Per la seconda volta consecutiva al Mondiale, e con tanta voglia di non recitare il ruolo della comparsa: l'Iran di Carlos Queiroz, ex vice di Ferguson al Manchester United ed ex tecnico del Real Madrid che sfiderà il suo passato (il calcio spagnolo) e il suo paese (il Portogallo), si trova in un gruppo decisamente complicato, ma vuole provare a togliersi qualche soddisfazione e non chiudere all'ultimo posto.
Per farlo, si affiderà alla stellina Serdar Azmoun, che però è reduce da un'annata non totalmente positiva nel Rubin Kazan. E così, il giocatore più atteso è ''il talento dal cognome impronunciabile'', com'è stato definito da alcuni: Alireza Jahanbakhsh è cresciuto tantissimo in questa stagione, diventando il capocannoniere dell'Eredivisie con 21 reti in 33 partite e candidandosi a un ruolo da protagonista nel Mondiale.
Verrà affiancato da un altro giocatore ''particolare'', l'iraniano made in USA Beitashour, che rifiutò la convocazione statunitense per la nazionale persiana, e da due ribelli che potrebbero entrare nella lista dei 23. Shojaei e Hajsafi, che giocano rispettivamente nell'AEK Atene e nell'Olympiakos, sono entrati nel mirino del governo dopo che non si sono rifiutati di scendere in campo contro due squadre israeliane (com'è capitato invece per le varie selezioni iraniane e per svariati atleti musulmani alle Olimpiadi), ed erano stati esclusi dalla nazionale: ora Queiroz li ha inseriti nella pre-lista per il Mondiale, e il loro talento potrebbe portarli a prendere parte alla rassegna iridata. Alla faccia della Shari'a e dei diktat governativi.