Abete: "Caso Ranocchia? Diverso da quello di Criscito"

Pubblicato il 11 ottobre 2012 alle 07:55:02
Categoria: Nazionali
Autore: Redazione Datasport.it

Ancora calcioscommesse, ancora a Bari. Dopo alcune settimane di silenzio, torna d'attualità il tema delle partite truccate. In seguito alle parole del capo della Polizia Antonio Manganelli - che preannunciava ieri clamorose novità -, nell'occhio del ciclone è entrato Andrea Ranocchia, già indagato dalla Procura di Bari per la partita del campionato di serie B della stagione 2008-2009 tra i biancorossi e la Salernitana. Il difensore è attualmente aggregato alla Nazionale azzurra e non rischia di essere allontanato, come successo a Domenico Criscito lo scorso maggio alla vigilia degli Europei.

"La situazione di Ranocchia è diversa da quella di Criscito - ha commentato Giancarlo Abete durante il volo che lo ha portato insieme agli azzurri in Armenia -. Ranocchia, come altri giocatori, sarebbe indagato e quando è stato ascoltato dai pm si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ma ricordo che questo e' un istituto di garanzia, non una presunzione di colpevolezza. Per Criscito la situazione era diversa: avvenne un blitz a Coverciano, ci fu una perquisizione a casa, tutto in diretta rispetto a una convocazione per l'europeo che scadeva il giorno dopo. La pressione sul ragazzo era fortissima - ha aggiunto il presidente della Federcalcio -, e avrebbe rischiato di schiacciare lui e il gruppo all'Europeo".

In sintesi: per la Federcalcio essere indagati non comporta l'automatica esclusione dalle convocazioni azzurre. Non solo per la presunzione di innocenza, ma anche per i tempi della giustizia, giudicati proprio oggi da Chiellini in conferenza stampa "troppo lunghi". "E' un prezzo che noi paghiamo anche per colpe non nostre - ha affermato Abete -.  Le prime notizie dell'inchiesta calcioscommesse risalgono a 14 mesi fa: non sarebbe concepibile fermare un tesserato per tutto quest'arco di tempo, in presenza di una presunzione di innocenza. D'altra parte - ha concluso - la giustizia sportiva e' a valle e non a monte di quella ordinaria".