Panamericani in Cile – I pass per Parigi:
domina il Brasile 9, seguono USA (5), Cuba (3), Ecuador, Messico e Canada (2).
di Giuliano Orlando
Conclusi a Santiago del Cile i Panamericani che hanno assegnato i primi 30 pass (14 maschili e 16 femminili) delle Americhe per i Giochi di Parigi 2024. Così distribuiti: due a testa delle sette categorie maschili: kg. 51, 57, 63.5, 71, 80, 92 e +92, mentre per le donne assegnati due ticket ai kg. 50, 54, 66 e 75, quattro alle 57 e 60 kg. La rassegna, come tutto ciò che riguarda la qualificazione ai Giochi è stata di competenza del CIO, in quanto l’IBA, l’ente mondiale dei dilettanti ex AIBA, risulta estromessa dall’alveo olimpico dal 2019. Nessun premio, ma solo i pass per accedere alle prossime Olimpiadi. Iscritte 26 nazioni e la EAI (atleti indipendenti), 15 nel settore femminile, 26 con i maschi. Questi i team iscritti (il primo numero riguarda i maschi, il secondo le donne). Antigua e Barbuda: 2/0, Argentina: 4/6, Barbados: 2/1, Brasile: 7/6, Canada: 7/6, Cile: 5/3, Colombia 7/6, Costa Rica: 0/4, Cuba: 7/3, Dominica: 2/0; Repubblica Dominicana: 6/6, Atleti indipendenti: 3/2, Ecuador: 6/4, El Salvador: 1/0, Grenada: 1/0, Guyana: 4/1, Haiti: 3/1, Jamaica: 2/0, Messico: 6/5, Panama: 3/2, Paraguay: 1/1, Peru: 1/1, Portorico: 3/3, Trinidad e Tobago: 3/2, Uruguay: 1/1, USA: 7/6, Venezuela: 4/6. In totale 98 atleti e 76 atlete. Quattro le nazioni con le squadre al completo: Brasile, Canada, Colombia e USA. Esclusi quelli delle Americhe, giudici e arbitri arrivati da tutti gli altri continenti, comprese Russia (l’arbitro Sergei Krutasov, risultava presente senza bandiera e nazionalità), Ucraina, Taipei, Kazakistan, Azerbajan, G.B., Irlanda e Marocco. Per l’Italia, Paola Falorni, vigilessa fiorentina, con buona esperienza, sia in Coppa d’Africa che in tornei internazionali, ha arbitrato la finale femminile dei 57 kg. Con i Panamericani, si sono conclusi quattro dei cinque tornei di qualificazione. Il quinto riguarda l’Oceania, che organizza i Giochi del Pacifico, nelle Isole Salomone a Honiara capitale dello Stato, situata nell’isola di Guadalcanal, con circa 85.000 abitanti. Dal 27 novembre al 2 dicembre. Presenti in semifinale undici nazioni nel settore maschile e dieci in quello femminile, 14 in totale per i 52 posti. Così distribuiti: Brasile (6-6), Canada (3-3), Usa (3-3), Colombia (1-5), Cuba (4-0), Ecuador (2-1), Messico (2-1), Rep. Dominicana (3-0), Argentina (2-0), Panama (1-1), Venezuela (0-2), Haiti (1-0), Cile (0-1), Portorico (0-1). Statisticamente il Brasile ha fatto la parte del leone, aggiudicandosi 4 pass maschili e 5 femminili, il 33% del totale! Tra i maschi Cuba ne ha raccolti tre, gli USA due come il Messico, una a testa per la Repubblica Dominicana, Canada ed Ecuador. Tra le donne, detto del Brasile, tre per USA e Colombia, uno a Portorico, Venezuela, Ecuador, Canada e Panama. Questi i numeri. Da segnalare che l’Argentina è rimasta all’asciutto. Nello specifico, il Brasile sul ring è stata la nazione più omogenea, in particolare tra le donne, esperte e forti, visto che delle cinque qualificate quattro hanno varcato i 30 anni. Tra gli uomini, la situazione è decisamente migliore anche se dopo aver spopolato, portando ben quattro pugili in finale, nei match conclusivi è rimasta a bocca asciutta. Da Silva (51) e Texeira (+92) inidonei (ferite), mentre De Souza (80) e Machado (92) sono stati battuti dai cubani Lopez e La Cruz, i più esperti del team e gli unici che hanno vinto il torneo. Arlen Lopez Cardona (21-2-93) e Julio Cesar La Cruz Peraza (11-8-1989), 34 anni, oro ai Giochi 