Gli Warriors puntano a conquistare il quinto titolo Nba della loro storia e per farlo dovranno battere questa notte i Cavaliers alla Quicken Loans Arena nella gara-4 delle Finals. Golden State, avanti 3-0 nella serie, vuole diventare la prima franchigia di sempre a vincere 16 partite su 16 ai playoff. Cleveland ha invece bisogno di un miracolo: nessuna squadra è mai riuscita a rimontare dopo aver perso i primi tre incontri.
A Cleveland gli Warriors possono centrare in un solo colpo il quinto titolo Nba (il secondo negli ultimi tre anni) e il record di 16 vittorie su 16 ai playoff. Il trionfo esterno in gara-3 ha già proiettato Golden State nella leggenda: con 15 vittorie di fila ai playoff è diventata la franchigia con la striscia più lunga nella storia di tutti i principali sport nordamericani (Nba, Nfl, Mlb, Nhl). Un record a cui sembra tenere particolarmente anche Steph Curry che, intervistato alla vigilia di gara-4, rivela: "Chiaramente l'obiettivo di tutti è quello di vincere il titolo, senza interessarci troppo ai record. Ma ora che siamo così vicini ad ottenere dei playoff senza sconfitte, beh, vogliamo di sicuro provarci. Anche se alla fine vincere il titolo è l'obiettivo primario, e il record sarebbe solo una cosa in più. Per me, l'anello di campioni Nba è il primo e unico obiettivo".
Per Cleveland, invece, la situazione appare ormai compromessa. Sotto 3-0 nessuna squadra è mai riuscita a rimontare nelle 126 serie in cui è accaduto. A subire l'ultimo cappotto (4-0) alle Finals del 2007 furono proprio i Cavs di un giovane LeBron James che si arresero agli Spurs. Ed è proprio 'Il Prescelto' l’ultimo a voler mollare: "Sono la squadra con la maggior potenza fuoco che io abbia mai affrontato - spiega James -. Sappiamo che sarà una sfida durissima, ma non vedo comunque l'ora di giocarla". Lo stesso LeBron non risparmia i complimenti all'uomo che ha deciso gara-3, Kevin Durant: "Ammiro il fatto che sia stato disposto a sacrificare parte del suo gioco scegliendo di andare a Golden State, prendendosi meno tiri e avendo meno il pallone in mano, accettando quindi in un certo senso di cambiare in parte il suo stile di gioco".