Quando i ricordi di un cronista volano oltre i confini della pandemia per diventare affreschi palpitanti degli eroi dello sport. Paolo Viberti – Con il Pirata e altri eroi. Da Marco Pantani a Muhammad Ali – Bradipolibri Editore – Pag. 288 – Euro 18.00.
di Giuliano Orlando
Era il 1992, ovvero quasi 30 anni fa, e Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti fece conoscere una canzone il cui refrain diceva così: “E no, che non m’annoio, non m’annoio”. Il Covid è stato capace di stravolgere il comportamento di milioni di persone, costrette all’isolamento. Nel mondo del giornalismo, in molti hanno rafforzato l’attitudine al ruolo di scrittore. Tra questi, per evitare la noia, anche Paolo Viberti, 64 anni, torinese come il cantautore, lunga milizia a Tuttosport da inviato e collaborazione a La Gazzetta dello Sport, che ha sfornato un corposo libro “Con il Pirata e altri eroi, da Marco Pantani a Muhammad Ali, un cronista tra i Campioni”. Il decimo della sua produzione libraria, in una situazione tutta particolare. Ho detto corposo, senza esagerare. Come conferma nell’incipit, ha deciso di far conoscere il vissuto, la sua grande ricchezza nel confronto dei più giovani, vivendo attraverso ottanta flash back, “contro il contagio”, evitando la noia del nulla. Interviste, ma soprattutto la scoperta dei personaggi oltre la cover dell’ovvio, ma facendone conoscere l’anima, l’inedito dei tanti protagonisti. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Da Pantani ad Ali, passando da Nibali ad Argentin, Coppi e Bartali, Fondriest e tanti altri campioni del ciclismo. Il mondo dell’ippica e del basket, incontrando, attori assoluti e gregari non meno interessanti. Valerio Bianchini e Dan Peterson, Mike D’Antoni, il gotha del recente passato tra i tecnici attuali come Luca Banchi, Marco Sodini, Meo Sacchetti. Spiega perché Coppi non venne salvato, quando contrasse la malaria in Africa, mentre Laiolo e Geminiani ce la fecero. Un vero giallo che lascia molta amarezza, come tutte le storie che hanno dell’incredibile. Un bel siparietto la partenza verso Salt Lake City, nell’Utah dove si svolgono i Giochi Invernali 2002. Un anno prima c’era stato l’attentato alle Torri Gemelle e quando arriva all’aeroporto di New York, la scritta ‘Giornalista’ sul passaporto, diventa un problema grave. Perché? Non aveva il pre-accredito, che diventa una colpa, capace di costargli il carcere. “Prima di essere portato a peso dietro le sbarre, lancio un urlo ad un collega, Carlo Coscia de La Stampa, scomparso, che chiama il Coni e grazie a lui, dopo un pomeriggio in cella, vengo rilasciato. Mentre mi riconsegnano i bagagli e un biglietto per l’Utah, il responsabile dell’arresto, mi chiede scusa ma aggiunge “In questo momento non potevamo rischiare”. Chiamare interviste questi flash è improprio. In effetti sono ritratti di personaggi alcuni inediti, ma non meno interessanti. Lo scozzese Graeme Obree nel 1993 conquista il primato dell’ora alla media di 51,596 con una bici costruita in casa. La sua storia è stupefacente e tragica, conosciuta da pochi. Come quella personale con Angelamaria, una delle Miss che popolano ancora oggi i Giri ciclistici nazionali. Non è un amore eterno, ma a parte il siparietto della fuga in taxi, decisamente simpatico, ha il segno del destino, se a distanza di quarant’anni, pur avendo seguito ognuno la propria strada, si sentono ancora. Nel segno di un sentimento senza tempo. Ho letto l’intervento su Alì, che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, e grazie a Gianni Minà, nel 1985 presentò il mio libro “La storia del pugilato” alla trasmissione Blitz, assieme a Nino Benvenuti, e sinceramente mi aspettavo qualcosa in più. Una bella elegia, ma priva del tocco in più. Magari aggiungendo che l’allora diciottenne Cassius, che aveva il terrore del volo, chiese di andare ai Giochi di Roma in treno! Su Marco Pantani nulla da dire. Una storia che tocca tutte le vette e forse non è stata ancora scalata l’ultima. Quella della verità.
Giuliano Orlando