MACLODIO (BS). Dice un vecchio proverbio (non so se è cinese): la vendetta migliore si consuma fredda. Vincenzino Picardi (3) guerriero di antico pelo, 37 anni, in trincea dal 1999, chiamato il “soldatino di bronzo”, per il triplo podio: ai Giochi (2008), ai mondiali (2007) ed europei (2010-2011), il 5 dicembre a Maclodio a 30 km. da Brescia, la Loreni Boxe, ha allestito una riunione dando spazio non solo al non più verde campano, ma principalmente alle giovani leve di cui è ricca la scuderia bresciana. Torniamo a Vincenzo e alla sua vendetta che parte dal dicembre 2016, assoluti di Bergamo, allestiti da Massimo Bugada il presidente della Lombardia nel ricordo di Luisella Colombi che era scomparsa da pochi mesi. Nell’occasione si era iscritto anche Vincenzo Picardi, assente dalla rassegna del 2007, allorché sul ring di S. Pietro nel bolognese aveva conquistato il quarto alloro tricolore. In quell’occasione i Picardi crearono anche un record, nella storia degli assoluti non si erano mai affrontati due fratelli. Nella finale dei 52 kg. si trovarono di fronte Vincenzo e Giuseppe Picardi e come previsto vinse il primo, al termine di una sfida decisamente amichevole. Dopo l’incontro chiesi a Vincenzo cosa aveva provato ad affrontare il fratello: “Avevo promesso a nostra madre che sarebbe stata una sfida accademica. Diversamente non ci avrebbe dato il permesso. Giuseppe era più giovane e anche meno esperto. Voleva fare il professionista ma decise di chiudere l’attività, con quell’argento, impegnato col lavoro”.
Dopo quel successo il giovanotto di Casoria, era troppo impegnato con la nazionale e, da consuetudine, i titolari azzurri non prendevano parte alla rassegna nazionale, per far posto a nomi nuovi. Dopo i trionfi degli anni ruggenti, fino a Londra 2012, il mancato ricambio, ridusse i bilanci di vertice. Il cammino verso Rio 2016, fu ricco di delusioni e alla fine si tradusse in zero podi in Brasile. A pagare ingiustamente fu l’allora c.t. Raffaele Bergamasco, che poteva aver fatto errori ma non era certo l’unico a cominciare dai consiglieri. Che restarono in sella. Ricordo che ai mondiali 2015 di Doha nel Qatar, il nostro Vincenzo fallì il tentativo di qualificarsi, perdendo di strettissima misura dall’inglese Alì (2-1). Nella hall dell’immenso albergo di Doha, gli chiesi cosa aveva deciso per il futuro, visto che aveva ormai 32 anni. Mi rispose: “La boxe è la mia professione, non potrei farne a meno. Grazie alla Fiamme Oro posso allenarmi e quindi proseguirò”. Infatti si iscrisse agli assoluti di Bergamo, dopo sette anni di assenza, con alle spalle quasi 200 incontri e uno dei meno giovani. Era il favorito, ma in semifinale venne battuto dal siracusano Gianluca Conselmo, undici anni meno di Vincenzo. Per la verità i giudici furono piuttosto generosi con l’allievo di Salvatore Melluzzo e quella volta non avevo mai visto Picardi, così arrabbiato per un verdetto contrario. Il suo commento fu lapidario: “Volevano vedermi sconfitto in ogni modo, faccio parte del passato e debbono dare via libera ai più giovani. Uno schifo”. Per la cronaca, Picardi non perdeva contro un connazionale dal 2005, agli assoluti di Marsala, superato dal mancino Ferramosca, in semifinale. Le sfide con Alex Ferramosca sono state un classico. Nel 2003, 2004 e 2006 ha vinto Picardi e nel 2005 la spunta il mancino emiliano, residente a Reggio Emilia, che nel 2015 a 32 anni, si presenta agli assoluti di Roseto degli Abruzzi e li vince, battendo in finale il romano Mauro Forte, l’attuale campione UE dei piuma. A Bergamo, Conselmo, perse in finale dal coetaneo sardo Gianmario Serra. Mentre Picardi, dopo aver preso