José Mourinho ha festeggiato ieri il giorno numero 500 alla guida del Real Madrid. Il 31 maggio 2010, reduce dalla conquista della Champions League con l'Inter, lo Special One volò al Santiago Bernabeu per firmare il contratto con i blancos: il primo e pressoché unico obiettivo - disse - era vincere la terza coppa con le orecchie della sua carriera (e con tre squadre diverse).
Circa un anno e mezzo dopo, l'insediamento del portoghese ha "arricchito" la bacheca di una Coppa del Re - che il Real non otteneva da 18 anni - al prezzo di innumerevoli polemiche. Dalla scenata contro il Barcellona e tutta l'Uefa, ai botta e risposta plateali con i tecnici avversari, primo tra tutti Pep Guardiola. E poi la cacciata del direttore sportivo Jorge Valdano, rimpiazzato da Zinedine Zidane, e l'imposizione alla società di un nuovo ruolo di manager, che cura campo, comunicazione e mercato.
L'altra faccia della medaglia è l'amore incondizionato dei suoi giocatori e di tutti i tifosi del Real Madrid. Come gli accade anche all'Inter, José è stato capace di fondere attorno a sé un piccolo universo, che egli protegge e da cui è protetto. Una bolla di sapone pronta a scoppiare qualora lo Special One non riuscisse a vincere qualcosa d'importante nel corso della stagione: per Liga e Champions League sarà ancora sfida agli acerrimi rivali del Barcellona.