2016 e 2021, il secondo ben cinque titoli mondiali, anche se quello di Istanbul 2022 è stato un furto ai danni del nostro Mouhiidine, che lo avrebbe meritato pure quest’anno in Uzbekistan. Il bilancio cubano è decisamente sotto le attese. Previsto lo zero per le tre atlete presenti a Santiago, inesperte e anche modeste, tra gli uomini, a delusione è palpabile. Su tutti quella di Estrada Lazaro Alvarez (prossimo ai 33 anni), attivo dal 2004 a 12 anni, tre bronzi ai Giochi (Londra 2012, Rio 2016, Tokyo 2020-21), presente ai mondiali nelle ultime sette edizioni, dal 2011 in avanti, oro nel 2011, 2013 e 2015, argento 2017-2019, eliminato nel 2021 e 2023. Passato pro nel 2022 (6+), risiede a Pinar del Rio dove è nato il 28 gennaio 1991. A Tokyo militava nei 57, a Santiago si è presentato nei 63.5, offrendo una prestazione penosa all’esordio, contro il canadese Wytt Sanford, 24 anni, mancino della Nuova Scozia, visto allo Strandja di Sofia, battuto dall’uzbeko Tursunov in semifinale, a sua volta fermato in finale dal giovane russo Shumko (22 anni), di San Pietroburgo, campione nazionale 2021 e 2022 nei leggeri. Il verdetto negativo per il cubano dice tutto: quattro giudici segnavano 27-30 e uno addirittura 26-30, gravato da un richiamo per tenute. Sorte diversa se avesse potuto contare sul talentuoso Andy Cruz, 28 anni, oro a Tokyo, nei 57 kg., tre volte iridato (2017, 2019 e 2021), un record da dilettante emblematico (140+9-), iniziato nel 2011 a 15 anni e concluso il 13 novembre 2021 con una sconfitta ingiusta al torneo di Rotterdam in Olanda, battuto dai giudici casalinghi e non certo dal locale Delano James- (3-2). Quest’anno si trasferisce a Miami in Florida, deciso a bruciare le tappe nel professionismo. Il suo manager Jofri Sancher firma un contratto con la Matchroom di Eddie Hearn, per la parte tecnica si affida al trainer Derek Bozy Ennis. Il 15 luglio sul ring di Detroit, batte il messicano Juan Carlos Burgos (35-8-3), collaudatore di 35 anni, mai andato KO, dominando i dieci round previsti, ottima prova per un debuttante. Il prossimo impegno è stato fissato il 9 dicembre a San Francisco, nel sottoclou del mondiale WBC superleggeri tra Haney e lo sfidante Prograis, con la diretta DAZN, contro il texano Hector Tanajara (21-1-1), 26 anni, guerriero ambizioso, che sale sul ring per vincere. A sua volta il cubano ritiene la sfida una tappa verso traguardi importanti nel giro di un paio di stagioni. Fuori nei 71 anche Jorge Cuellar, 25 anni, sceso dai medi, dove ha militato fino al 2022 con poca fortuna, ai mondiali a Tashkent, battuto negli ottavi dall’indiano Nishant 5-0. Lo scorso settembre contro la Francia, superava il modesto Gbodialo. Aveva sostituito Roniel Iglesias, 35 anni, doppio oro ai Giochi (2012 e 2020), debutto nel 2002, con un record nei dilettanti di 312+45-. Nel 2022 è passato pro (3+), risiede a Pinar del Rio. Out al debutto anche Claro Fiz Alejandro nei 51, 22 anni, che aveva sostituito Veitia, battuto ai vantaggi da Hill (USA) 29 anni, facendo valere la maggiore esperienza. Il terzo pass l’ha ottenuto Rodriguez del Rey Horta di 21 anni nei 57, arrivando in finale e battendosi alla pari col coetaneo Harney (USA). In sede di previsione mi ero espresso in modo negativo sul cubano Arzola Lopez, 21 anni, dal fisico statuario, sostenendo la modestia sia tecnica che caratteriale. Infatti ha fallito la qualificazione, battuto nettamente in semifinale da Edwards (USA) 23 anni, che senza essere un fenomeno ha spirito combattivo. Arzola ruota nel contesto della nazionale dal 2019 a 16 anni, battendosi e perdendo dai vari