Mentre una robusta presenza azzurra prenderà parte al classico torneo Strandja di Sofia in Bulgaria, giunto alla 71° edizione, dal 21 al 25 gennaio con otto uomini, provenienti dallo stage sostenuto al Camp di Colorado Spring (USA) e 4 azzurre. L’Italia al femminile ha rotto il ghiaccio agonistico del 2020, partecipando alla 9° edizione del Nations Cup che si tiene a Sombor in Serbia, un torneo giovane, ma in grande crescita che si è distinto per la qualità più che per il numero delle atlete. Tornando al torneo bulgaro, questi i prescelti tra gli uomini: Cappai, Maietta, Di Lernia, Mangiacapre, Cavallaro, Fiori, Mouhiidine e Russo, L’ossatura della nazionale maggiore, guidati dal c.t. Giulio Coletta, dal tecnico Sumbu Kalambay, dal fisioterapista Marcelo Giulietti e dall’arbitro Maria Rizzardo. Le azzurre sono Savhuk, Mesiano, Alberti e Er Raqioui, guidate da Maurizio Stecca e Laura Tosti. A Sambor la squadra azzurra, guidata dal c.t. Renzini, dai tecnici Michele Caldarella e Riccardo D’Andrea si è presentata con 7 azzurre: 51: LaPiana, 54: Sorrentino e Lamagna, 57: Testa; 60: Nicoli; 69: Canfora, 81: Severin. Nei 51 kg. La Piana, plurititolata nelle categorie giovanili, 18 anni appena compiuti, alla prima esperienza da senior, ha trovato al debutto l’indiana Grewal Ritu, più dotata fisicamente oltre che molto esperta, giunta senza problemi in finale. La sconfitta della siciliana, fa parte del pedaggio che deve pagare tra le élite, dove militano atlete con anni di esperienza e muscolarmente già formate. Martina, giovane e intelligente, ha sicuramente capito che anche negli allenamenti dovrà impegnarsi molto di più che in precedenza, doveva viveva di rendita. Adesso non può più permetterselo. Chieda a Irma Testa quanto è in salita la strada dei vertici tra le senior. Particolare non trascurabile, Martina ha perso 4-1, con un giudice a favore e un altro con 28-29, mentre altri tre hanno segnato 30-27 per l’indiana. A sua volta dominatrice della bielorussa Apanasovic, bronzo agli europei di Madrid lo scorso agosto. In finale se la vedrà con la cinese Cai, titolare ai mondiali di Ulan Ude in Russia, cliente scomodissimo.
Nei 54 kg., l’Italia schierava due atlete, la campionessa italiana, Giordana Sorrentino reduce dai mondiali 2019 e la biellese Giulia Lamagna, tricolore 2018, argento 2019, e titolare agli europei. La romana si presentata battendo una delle favorite, la cinese Liu che ha inutilmente tentato di replicare agli assalti di Giordana, che sta sempre più perfezionando la boxe a corta distanza, muovendo le mani con velocità e convinzione. Dopo la cinese è stato il turno della locale Grmsa, per la quale il pubblico ha fatto un tifo indiavolato ma inutile, visto che l’azzurra l’ha dominata. Lamagna era partita bene, superando la russa Sharapova, spesso anticipata dalle stilettate dell’italiana, che a media distanza ha scelta di tempo eccezionale. In semifinale l’ha fermata l’indiana Meenakumari, che non è superiore tecnicamente, semmai il contrario, ma fa andare i guantoni, specie a corta distanza, dove la nostra è nulla. Un vero peccato, perché la finale era alla sua portata. Ci si chiede quando scatterà nella testa di questa atleta molto dotata, la cattiveria di picchiare anche nel testa a testa. Domani la Sorrentino affronta per l’oro l’indiana, brava e veloce, ma l’azzurra non starà ad aspettare, comunque vada il match. Nei 57 kg. Irma Testa, europea in carica, tocca la finale vincendo largo con la croata Cacic, mentre la mancina kazaka Sadvakassova, dalla boxe speculare la impegna discretamente anche se l’azzurra appare chiaramente migliore per quattro giudici, mentre quello francese per farsi notare assegna la vittoria all’asiatica. Domani, lunedì Irma dovrà cambiare marcia contro la russa Tazabekova, una brevilinea che conosce solo la marcia in avanti. Un vero trattore, che scarica a corta distanza, spesso con la testa in avanti. L’azzurra è in grado di vincere, ma deve dare di più dei due incontri precedenti. In sede di sorteggio nei 60 kg. alla Nicoli fresca titolare agli assoluti di Roma, la dea bendata aveva riservato un girone di fuoco. Debutto con la russa Selina, esperta con diversi podi nazionali, che sul ring non sono serviti a evitare i pugni rapidi e precisi di una Nicoli in palla. Il tutto confermato prima con la croata Malenka e in semifinale contro la veterana indiana Pavitra, 33 anni contro i 20 della milanese, che non è mai stata in partita, dominata da una rivale che l’ha sempre anticipata, riportando una vittoria nettissima. Incredibilmente il giudice serbo, evidentemente in stato confusionale ha segnato 30-27 per l’indiana, mentre l’olandese ha visto sempre l’indiana avanti 29-28! Per fortuna gli altri tre (due 30-27 e uno 29-28) hanno rimesso le cose a posto. Chiediamo alla Commissione Tecnica quali provvedimenti prende nei confronti di questi giudici che rovinano la boxe nella sua essenza, capovolgendo la realtà vista sul ring. Oppure, continuano a vivere in questa torre eburnea permeata di silenzio-assenso, che sta mandando in malora la boxe? Tra l’altro le indiane hanno un fascino speciale per i giudici e la Nicoli ne sa qualcosa nel recente passato. Domani trova la slovacca Triebelova (19 anni ad aprile), oro europeo youth nel 2018, nei 57 kg. a Roseto degli Abruzzi, dove nei quarti batté la Sorrentino con un verdetto bugiardo, giunta in finale senza aver trovato rivali di qualità. Ci auguriamo che nella giuria non ci siano tipi come Milutinovic Lemanja, in giornata no. Nei 69 la campana Assunta Canfora è uscita al primo esame, battuta dalla mancina cinese Lina Bao, troppo rapida di gambe e braccia, giunta in finale a spese della russa Sychugova dopo apra battaglia e della romena Borzei. Per l’oro, trova la serba Rapajic e la sfida sembra la meno difficile. Negli 81 la nostra Severin ha disposto con grande facilità della Suchankova, mai apparsa un pericolo. Vedremo se in finale troverà il guizzo vincente contro la russa Ivanova, bronzo a Madrid, ma non certo ostacolo vietato. Contro la ceka ha mostrato una buona condizione e questa lascia sperare nel colpaccio. Renzini alla vigilia aveva sperato di portare un poker in finale. C’è riuscito, vedremo se le azzurre sapranno trasformare l’argento in oro. Il torneo è aperto a tutte le categorie: schoolgirls, jr. e youth. Casualmente abbiamo scoperto che nelle youth hanno combattuto nei 51 kg. la Oncia battuta dall’inglese Cox giunta in finale e la carabiniera campana Maria Teresa Sannino, classe 20025, campionessa europea jr. appena passata youth, contro la plurititolata russa Korobova, con la quale ha sostenuto una battaglia molto equilibrata, come attestano i quattro 29-28 per la russa. Ebbene, di questi due risultati neppure l’ombra! Forse erano in incognito. Oppure non meritavano citazione. Per correttezza d’informazione, in semifinale Lamagna ha affrontato l’indiana Meenakumari e non la serba Siljkovic,
Giuliano Orlando