Rafael Nadal. Una questione di talento
La carriera incredibile e tormentata di uno dei più grandi tennisti - Riccardo Crivelli – Rafael Nadal. Una questione di talento. Diarkos editore – Pag. 292 – Euro 18.00.
di Giuliano Orlando
Rafael Nadal ha conosciuto prima la racchetta dei libri di scuola. Il prologo fa capire com e il destino del guerriero di Manacor nell’’isola di Maiorca, fosse il tennis e il suo mentore lo zio Toni, che lo ha guidato fin dagli albori con passione e determinazione feroce, ai vertici di un mondo dove la cima è il punto di partenza, non certo l’approdo definitivo. L’autore conduce il lettore, con prosa brillante, dove si scopre la vena del giornalista che sa essere incisivo e mai prolisso, lungo un percorso ricco di mille sfaccettature, di grandi imprese e anche di tormenti che solo la caparbietà di un soggetto che non conosce la parola resa, può superare. Precoce in tutto, supportato da orgoglio e determinazione, ha dentro quel fuoco che lo ha sempre accompagnato come fosse un angelo custode, del quale non puoi fare a meno. Quanto fosse grintoso lo hanno capito per primi gli avversari. Da sempre, vuoi che avessero più esperienza ed età, che fossero più quotati o altro. Il morettino dai modi educati e rispettosi, sul campo di gioco si trasforma in guerriero implacabile che non conosce resa. Una caratteristica che gli viene riconosciuta dagli insegnanti della scuola di Sant Vicenc, a pochi passi dall’elegante palazzo dove abitano i Nadal, origini catalane e bene inseriti nell’isola. I nonni, meglio il nonno paterno era direttore d’orchestra, e uno dei fratelli di papà Sebastian fa il calciatore professionista. Si chiama Miguel Angel, gioca nel mitico Barcellona, allenato da Johann Cruyff, quello del calcio totale. Fa parte della nazionale e in carriera ha vinto cinque scudetti, la coppa Campioni e due Supercoppe europee. Ha affrontato due volte l’Italia, oltre che il Milan nella finale della Champions League nel 1994, sul campo di Atene. Contro ogni pronostico la squadra di Capello rifila un incredibile 4-0 ai favoriti spagnoli. In famiglia si respira molta aria di calcio, ma il piccolo in controcorrente tifa per il Real Madrid e quando deve decidere tra calci e rovesci, segue i consigli dello zio Toni e dimentica il pallone preferendo la pallina. Credendo tra l’altro che lo zio avesse i poteri di un mago, uno dei tanti trucchi messi in atto da un maestro decisamente speciale, capace di farlo crescere soprattutto nel saper smussare gli eccessi, in particolare la voglia di strafare. L’ascesa del maiorchino è stupefacente, batte ragazzi di tre e quattro anni più avanti e quando succede il contrario è tanto arrabbiato che rompe la racchetta. Subito ripreso dal suo maestro e convinto a non ripetere il gesto. La prima impresa nel 2001, a 15 anni. Sostituisce il tedesco Boris Becker, uno che ha vinto sei Slam, a sua volta ex ragazzo prodigio, indisposto, in un’esibizione fissata a Palma contro Pat Cash, tra l’altro vincitore a Wimbledon. Ecco come racconta quell’esibizione l’australiano: “Avevo 38 anni ed ero ancora in gamba. Nel primo set, lo lascio vincere visto che il pubblico si diverte. Nel secondo mi impegno concedendogli solo due game. Di fronte a tale lezione chiunque si sarebbe sgonfiato. Lui invece ci ha messo ancora più grinta, ha lottato su ogni palla come fosse l’ultima e mi ha battuto. Quel giorno capii che avevo davanti un mostro”.
Che fosse qualcosa di simile lo capì anche Roger Federer che affronta per la prima volta nel 2004 nel Master 1000 di Miami in Florida, L’elvetico non è ancora il “Divino”, ma ha già vinto Wimbledon e gli Open d’Australia, arrivando al numero uno al mondo. Sul campo la gente attonita assiste al doppio 6-3 per lo spagnolo, in poco più di un’ora! Alla conferenza stampa si scusa per non conoscere una parola d’inglese. Lo sconfitto si complimenta convinto che quel diciottenne farà parlare di sé e non poco. Fu buon profeta e in seguito ne divenne anche amico, senza per questo diminuire la rivalità sul campo. Per la statistica i due si sono affrontati 40 volte e il bilancio sorride a Nadal (24-16), ma questo potrebbe essere secondario, mentre il livello delle sfide è quasi sempre risultato stellare. Accanto ai successi si affiancano anche le sconfitte e i tanti, troppi, infortuni. L’autore ne elenca una litania infinita, iniziata da giovanissimo e mai terminata, visto che ancora oggi è la compagna che lo ha costretto a soste prolungare e ingrate. Questo non gli ha impedito di vincere tutto e ovunque. Passando dalla terra rossa all’erba, dal cemento al sintetico, con la solita applicazione feroce che diventa il distintivo personale incancellabile. Lo zio Toni è l’ombra discreta e ascoltata con devozione e attenzione, come la famiglia il punto centrale dove tornare dopo ogni trionfo anche nelle rare sconfitte, sicuro che nulla vale il calore del nido natio. Il suo percorso agonistico ha scritto tutte le sfide possibili e immaginabili, comprese quelle storiche con Novak Djokovic, che al momento dicono 30 a 29 per il serbo, tutte lottate e quasi sempre incerte, oltre che intrise di rabbia agonistica feroce, essendo entrambi due guerrieri negati alla sconfitta. Troppo simili per diventare amici. Si rispettano, ma non oltre. Per questa diversità caratteriale, le battaglie tennistiche con Federer sono ancor più indimenticabili, alcune delle quali hanno rasentato una tale perfezione tecnica e spettacolare da farne materia di studio per i posteri. Anche il personaggio Nadal rispecchia le sue origini, dalla bandana ai calzoni alla zuava con la canotta a colori che mette in evidenza una struttura muscolare frutto di tante ore trascorse in palestra, per la gioia di un esercito infinito di fans. Sui gesti che precedono la battuta ci hanno marciato battaglioni di giornalisti, ma anche psicologi e addetti al gossip. La conclusione compendia una storia troppo bella per essere normale, e nell’appendice possiamo anche scoprire che Roma è la città più amata, che non gradisce i pomodori e la pizza, mentre per i dolcetti al cioccolato impazzisce. Nel 2008 al torneo di Wimbledon, chiese al padre se poteva acquistare una Aston Martin che aveva visto in esposizione. “Solo se lo vinci”, rispose il genitore. Così avvenne e Nadal tornò a casa con l’Aston Martin. Emblematica l’ultima risposta: Quando uscirà la sua autobiografia come vorrebbe fosse intitolata? “Rafael Nadal, una brava persona”.
Giuliano Orlando