Recensione di Giuliano Orlando del Libro:
Carlo Pernat e Massimo Calandri - Belìn, che paddock – Storie di corse, piloti e altro – Pag. 290 – Euro 20.00.
Non conosco Carlo Pernat, ma confesso che mi è molto simpatico per diverse ragioni, scoperte leggendo questo divertente libro. Su tutte che, da buon genovese, come il sottoscritto, è tifoso del Genoa. Secondo è un genio nel mondo del motociclismo, amore della mia prima fase giovanile, tra i 17 e i 18 anni, guidando una favolosa “MV 175 disco volante” sulle strade di Genova e dintorni, sognando di diventare un asso nelle gimcane, allora di moda. Quando, purtroppo, realizzai che le cadute erano più numerose dei piazzamenti, la decisione di passare ad altro sport, fu una scelta indovinata. Fermo restando che la passione per il motociclismo non si è mai esaurita.
Fatta questa premessa, nel baule di Pernat sono usciti fuori tesori di una vita che lascia capire come l’autore sia stato e penso, sia ancora, un vulcano di idee con intuizioni degne di un detective di alta classe. Mi ha incuriosito e non poco, la parte iniziale, non una prefazione, piuttosto una premonizione e un testamento a futura memoria. Partendo dal treno che nel 1974, lo porta a Roma, leggendo il giornale, dal quale trae considerazioni personali. Sull’ultimatum delle Brigate Rosse, al giudice Sossi, trova il nesso con la Morena: “Il travestito più brutto dell’angiporto genovese. Forse del mondo: sembra mio nonno, senza gli occhiali e con lunghe trecce da contadinella. Gran casinista la Morena e mezzo professore; da ragazzo ha studiato al Liceo Doria con Paolo Villaggio. Cita in latino, sculetta alla brasiliana”. Cosa c’entra con motociclismo? Andate avanti e lo capirete.
Il giovanotto è stato appena assunto all’Eni, con sede all’Eur di Roma: carriera da dirigente, “blindata” dalla raccomandazione di papà, responsabile AGIP di Genova. Tutto a posto, tra un paio d’anni, ritorno a Genova, pronto a prendere il posto del padre. Ci credereste? Su quel treno diretto a Roma, legge tra gli annunci il seguente: “A.A.A. Azienda leader genovese cerca diplomato, buona conoscenza lingue straniere, versatile, predisposto ai rapporti interpersonali, disponibile a viaggiare all’estero”. Per farla breve, lascia l’Eni ed entra alla Piaggio iniziando quella che potremmo definire una carriera dove i viaggi, i rapporti interpersonali e tanto altro diventano la normalità di una carriera unica e fantastica.
Chi è Pernat? Uno che scopre il talento quando ancora deve esplodere, dote non comune semmai il contrario. Possiede l’ironia che cancella il dramma anche quando ci sei vicinissimo. Capace di strappare contratti con molti zeri e fare la fortuna di tanti giovani che grazie a lui realizzano i propri sogni, in uno sport dove il trionfo come il pericolo viaggiano in un parallelo da brividi. Il tutto, da grande tessitore di rapporti, dal più alto dirigente d’azienda all’ultimo meccanico, che al momento opportuno diventa la fonte per capire tante cose su chi guida il drago rombante.
Dichiara: "Ho fatto salire Schekter e Villeneuve sulla Ferrari, con Gilles che voleva un bicchierino di whisky prima del via. Ho palleggiato con Tardelli e Cabrini, ho stracciato a tresette Trapattoni. Molte volte ho truccato le carte. Ho mentito. E ho perso, vinto. Vissuto. Ho regalato una Ferrari al Presidente dell’Argentina. Ho corrotto i doganieri per vincere un mondiale di cross, ingaggiato una ballerina del Grazy Horse per un contratto miliardario firmato da un direttore secco e triste come una carruba. Che sbronze. Di birra con Lech Walesa e quelli di Solidarnosc, di barbera con De André, di capirinha con Vasco Rossi. Responsabile marketing, direttore sportivo, manager: venti mondiali coi motori, la sabbia e la libertà della Parigi-Dakar. Ho fumato e bevuto a volontà. Dicono sia di gomma, in realtà si adattano al “metodo Pernat”. A Rossi e Biaggi ho fatto firmare il primo contratto da professionisti. E poi Simoncelli, Capirossi e centinaia di altri piloti e migliaia di avventure a amicizie. Peccato non aver tenuto quel ritaglio di giornale delle offerte di lavoro.”
E’ tutto? Solo l’inizio, il resto e non è poco, da gustare (leggere), come una bella donna. Imitando il genoano Carlo Pernat. Un amico anche se non lo conosco personalmente.