Il suo nome era Trebisonda, ma in famiglia cominciarono a chiamarla Ondina e con quel nomignolo passò alla storia. Già, perché Ondina Valla una pagina di storia l’ha scritta per davvero. Siamo nel 1936, l’anno delle Olimpiadi di Berlino. Ondina Valla, una delle più promettenti e talentuose esponenti dell’atletica leggera italiana, si presenta ai blocchi di partenza della gara degli 80 ostacoli. La semifinale si corre il 5 agosto e l’azzurra vince piazzando il primo acuto: 11”6, nuovo record del mondo. Giovedì 6 agosto, sono due le italiane pronte ad entrare in gara. Accanto a Ondina Valla c’è Claudia Testoni, la sua più grande rivale sportiva ma anche la sua più cara amica, rapporto nato tra i banchi di scuola. La gara è avvincente. Quattro atlete si catapultano sulla fettuccia d’arrivo. Ondina Valla è davanti a tutti, medaglia d’oro, la prima donna italiana a riuscirci in una Olimpiade. Per stabilire l’ordine di arrivo alle sue spalle occorre ricorrere al fotofinish e la Testoni viene classificata al quarto posto, ma non ci sono assolutamente dubbi nello stabilire il successo della ragazza nata a Bologna il 20 maggio 2016. Come detto, le era stato dato il nome di Trebisonda perché il padre prese spunto dalla città turca di Trabzon, a suo parere la più bella del mondo proprio come ai suoi occhi appariva la figlia giunta dopo quattro maschi. Quando però, nel raccontare il suo successo ai Campionati Studenteschi, un giornalista per errore scrisse Trebitonda, la Valla divenne Trebitondina e, poi, semplicemente Ondina.
Grandi doti atletiche, grinta smisurata, la giovane bolognese non mancò di farsi notare in ambito nazionale. A tredici anni era già una delle migliori, a quattordici conquistò il suo primo titolo italiano vestendo la casacca della Virtus Bologna. Nel 1932 i tecnici federali la convocarono per le Olimpiadi di Los Angeles, ma Ondina Valla non partì mai per gli Stati Uniti d’America. Intervenne il Vaticano che riteneva fuori luogo la presenza di una ragazza così giovane in una squadra totalmente maschile e, quindi, non se ne fece nulla. Lei non si diede per vinta e continuò a mettersi in evidenza nelle gare di velocità, nelle prove con gli ostacoli e nei salti. La sua infinita simpatia (fu definita “Il sole in un sorriso”) ed i brillanti risultati la fecero ben presto entrare nel cuore di milioni di italiani. Il governo fascista la ritenne un esempio della gioventù sana e robusta e la fece diventare un simbolo. Senza mai fermarsi, Ondina Valla arrivò così all’appuntamento con la celebrità: Giochi Olimpici di Berlino, 1932. Tra l’altro, oltre ad essere la prima donna italiana nella storia ad aver vinto una medaglia d’oro olimpica, fu anche la più giovane, salendo sul gradino alto del podio a 20 anni e 78 giorni. A Berlino, Ondina Valla e l’amica-rivale Claudia Testoni, con Lidia Bongiovanni e Fernanda Bullano, parteciparono anche alla staffetta 4x100 sfiorando il bronzo e giungendo al quarto posto.
La conquista della medaglia d’oro regalò onori e celebrità ad Ondina Valla e portò beneficio allo sport femminile che, da quel giorno, venne visto con maggior gradimento anche dagli organi governativi. Il bagno di popolarità non distrasse però la fortissima e duttile atleta che proseguì ad inanellare vittorie e record significativi. Nel 1937 stabilì il primato nazionale nel salto in alto, superando l’asticella a 1 metro e 56. Solo Paola Paternoster nel 1955 fece meglio di un centimetro. Nonostante un fastidioso problema alla schiena (le riscontrarono qualche anno dopo una spondilosi vertebrale) Ondina Valla continuò a mietere successi in Italia (15 titoli messi in fila un dopo l’altro) ed internazionale (tre medaglie d’oro ai Giochi Mondiali dello sport disputati a Tokyo). Si cimentò anche nei lanci, vincendo l’oro nel disco e l’argento nel peso ai Campionati Abruzzesi. Ondina Valla si ritirò dalle competizioni all’inizio degli anni Cinquanta e convolò a nozze con Guglielmo De Lucchi. La pagina più amara di una storia gloriosa è datata 1978, quando Ondina Valla subì il furto della medaglia d’oro olimpica. L’allora presidente della Federazione Italiana di Atletica Leggera, Primo Nebiolo, le fece dono di una riproduzione di quella medaglia. Ondina Valla ci ha lasciati il 1 ottobre 2006 all’età di novant’anni.