Tra meno di un mese, andrà in scena l’evento più atteso di fine 2019, ovvero la sfida tra il messicano Andy Ruiz jr. (33-1) e l’inglese Anthony Jashua (22-1), entrambi trentenni, in palio le quattro cinture massimi (WBC, WBA, IBF e IBO), conquistate a sorpresa dal messicano l’11 giugno a New York, per KO al settimo round. La rivincita è stata fissata il 7 dicembre prossimo a Diriyah, l’antica e storica ex capitale dell’Arabia Saudita, dal 1774 al 1818, sostituita da Riad, città moderna, centro degli affari, vicina ai 7 milioni di abitanti, su una popolazione complessiva di 33 milioni. L’evento apre le porte al grande pugilato in una piazza inedita, allestito dalla Matchroom degli Hearn, che gestiscono una buona fetta della boxe inglese e diversi campioni nei vari continenti. In attesa del grande appuntamento, il pugilato di vertice sforna in continuazione confronti importanti. Su tutti, l’impresa di Saul Alvarez (53-1-2) che ha messo nel ricco carniere la cintura WBO dei mediomassimi, a spese del russo Sergey Kovalev (34-4-1), dopo undici round, condotti a ritmo non certo proibitivo, che il detentore sembrava in grado di mantenere, anche se il riscontro dei giudici Julie Lederman e Dave Moretti, al momento dello stop, vedevano in vantaggio il messicano (96-94) mentre Don Trella segnava 95-95. Cartellini resi inutili dall’azione che a metà del penultimo round ha deciso il risultato. Tra l’altro il messicano si era lamentato con l’arbitro perché il russo a suo parere, lo colpiva dietro la nuca. Pochi istanti dopo, Alvarez chiudeva la distanza e arrivava preciso col sinistro alla tempia di Kovalek, subito in difficoltà, poi centrato dal destro al viso, col russo che si afflosciava contro le corde, definitivamente KO. Vittoria che per il messicano, valeva il terzo titolo, dopo quello dei superwelter (2011) e dei medi (2015). Volendo essere precisi, nel 2009 aveva conquistato il mondiale youth nei welter (WBC), battendo il russo Marat Khuzeev, KO alla seconda ripresa, col particolare che lo sconfitto aveva 29 anni! Nella stessa serata il leggero locale Ryan Garcia (19), longilineo di 21 anni, conferma di essere una concreta speranza della categoria, mettendo KO dopo un minuto e mezzo, il quotato filippino Romero Duno (21-2), subito all’attacco per sfiancare l’avversario, trovando repliche precise dal più alto rivale, velocissimo e tempista nella scelta di tempo. Sull’ennesimo assalto, Garcia con l’uno due, centrava alla mascella l’avversario, spedendolo al tappeto per il conto totale. Per la gioia di Oscar De La Hoya che stravede per questo ragazzo, entrato in possesso delle cinture NABO WBO e Silver WBC. Duello sentito tra Seniesa Estrada (18), californiana di 27 anni e la texana Marlen Esparza (7-1) lunga attività nei dilettanti, oro mondiale 2014 e bronzo ai Giochi di Londra 2012. Il match valeva per l’interim WBA mosca, fermato al nono round, con la Esparza ferita e indietro nel punteggio (90-80, 89-82, 88-83). La Estrada ha fatto valere esperienza e lucidità, contro gli assalti monocordi della rivale. Debutto rapido del superwelter Evan Holyfield, figlio di Evander, vincitore di Nick Winstead (0-2) KO 1. Altri risultati: superwelter: Bakhram Murtazallev (Rus.17) b. Jorge Forte (Fil. 20-2-1) 12 t.; welter: Blair Cobbs (13-0-1) b. Carlos Ortiz Cervantes (11-5); medi: Meiirim Nursultanov (Kaz.13) b. Cristian Oliva (16-5). Un altro giovane leggero di 22 anni, in grande ascesa, pupillo di Mayweather, Javier Martinez (15) sempre a Las Vegas, in un’arena minore, la Sam’s Town, ha sbrigato la pratica col filippino Jessie Cris Rosales (22-4-1) con un perfetto uno-due al bersaglio alto nella prima ripresa. Se son rose fioriranno.
