Panenka: "Vi racconto come nacque il cucchiaio"

Pubblicato il 26 giugno 2012 alle 07:55:53
Categoria: Nazionali
Autore: Redazione Datasport.it

Nel calcio moderno si ricordano tre cucchiai d'autore: quello di Totti contro l'Olanda nella semifinale di Euro 2000, quello di Zidane nella finale del Mondiale 2006 e quello di Pirlo di domenica contro l'Inghilterra. Ma il primo cucchiaio nella storia del calcio porta la firma di un centrocampista cecoslovacco: Antonin Panenka. Fu lui, nella finale dell'Europeo 1976 a Belgrado contro la Germania Ovest, a segnare il gol decisivo nella serie di tiri dal dischetto e a regalare, con un cucchiaio, addirittura il titolo europeo alla sua squadra. In un'intervista pubblicata dall'Uefa, Panenka svela i retroscena che lo portarono a inventare quel modo "folle" di calciare un rigore: "Dopo l'allenamento ero solito trattenermi con il nostro portiere per battere qualche calcio di rigore. Ci giocavamo una cioccolata o una birra. Era un portiere molto bravo e spesso perdevo - racconta -. Così, a volte, prima di addormentarmi pensavo a un modo per batterlo e rifarmi".

Tutto nacque da una scommessa in allenamento: "Pensai che se avessi ritardato la battuta eseguendo un pallonetto, il portiere si sarebbe tuffato non avendo il tempo di recuperare la posizione - prosegue Panenka -. Iniziai così a tradurre questa intuizione anche nella pratica. Presi a vincere le scommesse e, di conseguenza, a mettere su qualche chilo. All'inizio provai quella trasformazione nelle amichevoli, poi nelle serie minori e, infine, nella massima divisione. Il coronamento fu nella finale dell'Europeo. Non credo che Maier (il portiere della Germania Ovest, ndr) l'abbia presa molto bene, anzi era e forse è ancora un po' sconcertato. Ho il sospetto che probabilmente non ami sentire troppo spesso il suono del mio nome, ma non ho mai voluto ridicolizzarlo. Sono convinto che nessuno sarebbe in grado di prendere in giro qualcuno quando la posta in palio è così alta. Al contrario, ho scelto di calciare il rigore così perché avevo pensato che fosse il modo più semplice di segnare".