«Cos’è lo sport se non ci sono tifosi? Manca tutto il divertimento, mancano le gioie e i dolori. Non c’è quella sensazione di sfida per cui vai in trasferta e vuoi distruggere la squadra di casa e zittire i loro tifosi, e viceversa. Certo, giochi contro i tuoi avversari, ma per tirare fuori il meglio dello spirito competitivo in noi giocatori aiuta sapere che vai a giocare in un ambiente ostile e hai la chance di prendere a calci nel sedere i tifosi avversari».
Invitato ad una trasmissione televisiva, è stato questo il pensiero espresso da Lebron James, la stella dei Los Angeles Lakers che sin dal primo giorno si è opposto fermamente all’idea che la NBA riprenda ma a porte chiuse.
Il concetto espresso da “The Chosen One”, ovvero: «Poche persone e una telecamera che ti riprende equivale a quello che facciamo ogni giorno in allenamento. Non è basket se vai sul parquet e non ci sono gli spettatori: io gioco per loro e per i miei compagni», sembra però inevitabilmente l’amara realtà cui va incontro il campionato di basket più bello del mondo. Interpellato dalla ESPN, il Commissioner Adam Silver, ha dichiarato che: «Saremo in grado di salvare almeno una parte della stagione», garantendo che ogni decisione verrà presa adottando la politica del buon senso.
Le buone intenzioni della National Basketball Association non camminano però di pari passo con una emergenza sanitaria che ha letteralmente travolto diverse zone degli Stati Uniti d’America.
La sospensione causata in modo forzoso dall’espandersi di casi di contagio da Covid-19 e che risale all’11 marzo, ha tempi non ancora definibili. Situazione, questa, che cammina in direzione opposta alle esigenze del massimo movimento cestistico americano, alle prese con i contratti di sponsorizzazione da onorare, con le vicende legate ad ognuna delle franchigie partecipanti a loro volta intente a rispettare, sin che sarà possibile, i lussuosi contratti con i singoli giocatori.
Il Washington Post, in un recente studio, ha stimato che l’attuale momento di stallo, potrebbe costare al mondo NBA circa un miliardo di dollari, perdite che Adam Silver e i suoi più stretti collaboratori cercheranno con ogni soluzione possibile, di contenere entro termini che non facciano barcollare le fondamenta della pallacanestro americana.
L’idea che la NBA sta valutando con maggior attenzione, fors’anche perché è la più attuabile, è quella di creare una zona franca nella quale (col più totale rispetto delle norme stabilite per combattere l’epidemia e, quindi, di maggior sicurezza per i giocatori e i rispettivi entourage) far convenire più squadre e far giocare loro partite della stagione regolare per dare un volto più reale e consono alle classifiche e procedere, magari riscrivendone il tragitto, con la disputa dei play off. In pratica si creerebbe una sorta di “quarantena” volontaria, ovvero isolando staff, giocatori e quant’altro dal resto del mondo, che consentirebbe all’attività di ricominciare.
In cima ai pensieri di Adam Silver ci sarebbero il Thomas&Mack Center e il Cox Pavilion di Las Vegas, due strutture che abitualmente ospitano l’intera Summer League della NBA e che garantirebbero anche adeguate soluzioni logistiche organizzative in alcuni dei giganteschi e lussuosissimi alberghi della Strip.
I meglio informati, sottolineano che sono all’esame anche due soluzioni alternative. La prima porta alle Bahamas: il campo da gioco sarebbe ricavato in una delle enormi sale degli alberghi lì presenti, ampie al punto da poter organizzare la trasmissione delle partite.
Con un occhio di riguardo è valutata anche una terza ipotesi: traslocare il mondo NBA al Campus Universitario del Midwest. Soluzione seguita con attenzione perché in quella zona degli Stati Uniti d’America i casi di contagio da Covid-19 sono decisamente inferiori rispetto alle altre zone del paese.
Ciascuna delle tre opzioni, prevede la disputa di partite a porte chiuse, alla presenza di un indispensabile numero di persone, al di là di staff e giocatori e con la ripresa in streaming dello stesso. Condizione che, tornando a monte, non è quella gradita dalla maggior parte dei giocatori. Altra situazione al vaglio di Adam Silver è quella legata alla formula: completare in parte la regular season o passare subito ai play off?
Comunque la si voglia vedere, in tutta la NBA è grande il desiderio di ricominciare a giocare. Perché, come ha dichiarato il proprietario dei Dallas Mavericks Mark Cuban in una intervista alla CBCN: «Il dovere della NBA è quello di dare alla gente un buon motivo per festeggiare».