Paperon Turki Alalshikh indica le rivincite tra Beterbiev-Bivol e Dubois-Joshua.
I programmi di Moudhine e Cavallaro
di Giuliano Orlando
Il Qatar, già protettorato inglese fino al 1971 è oggi una monarchia ereditaria. Il territorio di 11.521 kmq (la metà della Lombarda) è una penisola che sfocia sul Golfo Persico, confinante con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, dove vivono meno di un milione e mezzo di persone. Dal sottosuolo di questa landa piatta e desertica, sgorgano petrolio e gas naturale e nei centri attigui sono state costruite acciaierie e cementifici. La capitale è Doha, 460.000 abitanti, dove ha sede Al Jazeera, la principale emittente televisiva araba. La favorevole legislatura fiscale attira investimenti finanziari e delle più moderne tecnologie. Negli ultimi anni sono sorte cliniche all’avanguardia, specializzate in traumatologia. Il porto di Doha in grande sviluppo strutturale, è il maggior approdo del Golfo Persico. La mia prima volta a Doha, risale agli albori degli anni ’60, fresco vice commissario sul piroscafo Ausonia, partito da Venezia approdando in Qatar per ospitare l’emiro che annualmente si trasferiva per un mese a Salsomaggiore, accompagnato da un largo seguito, comprese le numerose concubine, dove avrebbe curato gli acciacchi con le acque delle terme toscane.
Ottobre 2015, seconda visita a Doha, in occasione dei mondiali maschili di pugilato, con la squadra azzurra, guidata da Raffaele Bergamasco, per la verità poco fortunata, rientrata a casa senza alcun podio, nonostante la presenza di atleti quotati come Picardi, Valentino, Mangiacapre e Cavallaro. Alloggiati nel quartiere dei grattacieli, una brutta copia di Manhattan, clima invivibile con la temperatura ben oltre i 40 gradi, senza un filo d’aria. Prigionieri in hotel, con l’unica uscita per andare al Palazzo dello Sport dove si svolgeva il torneo iridato. Responsabile dei rapporti con i clienti un giovane italiano, al quale chiesi informazioni sull’economia di quella nazione. La sua spiegazione, mi avrebbe anticipato quanto è attuale oggi. “Le tre potenze (Emirati Arabi, Arabia Saudita e Qatar) che sfruttano questo sottosuolo, hanno un solo problema: come investire il fiume di danaro che introitano a getto continuo. Comunque, sanno benissimo che arriverà il tempo che questo tesoro si esaurirà ma hanno già messo in atto le contromisure, investendo su strutture ospedaliere di altissima qualità, per una clientela altrettanto qualificata a livello finanziario.
Ma soprattutto puntano sullo sport, il veicolo dove puoi ottenere i maggiori guadagni senza rischiare nulla. Calcio e altre discipline, in particolare il pugilato rientra in questa ottica, avendo enormi potenzialità spettacolari. Questi mondiali sono un primo approccio, ma nei progetti intendono ospitare il top della boxe”.
Una profezia che anticipava di quasi un decennio, l’oggi in maniera precisa. Il grande pugilato venne ospitato grazie ai contatti di Eddie Hearn (Matchroome), con Mansur bin Zayed Al Nahyan, ministro dello sport degli Emirati Arabi, ma soprattutto proprietario del club calcistico inglese Manchester City, oltre che azionista dal 2008 di Barclays, una delle più importanti banche inglesi. L’Arabia Saudita, apre alla boxe fin dal 2015, allestendo una serata a Dubai, imperniata su pugili filippini, in particolare Albert Pagara, allora imbattuto, che ritrovo sul ring l’altra sera a Ufa in Russia, sfidante del mancino Albert Batyrgazev (12), per l’interim WBA superpiuma. Prosegue l’attività e il 7 dicembre 2019, sul ring allestito alla Diriyah Arena, storica cittadina alle porte della capitale Ryad, si affacciano pugili europei con Eddie Hearn nell’organizzazione. Nell’occasione combattono il russo Povetkin, il serbo Hrgrovic e l’inglese Whyte, oltre alla rivincita tra il messicano Andy Ruiz, che sei mesi prima a New York, aveva spodestato Anthony Joshua, al debutto negli USA, spedendolo KO al settimo round.
