Da quando si è ritirato dal calcio per entrare nel mondo della musica, la vita di Pablo Daniel Osvaldo è radicalmente cambiata. L'ex attaccante di Inter, Juventus e Roma, alla Gazzetta dello Sport, ha parlato di questa nuova esperienza: "E' un sogno, sono felice adesso, il calcio non era più il mio mondo. Non c'è più passione, solo business: iniziavo ad odiare questa cosa. Me ne sono reso conto durante la mia esperienza al Boca Juniors: avevo paura di uscire di casa, non ne potevo più. Ma non potevo tradire il calcio giocando solo per soldi, mi volevano club di Champions e dalla Cina, ma preferisco asado e birra ai soldi".
"Il calcio non mi manca - ripete Osvaldo - ho giocato con grandi giocatori come Totti, De Rossi, Pirlo e Buffon, una vera fortuna, ma non ne sento la mancanza. Non sono mai stato un Cristiano Ronaldo, ma nei 90' davo tutto. Ho fatto degli errori, ma sono stato un vero professionista. Tutto quello che dicevano di me era falso, non sono mai stato un santo, ma da voi esistono le etichette. Certo, avrei potuto fare molte cose in maniera diversa: a Roma, per esempio, avrei potuto fare ben altro, ma lì sono malati al punto di odiarti se non baci la maglia. Avrei voluto farmi rimpiangere". Ciò che ha posto fine alla carriera in Italia, con l'Inter, è stata la lite con Icardi, e successivamente con Mancini, dopo Juventus-Inter. "Gli tirai un cazzotto dopo la partita - racconta l'argentino - e mi presentai ad Appiano piangendo, ma non poteva non cacciarmi: la sua autorità ne avrebbe risentito. Un uomo con un grande carattere, un grande, così come Icardi, con cui non c'è stato più di un vaffa. Spero possa segnare tanto con la Nazionale. Tra gli allenatori scelgo Conte e Zeman, tra i calciatori Totti, una leggenda, e Cassano, simpatico come nessuno".