Chi non ha faticato a diventare campione regolare è stato Brandon Figueroa (20), 22 anni, di Welasco nel Texas, professionista a 19, nel 2015, campione ad interim. Il WBA lo ha promosso titolare supergallo, con l’impegno di difendere la fresca cintura il 23 novembre contro Julio Ceja (Mes. 32-4), 27 anni, già iridato WBC, tra il 2015 e il 2016, con la doppia sfida contro il connazionale Hugo Ruiz (39-5), il 29 agosto 2015 vince Ceja, sei mesi dopo Ruiz si prende la rivincita, entrambe le volte per KO. Contro l’emergente Figueroa, per Ceja, la strada sembra sbarrata.
Il clou della riunione del 23 novembre all’MGM di Las Vegas, sarà il mondiale massimi WBC tra Deontay Wilder (41-0-1) 34 anni e il cubano di antico pelo Luis Ortiz (31-1), fuggito da Cuba nel 2009, dopo aver fatto parte della nazionale di Castro, con buoni risultati, fallendo il traguardo dei Giochi di Atene (2004) e Pechino (2008), molto forte ma tecnicamente limitato. Prima Solis, poi Michel Lopez e pure Roberto Lopez gli hanno sbarrato la strada in casa. La vittoria più importante ai Panamericani 2005 in Brasile, nello stesso anno argento ai mondiali in Cina, battuto in finale dal tedesco Povernon, non certo un genio del ring. Da professionista è stato a lungo titolare interim WBA. Nel 2014 contro il nigeriano Lateef Kayode, è pure inciampato sul nandralone, steroide anabolizzante vietato, e si è ripetuto con diuretici sospetti coprenti qualche anno dopo. Contro Wilder ci aveva provato il 3 marzo 2018, sfiorando al settimo round l’impresa clamorosa. Centrato dal destro, Wilder entrò in crisi e riuscì a chiudere il round abbracciando l’avversario come un carissimo amico in partenza. Superato il momento negativo, si ricordò di possedere il destro killer e
difatti al decimo tempo quel colpo fulminò Ortiz. Che a distanza di 20 mesi ci riprova. Come dice una vecchia regola della boxe: quando hai il pugno del KO, non hai mai perso, Wilder con quel colpo ha vinto il 90% dei match disputati e conta di ripetersi anche con Ortiz, che ha ormai 40 anni. Sulla carta l’uomo dell’Alabama è favorito, ma tra giganti tutto può accadere. Lo ha confermato quel “pazzo” di Tyson Fury meno di un anno fa, rischiando di vincere. Anche se Ortiz non ha il talento del gitano d’Inghilterra, è pur sempre uno che ha vinto 26 incontri per KO sui 31 disputati.
Se gli americani si sono dati da fare, in Europa si sono accese le luci del ring in molte città. A Manchester, l’irlandese Katie Taylor (15) dopo una sfida serrata, conquista la cintura superleggeri WBO, battendo l’ostica Christina Linardatou (12-2), 31 anni, greca di passaporto ma dominicana di nascita, alla seconda difesa della cintura, conquistata ad Atene il 24 marzo scorso, contro la canadese Kandi Watt (9-1) e difesa sempre ad Atene il 7 giugno, di fronte all’australiana Dehaha Hobbs (8-1). A Manchester il match iniziava subito in salita per la Taylor a causa di una testata che le procurava un’ematoma alla palpebra dell’occhio destro. L’handicap la costringeva a non accettare lo scambio a corta distanza, limitandosi alla boxe di rimessa. La greca consapevole di questo vantaggio è sempre stata all’attacco, ma il maggior tasso di classe della Taylor aveva la meglio. Dopo aver dominato per due stagioni nei leggeri, si accinge a fare altrettanto nei superleggeri e addirittura si affaccia l’ipotesi di battersi nei welter contro Cecilia Braekhus (35), norvegese, nata in Colombia a Cartagena nel 1981. Professionista dal 2007, ha combattuto in varie città europee, dalla Svizzera al Belgio, dalla Finlandia alla Danimarca dove ha risieduto per anni, quindi in Norvegia dove ha preso la nazionalità. Campionessa del mondo di tutte le sigle nei welter, ha lanciato la sfida alla Taylor. Vedremo cosa ci riserva il futuro, visto che entrambe operano con la Matchroom Boxing. Nel frattempo la Braekhus difenderà il parco titoli il 30 novembre al Casino di Monte Carlo (Salle Medecin) contro Victoria Noelia Bustos (Arg. 19-5) battuta nel 2018 dalla Taylor, una carriera nei leggeri, salita