenziato la superiorità del Barcellona nel match di sabato. "Di Stefano è un pezzo di storia del Real Madrid, io non sono nulla. Bisogna solo rispettare le sue parole, non commentarle. Ma io sono l'allenatore e io decido".
"Domani giocheremo con 4 difensori, 3 centrocampisti e 3 attaccanti. Quando gli avversari avranno il pallone, ci difenderemo da squadra: vale a dire, in 11. Voi - dice rivolto ai giornalisti - eravate abituati a una squadra che si difendeva in 6". Quindi, seconda stoccata con divagazione cestistica: "Come il mio amico Messina, non so se la stampa di Madrid vuole che vinciamo. Ma i tifosi non sono ciechi, stanno con la squadra", dice facendo riferimento al coach italiano che poco più di un mese fa ha lasciato la formazione di basket del Real.
Mourinho non ha paura di fallire: "Quando ho parlato con il presidente per la prima volta, non mi ha chiesto nient'altro che lavoro onesto, dedizione e professionalità. Se vinciamo domani, bene - conclude il portoghese - altrimenti, la vita continua".