Il londinese torna campione (IBF, IBO e WBO) battendo ai punti il modesto avversario. Da quel momento sia l’Arabia Saudita in particolare, ma pure il Qatar e gli Emirati Arabi ospitano grandi eventi sportivi. Per quanto riguarda la boxe, si salva solo l’Inghilterra, che riesce ad allestire sfide importanti, potendo contare su giganti locali come Daniel Dubois (22-2) e Anthony Joshua (28-4), capaci il 23 settembre 2024, di riempire lo stadio di Wembley con quasi 96.000 spettatori, superando il record di Joshua. W. Klitshko 2017. Dove il più giovane Dubois, 25 anni, ha distrutto il favorito Joshua (34 anni) più volte al tappeto e definitivamente KO al quinto round. Gli USA e l’America in generale pur continuando l’attività di vertice a Las Vegas, New York e altre città, debbono prendere atto che i confronti più stuzzicanti approdano nella zona arabica. In questo fine 2024 è un susseguirsi di grandissime sfide. Oltre che di rivincite. Quella stellare tra i massimi Olek Usyk (22) e Tyson Fury (34-1-1) è fissata sullo stesso ring il 21 dicembre, la rivincita al precedente match del 18 maggio, che vide il successo del mancino ucraino e la prima sconfitta in carriera di Fury. E’ del 12 ottobre il grande confronto tra i mediomassimi Artur Beterbiev (21) e Dmitri Bivol (23-1), uno dei più attesi, disputato a Ryad, con la vittoria a maggioranza del ceceno, dopo dodici round di altissima qualità e altrettanto equilibrio.
Il verdetto discusso e discutibile al punto che è intervenuto addirittura il ministro reale dell’Arabia Saudita, Turki bin Abdul Mohsen Alalshikh, finanziatore dei grandi eventi in guantoni anche fuori dai confini nazionali, oltre che ammiratore di Bivol, al punto che ha già annunciato la rivincita tra i due nei primi mesi del 2025. Il team di Bivol aveva presentato ricorso avverso al verdetto e in particolare al punteggio del giudice polacco Pave Kardyni (116.112) a favore di Beterbiev. Personalmente avevo la parità, semmai un punto per Bivol. Prima del 12 dicembre, sempre a Ryad, luci sul ring il 16 novembre, ci sarà una corposa serata con altri due mondiali. Gli imbattuti Oscar Collazo (10), pro dal 2020, nato nel New Jersey, residente in Portorico, 27 anni, difende per la quarta volta la cintura minimosca WBO, contro lo stagionato thai Thammancon Niyomtrong (25), 34 anni, pro dal 2012. Per la stessa sigla, categoria cruiser, il campione Chris Billam Smith (20-1), inglese di 34 anni, trova il messicano Gilberto Ramirez (46-1), 33 anni, pro dal 2009, iridato supermedi dal 2016 al 2018, sconfitto solo da Bivol nel novembre 2022 per il titolo dei mediomassimi WBA.
A sua volta l’inglese, ha cancellato l’unica sconfitta in carriera subita nel 2019 dal connazionale Richard Riakporche (17-1) il 15 giugno scorso al Cristal Palace di Londra, in difesa della cintura. Pronostico incertissimo. Tornando ai finanziatori sauditi, Turki bin Abdul Mohsen Alalshikh, si era addirittura proposto per la prossima presidenza del CIO, ignorando le normative vigenti, per cui è stato rinviato al mittente. Per l’IBA sarebbe stato un colpo importante, trovando un alleato anche per il rientro dell’IBA in seno al CIO. Comunque non è detta l’ultima parola, visto che uno dei candidati più accreditati, lo spagnolo Juan Antonio jr. Samaranch, attuale vice presidente, figlio del cattolicissimo ex presidente nella seconda parte degli anni ’80, non certo un appassionato di pugilato, ha fatto sapere che qualora fosse eletto, il rientro dell’IBA non sarebbe da escludere. Un desiderio non proprio facile, considerata la posizione dell’ente, che riceve il supporto finanziario dalla Gazprom, in difficoltà negli ultimi tempi. Al momento la sigla, presieduta dal russo Umar Kremlev, svolge fattiva attività nel settore del professionismo con ottimi risultati, allestendo serate di indubbia qualità.