di due categorie. Un rischio pericoloso se si affronta Cecilia Braekhus. Il leggero Anthony Crolla (37-5-3), 33 anni, attivo dal 2006, ex iridato 2016, beniamino degli inglesi per aver vinto sfide impossibili in passato, è tornato sul ring dopo la dura sconfitta con Lomachenko, battendo Frank Urquiaga (13-1-1), spagnolo tosto che ha costretto Crolla a dare tutto per spuntarla e conquistare il titolo Continentale WBA. Battaglia selvaggia tra i giovani Felix Cash (12) che difendeva il Commonwealth dei medi e Jack Cullen (17-2). L’ha spuntata di forza il campione, mettendo lo sfidante al tappeto al secondo minuto del primo round, prevalendo nei successivi round, con violenti scambi, fino al settimo tempo, con Cullen ancora contato e poi fermato. A Londra, alla 02 Arena, la storica struttura dove si sono svolti i Giochi 2012, serata ricca di sfide interessanti. La più titolata riguardava il duello tra il gallese Josh Taylor (16) e Regis Prograis (USA 24-1), in palio tre titoli (IBF, WBC, WBA) il primo di Taylor, gli altri due di Regis. Match a corta distanza tra mancini, con scambi serrati e la costante dell’equilibrio. Il pari sarebbe stato il risultato più equo, ma gli inglesi al contrario degli italiani dove ci sono vecchi giudici che soffrono di esterofilia, due giudici hanno premiato il ragazzo di casa, uno ha segnato il pari. Taylor, passato pro nel 2015 a 24 anni, contro il più basso americano ha sofferto niente male, ma ha fatto il pieno. Il gigante di colore Lawrence Okolie (14) 1,96 di altezza è il nuovo campione europeo cruiser, scalzando il belga Yves Ngabu (20-1) finito KO al settimo round. Match soporifero, illuminato dalla combinazione dell’inglese di 26 anni, dalla boxe sparagnina che il pubblico inglese non apprezza. Nella sfida più attesa tra i leggeri gallesi Lee Selby (28-2) 32 anni e Ricky Burns (43-8-1), 36 anni, il risultato favorevole al primo (MD), non ha convinto i fans di Burns che in realtà ha tenuto testa al più giovane rivale. Burns è stato campione in tre categorie (superpiuma, leggeri e superleggeri), tra il 2010 e il 2016, quando è arrivata la fase calante, senza per questo perdere la popolarità per la sua boxe spettacolare. Selby ex europeo e iridato WBC piuma, ha boxe meno spettacolare. Definito il “Mayweather gallese" per l’abilità difensiva, dopo questo successo punta a riconquistare la cintura IBF. Prosegue la striscia vincente del welter Conor Benn (16) figlio d’arte, vincitore del più esperto belga Steve Jamoye (26-8-2) sui 4 round. Boxe titolata a Ekaterinburg in Russia, centro che sforna attività di vertice anche a livello dilettantistico, come i mondiali maschili a settembre. Stavolta spazio ai pro. Il superwelter Magomed Kurbanov (18) piega ai punti Diego Chaves (Mes. 27-5-1) già iridato WBA, e fa suo l’International WBO. Il superpiuma tagiko Yakubov (15), batte Montoya (Mes. 18-2-1) per l’International WBC. L’oro immeritato di Rio dei massimi, Evgueni Tischenko (6) mantiene la cintura Intercontinentale WBO cruiser, costringendo all’abbandono nella sesta ripresa Issa Akberbayev (Kaz. 20-1), 35 anni, rivelatosi una tigre di carta. Tischchenko punta al mondiale nel 2020. Nei superpiuma, derby russo tra i superpiuma Evgueny Chuprakov (21-2), 29 anni, opposto al meno quotato Mark Urvanov (17-2-1), 24 anni, che a sorpresa lo spediva KO dopo soli tre round. Anche qui in palio l’Internazionale WBO. In casa italiana, c’è molta carne al fuoco dal 15 novembre in avanti. Si inizia a Ugento nel leccese (Org. Cavini), col titolo del Mediterraneo leggeri, che mette di fronte il locale Giuseppe Carafa (11-3-2) e il campano Nicola Cipolletta (14-8-2) cintura vacante. Nella stessa sera, a Pessac in Francia, per la cintura UE mediomassimi, che l’italo ucraino, Demchenko (22-14-1) mette in palio contro Di Bombe (17-1). Il 16 novembre, il superwelter romano Antonio Bevilacqua (16) passato alla MKT Global, sul ring di Glasgow (Ing), affronta il locale Kieran Smith (15) per il vacante Internazionale Silver WBC. superwelter.
Giuliano Orlando