parte alle World Series fino al 2018, il 5 maggio 2019 debutta al professionismo alla bella età di quasi 36 anni. Carriera fulminea, dopo l’esordio battendo Di Bortolo, conquista il titolo il 21 dicembre a spese di Nettuno. La prima difesa aveva una motivazione in più, quella della rivincita contro Conselmo a distanza di quattro anni esatti. Stavolta i giudici non hanno avuto esitazioni, per tutti e tre lo score ha segnato 100-90, ovvero dieci round a Vincenzo, zero a Conselmo. Dieci round in fotocopia, con il figlio e fratello d’arte, ha sempre tenuto l’iniziativa e lo sfidante ha fatto da sparring, mai tentando di capovolgere la situazione. Vincenzo Picardi, con all’angolo papà Antonio, buon dilettante e ottimo professionista, dove ha vinto il titolo italiano, tentando ben cinque volte inutilmente l’europeo, ha avuto il merito di non abbassare mai il ritmo offensivo, mentre al siciliano il demerito di non averci mai provato. A guantoni fermi, dopo il netto successo, chiedo a Vincenzo quali sono i progetti nell’immediato futuro: “Vista la mia non più tenera età è chiaro che penso di salire oltre i confini di casa. Purtroppo ho pochi incontri da pro e questo è un problema, ma sono deciso a puntare al titolo dell’Unione Europea, passando se serve a qualche titolo di sigla. Sto bene, ho voglia di combattere e posso allenarmi bene in una struttura a Cardito, gestita da amici sinceri quale Piero Izzo. Ho trovato uno sponsor come la Fila che mi assicura tutto l’abbigliamento, quindi le motivazioni non mancano. Avevo un conto in sospeso con Conselmo e l’ho saldato con gli interessi”.
Ci sono due clienti che sembrano interessati al titolo: Alessio Lorusso e Cristian Zara, chi preferiresti?
“Ho sentito che Lorusso punta all’Unione Europea, niente in contrario, ma al momento il campione italiano gallo sono io, quindi dovrei avere la precedenza, Al limite ci potremmo incontrare per definire il migliore. Con Zara ho fatto tanti guanti e mi sono trovato sempre molto bene. Ma, ripeto, l’orientamento è di puntare ad una cintura internazionale”. A contorno altri sei incontri, riservati a pugili con ambizioni future. Il medio Etinosa Oliha (13), 21 anni, avrebbe dovuto difendere il titolo contro Salvatore Annunziata, che ha rinunciato e Loreni per farlo combattere ha trovato il barese Francesco Lezzi (12-17-2) che non è più un ragazzino e solitamente fa il superwelter, pronto a sostituirlo senza titolo in palio. Incontro piacevole, vinto nettamente dal più giovane e potente astigiano, che ha tenuto l’iniziativa, mostrando però ancora deficienze tecniche, in particolare l’incapacità di completare gli attacchi dopo essersi aperto la strada col sinistro, cadeva addosso a Lezzi che giustamente lo bloccava, evitando guai peggiori. Non so se ciò è dovuto alla mancanza di sparring validi, ma negli ultimi incontri non si è visto quel salto di qualità auspicato. Il sassarese Cristian Zara (6), dopo l’esperienza azzurra nelle squadre giovanili e il tricolore assoluto gallo nel 2018 a Pescara, ha scelto a 21 anni di passare pro. A Maclodio contro il collaudatore del Nicaragua, Pablo Narvaez (9-21-7), 35 anni, pro dal 2012, residente in Spagna dal 2018, l’isolano ha giocato senza problemi contro un avversario inferiore, che una volta capita l’antifona, si è limitato a fare da sparring, chiudendosi a riccio quando capiva che lo scambio poteva costargli la sconfitta prima del limite. Zara ha un vasto repertorio di colpi, rapido con le braccia e mobile sulle gambe, ha fatto utile allenamento. In attesa di bussare al titolo italiano. Il supermedio Andrea Aroni (3-1), 26 anni di Sassari, ha concesso a Grigore Cernean (1-3), meno di un round, confermando la fragilità del moldovo residente a Brescia, al terzo KO consecutivo. Il giovane fiorentino Yassin Hermi (5), ha messo in carniere il quinto successo di una carriera che dovrebbe portarlo in alto nei superwelter e poi nei medi. Il condizionale è d’obbligo, dopo la prova opaca contro l’attempato campano Giuseppe Rauseo (2-57-4), 40 anni di Vallata, attivo dal 2012. Rauseo consapevole della superiorità tecnica e atletica del rivale, ha messo in atto ogni astuzia ed è riuscito a terminare i sei round in piedi. L’impresa, se vogliamo chiamarla così è stata facilitata dalla prova deludente del rivale. Lontano parente dalle sue potenzialità. Sul ring si è visto un pugile ripetitivo, incaponitosi a fronteggiare l’avversario senza una variazione sul tema, portando solo il montante sinistro, rigido e poco reattivo. Una sorpresa negativa, che il suo maestro, Alessandro Boncinelli ha spiegato con la scomparsa della madre poco tempo addietro: “Il ragazzo, 18 anni, è distrutto sul piano umano e avevo chiesto a Loreni di soprassedere. Ma l’organizzatore ha voluto combattesse, convinto che questo potesse risultare d’aiuto. In effetti si è visto l’ombra del pugile che ha sempre fatto della decisione oltre al resto, una costante. Adesso spero che esca da questo dolore, consapevole che la boxe è il suo lavoro e ha mezzi straordinari”. L’abruzzese Luigi Alfieri (6), 25 anni di Vasto, mantiene l’imbattibilità, ma la vittoria su Edmir Sinanaj (2), origini albanesi, 37 anni, ottimamente allenato da Vincenzo Ciotoli alla “Forza e Coraggio” di Milano, non ha convinto per niente. Oltretutto sia pure involontariamente una testata dell’abruzzese ha aperto una vasta ferita al rivale, che ha combattuto condizionato. Lo stesso vincitore ammette di aver sbagliato la tattica, subendo troppo spesso l’offensiva dell’avversario. La vittoria gli consente la semifinale nel torneo welter FPI-WBC, ma anche l’obbligo di salire sul ring con più lucidità tattica. Anche il giovane medio pugliese, mamma cubana, da sempre residente a Taranto, il ventenne Giovanni Rossetti (4) ha ottenuto il pass per la semifinale FPI-WBC, battendo Alexandru Ciupitu (1-1), 23 anni, nato in Romania ma residente a Borgo San Lorenzo (Fi) da anni e italiano a tutti gli effetti. Il tarantino partito troppo prudente aveva subito nei primi due round l’iniziativa di un avversario veloce e preciso, combattendo alla pari, se non meglio del rivale. L’equilibrio si spezzava al quarto round, quando il gancio sinistro preciso di Rossetti, metteva l’avversario al tappeto, procurandogli (scontro di teste) anche una vasta ferita al sopracciglio sinistro. A quel punto, nonostante il generoso finale del toscano, la vittoria di Rossetti non era in dubbio e confermava che l’allievo della famiglia dei Quero ha qualcosa in più, nei momenti difficili. Certo, deve migliorare e non poco, ma i margini per farlo ci sono tutti. Aldo Quero il suo maestro, mi confessava di aver perso la voce, per stimolare il suo pugile: “In effetti non entrava nel match, poco deciso. Ho pensato che stava pagando una viglia un po’ travagliata col covid, che ha condizionato la preparazione. Per fortuna si è svegliato alla quarta. Certo, anche Giovanni deve capire che questa è la sua professione e quindi non può permettersi di rilassarsi. Inoltre la boxe è sport di sacrificio e senza faticare e sudare ottieni poco. Giovanni è un ragazzo intelligente e sono sicuro che ha capito la lezione”. Lo sconfitto, merita i complimenti e anche per lui l’opportunità di salire ai vertici dei medi, magari ottenendo anche la rivincita contro Rossetti.
Giuliano Orlando