L’ultima in Russia il 17 ottobre alla Uda Arena di Ufa, città siberiana negli Urali orientali, denominata “IBA Night of Champions”, presente l’arbitro italiano Vadilonga. Ospite d’onore il pluricampione mediomassimi il ceceno Artur Beterbiev (21). Questi i risultati. Nei massimi, l’argento di Tokyo 2021, iridato 2019 (la vittoria su Aziz Moudhine, fu un vero furto) e oro europeo 2019-2024, Muslim Gazhimagomedov (5), 27 anni, ha difeso il mondiale bridger, battendo il tedesco Leon Harth (22-6-1) modesto ma coriaceo, che ha retto ai punti. Il russo era alla prima difesa, dopo la conquista sul cinese Zhaoxin Zhang (12-3-1) il 12 luglio a Serpukhov. Prosegue la striscia vincente del russo superpiuma mancino Albert Batyrgazev (12), oro a Tokyo 2021, 26 anni, pro dal 2020, campione pro IBA (?) dei 60 kg. oltre che titolare interim WBA, facile vincitore del filippino Albert Pagara (35-2), 30 anni, pro dal 2011, che non perdeva dal 2016, per KOT alla quinta ripresa, costretto a fermarsi per un problema alla mano sinistra, indietro nel punteggio.
Il mosca siberiano Vasily Egorov (1), attivo in maglietta dal 2012, con un record di 93 vittorie e 29 sconfitte, molti podi tra cui l’oro europeo 2015 a Samokov in Bulgaria, a 31 anni ha debuttato nei pro, nel peggiore dei modi, battuto dal namibiano Josef Immanuel (15-5-1) 36 anni, dalla struttura possente, meno tecnico ma molto battagliero. Egorov, ferito alla fronte è stato fermato al quinto tempo e si è andati alla consultazione dei cartellini. Che hanno dato ragione all’africano. Non poteva mancare il piuma Artur Subkhankulov (7), nativo di Ufa, dalla lunga carriera in maglietta iniziata nel 2011 al 2022 (73-30), presente a numerosi tornei in Asia e in Europa, mai a mondiali o europei.
Pro dal 2021, alternando per due stagioni anche attività dilettantistica, ha battuto il cinese Liu Wensong (11-4-1) pro dal 2017, per la prima volta in Russia, quasi tutta l’attività in Cina, nel 2023 ha combattuto a Dubai, battendo il filippino KJ Natuplag (12-4-2). Il cinese si è dimostrato avversario di tutto rispetto, impegnando il beniamino di casa, finendo quasi alla pari. Ho letto su Facebook notizie inerenti Aziz Moudhine, il gigante salernitano, maltrattato dai giudici ai Giochi di Parigi, sottolineando che il dubbio di una congiura ai suoi danni, sia più che reale. Dopo aver superato il momento critico, pensando addirittura al ritiro, grazie al sostegno della famiglia e della sua compagna, ha deciso di passare pro, senza rinunciare al momento opportuno a ritentare l’opportunità dei Giochi di Los Angeles 2028. Ha contatti con alcuni organizzatori, in particolare quelli inglesi, prevedendo il debutto nei primi mesi 2025. Quasi sicuramente avrà come compagno di viaggio Salvatore Cavallaro, nei pesi medi. Li seguiremo con grande attenzione e interesse.
Giuliano Orlando