Non riesce a trattenere il dolore Josef Schwazer, padre di Alex, il marciatore oro olimpico di Pechino che non potrà difendere il suo titolo a Londra a causa della positività ad un controllo antidoping. "Le responsabilità sono mie, perchè se si vede un figlio, che durante tutto l'anno è stato male, si deve capire e si deve cercare di parlargli. L'ultima volta che è partito da qui - racconta davanti alla casa di famiglia con una voce rotta dal pianto - era distrutto. Forse l'ha fatto per non deludere gli altri. E' stata al 100% la prima volta che ha fatto uso di queste sostanze", ha detto Josef Schwazer.
Alex è chiuso nella sua casa di Calice, piccola frazione di Racines, ma è probabile che uscirà domani per tenere una conferenza stampa a Bolzano, alle ore 12. "Per fortuna ha fatto solo questo. Si è liberato. Così non poteva andare avanti. Spero che adesso possa condurre una vita normale. Alex psicologicamente non reggeva più. Si era chiuso in se stesso. Si allenava da solo. Spero di poter rimediare agli errori che ho fatto con lui", prosegue il padre. Josef non smette mai di sentirsi in colpa per quanto fatto dal figlio: "Per Alex oggi non è il giorno più brutto, il peggiore è quello che verrà. Ripeto, la colpa è mia. Nei momenti difficili serve un padre che riesca a stare vicino ad un figlio. Per questo chiedo perdono ad Alex. Tireremo avanti".