Però, Toirac, oltre che da La Cruz ed Erislandy Savon, oggi non più in attività. Forse l’attività precoce non è stata la miglior terapia che crescere a 21 anni è già saturo. Quest’anno ha conquistato l’argento iridato, più per fortuna che per merito. Dopo aver rischiato di finire KO contro il cinese Bayikewuzi, contato più volte, arrivava in semifinale battendo a fatica l’azero Abdullayev, dando forfait in finale contro l’uzbeko Jalalov, oro di Tokyo, professionista imbattuto e favorito per Parigi. A settembre Arzola ha combattuto in Europa, finendo battuto dal francese Aboudou e dominato dal croato Mark Milun. Segnali negativi, confermati a Santiago. Inferiore alle attese anche il bilancio USA. In particolare l’eliminazione di Robby Gonzales negli 80 kg. superato da Pinales (3-2), di Esteban Garcia (63.5) con De La Cruz, entrambi dominicani. L’esperto Hill (51), 29 anni, dopo aver eliminato il cubano Vlaro Fiz dopo aspra lotta, cedeva al dominicano Alcantara, vincitore del torneo. Nei 71, Omari Jones, 21 anni, stoppato dal messicano Verde. Stessa sorte nei 92 kg. per Jamar Talley, 23 anni, sempre anticipato dal cubano La Cruz. Promossi Harvey (57) 21 anni ed Edwards (+92) 23 anni. Anche se l’impressione è che i tecnici puntino a Los Angeles 2028. Nel settore femminile, fuori le giovani Yoselin Perez (54), 19 anni, dalla colombiana Arias, 32 anni e Akyssa Mendoza (57). 20 anni, dall’emergente canadese Al-Ahmedieh, classe 2004, dopo una sfida intensa ed equilibrata. A sorpresa la sconfitta nei 75, di Naomi Graham, 34 anni, presente a Tokyo, titolare ai mondiali 2016, 2018 2019 e 2022, nata il 15 maggio 1989, eliminata dalla messicana Ortiz 11 anni più giovane. Si sono difese bene, ottenendo tre pass con Lozano (50) 21 anni, Gonzales (60) 26 anni e McCane (66) 23 anni, la più dotata, in finale lotta alla pari, penalizzata dall’arbitro russo Krutasov, contro la brasiliana Dos Santos, 33 anni. Il Messico debole nel settore femminile, si è riscattato tra gli uomini, con due giovani. Martinez (63.5) 22 anni e in particolare con Verde (71) 21 anni, la sorpresa della categoria, vincitore del cubano Cuellar, di Jones (USA), Beckford (Panama) e Rodriguez (Ecuador) offrendo ottima boxe, precisione e scelta di tempo. Da tenere d’occhio. Edizione all’insegna di atleti giovani: 14 nati nel 2004 e ben 53 dopo il 2000. La più giovane in assoluto è la portoricana Quiles Marti Gracemaria (kg. 50), nata il 21 dicembre 2004, ancora diciottenne, seguita da Alesha Jackman della Guyana (66 kg.), nata il 15 novembre 2004. Anche tra i maschi il Portorico con Brito Caraballo Omar, del 18 ottobre 2004 negli 80 kg. è in vetta alla linea verde. Lo segue di poco il dominicano Alcantara Yunior (51 kg.) nato il 2 ottobre. Per contro, la cubana Estornell Yakelin nei 75 kg. risulta di gran lunga la più anziana, il prossimo 25 aprile compirà 40 anni. Seguita dalla colombiana Valencia Victoria (50 kg.) del 3 settembre 1988, quindi dalla panamense Bylon Atheyna (75 kg.) nata il 6 aprile 1989, stakanovista assoluta agli appuntamenti mondiali. Nel 2014 vince l’oro in Corea del Sud nell’isola di Jeju, senza meritarlo, battendo prima l’azera Vystropova e poi la russa Abdulaeva con verdetti guidati, imposti da Wu e Kim, che gestivano l’AIBA e dovevano inserirsi al meglio in America. Ero presente, quindi posso parlare con cognizione di causa. La panamense nel tempo ha dimostrato di saperci fare, presente alle successive edizioni 2016, 2018, 2019, 2023 e argento nel 2022 a Istanbul. Titolare ai Giochi di Rio 2016, Tokyo 2021 e promossa anche a Parigi 2024.
Giuliano Orlando