Dopo le elezioni dello scorso febbraio a Roma, il nuovo presidente eletto Flavio D’Ambrosi, ha delegato Emanuele Renzini, già responsabile del settore femminile, alla carica di coordinatore delle squadre nazionali maschili e femminili. Compito piuttosto oneroso, in una situazione generale difficile per il Covid 19, che ha creato non pochi problemi al lavoro di tutte le squadre nazionali, alla vigilia della preolimpica di Parigi che deciderà sulle qualificazioni ai Giochi di Tokyo per l’Europa. In soli due mesi non era certo possibile cambiare il trend generale e così è stato. Comunque alcune scelte hanno già dato qualche segnale positivo. L’ultimo impegno appena conclusosi è stato il campionato mondiale youth maschile e femminile, voltosi a Kielce in Polonia, che ha confermato la crescita dell’Asia sia tra i maschi che nel comparto femminile dove l’India ha letteralmente schiacciato la concorrenza, vincendo sette ori sui dieci in palio. Tra gli uomini l’impostazione tattica si è confermata sullo scambio più atletico che tecnico. Orientandoci sempre più verso la boxe professionistica. Il suo punto di vista?
“Premesso che ai mondiali youth, a causa del Covid 19, il campionato è stato rinviato di un anno, quindi erano presenti molti atleti del 2002, ormai élite, l’orientamento è verso un tipo di boxe spettacolare e quindi l’attacco prevale sulla scelta tattica. Il dominio femminile dell’India deriva dal poter contare su una base molto numerosa e di qualità, oltre che dalla programmazione partita da oltre tre anni. Le protagoniste di Kielce sono il frutto di esperienze iniziate dalle school-girl, come è stato fatto anche tra i ragazzi. Ma nei maschi la concorrenza è decisamente più ampia, con nazioni come la Russia, Cuba, Kazakistan, Uzbekistan, USA, Inghilterra e Irlanda, oltre a forze nuove dell’ex URSS e anche in Europa che rendono difficile avere l’egemonia di vertice”
L’Italia si è presentata in forze in Polonia: 7 maschi e 8 femmine, tornando a casa con tre bronzi. Come considera il bilancio?
“In rapporto alle nostre forze attuali e il forfait all’ultimo momento di Angeloni nei 64 kg., la nostra punta, con Michele Baldassi giunto al bronzo, posso definirlo soddisfacente, anche se questo risultato è solo la partenza e non certo l’arrivo. Il settore maschile non lo scopro io, fatica ad emergere e le cause sono molteplici e di vecchia data. Il femminile ha una situazione migliore e pur con numeri limitati riesce quasi sempre a ottenere risultati positivi. Certo l’handicap più pesante è il gap che paghiamo sul piano della consistenza atletica, diventata una condizione basilare per arrivare alle medaglie. Purtroppo questa situazione è di vecchia data e dopo Tokyo diventa necessario dare il via ad una programmazione che guarda a Parigi 2024. Non ci sono scorciatoie o miracoli per abbreviare i tempi. Programmare significa creare per ogni settore d’età uno staff completo dove accanto al tecnico in possesso dei requisiti necessari per stare alla pari con i colleghi stranieri di vertice, debbono operare medici, preparatori atletici, uno psicologo e mantenere il contatto con gli allenatori dei convocati. Solo così possiamo pensare di arrivare a Parigi da protagonisti. Senza per questo gettar via quello che abbiamo. Semplicemente dobbiamo farli crescere e non mantenerli in uno stallo che non serve a nessuno”.
A Kielce anche il settore femminile azzurro, solitamente protagonista, ha pagato questo gap atletico. Non si era capita questa nuova tendenza?
“La domanda potremmo farla a tutte le altre nazioni, compresa la Russia che ha migliaia di atlete a disposizione, non è andata oltre una medaglia d’oro. Parlo di una nazione che ai recenti campionati nazionali jr. femminili (15-16 anni), dopo una selezione di oltre 2000 partecipanti, ha portato alla fase finale 265 giovani nelle 13 categorie. Mi permetto anche di dire che osservando alcune atlete, i tratti femminili erano molto sfumati, senza processare nessuno. Diciamo che hanno operato su soggetti molto dotati, privilegiando forza e resistenza. Resta comunque il fatto che i due bronzi femminili non sono male, visto che su 33 nazioni al via solo 14 sono salite al podio. Se Prisciandaro e Ayari non avessero affrontato in semifinale le indiane, potevano arrivare all’argento come è capitato a Francia, Polonia, Kazakistan e alla stessa Russia. Unica eccezione la turca Isildar, un fenomeno che lascerà il segno anche tra le èlite. Certo, anche per le azzurre sarà necessario migliorare e su questo non ci sono dubbi. Fermo restando che il comparto tecnico è all’altezza del compito. Per quanto riguarda la Gemini, il suo rendimento è stato determinato da situazioni contingenti, in particolare ha pagato lo stop imposto dal covid 19, rendendo difficile rientrare del peso. Detto questo sono certissimo del suo recupero, oltre alla necessità di scendere nei 64 kg. la sua categoria naturale, per rendere al meglio”.
Passiamo alla situazione pre Tokyo, ovvero il torneo di Parigi fissato dal 4 all’8 giugno, che completa le promozioni per i Giochi, riprendendo quello di Londra dello scorso marzo 2020, interrotto dopo tre giorni, con colpevole ritardo della Task Force, per l’arrivo della pandemia, che comunque aveva già promosso sedici pugili tra mosca (52 kg.) e piuma (57 kg.). L’Italia non era partita bene con gli uomini, perdendo in avvio sei degli otto partecipanti. Ancora in corsa solo Fiori (81) e Mouiidine (91), mentre le cinque azzurre restano tutte in gara. Le sue previsioni?
“Non sono mai stato un mago e tantomeno voglio farlo adesso. Dico solo che stiamo lavorando per portare a Tokyo i nostri ragazzi e ragazze. Non penso ai miracoli, per quello ci soni i santi, ma punto a vincere incontri sulla carta a noi sfavorevoli. Gli stage e i test sono stati finalizzati per arrivare a Parigi al top della condizione. Tra gli uomini Fiori e Aziz stanno lavorando sodo e li vedo in costante miglioramento. A Belfast nell’Irlanda del Nord, si sono misurati con i migliori francesi, inglesi e irlandesi, confermando di essere sulla buona strada per Parigi. Fiori deve affrontare il russo Hkataev, netto favorito, ma non dimentichiamoci che Simone lo ha battuto ai Giochi Europei di Minsk (Bielorussia) nel 2019 e quest’anno a marzo si è imposto al Boxam in Spagna, battendo in semifinale il kazako Nurdauletov, ovvero il campione del mondo in carica e già qualificato per Tokyo. Aziz a sua volta non è certo quello di Londra, ma un pugile che ha ritrovato entusiasmo e fiducia nei suoi mezzi che non sono pochi. Il turco Ilyas è forte, ma l’italiano non è da meno. A Belfast l’ho visto fare i guanti con l’inglese Cheavon Clarke, che andava regolarmente a farfalle quando cercava le repliche dopo essere stato colpito dall’italiano. Inoltre non è detto che Cavallaro sia fuori dai Giochi, potrebbe rientrare grazie al ranking del 2019”.
La situazione femminile è migliore ma neppure tanto favorevole?
“Certo, se avessero compilato i sorteggi valutando la situazione in base ai risultati degli ultimi europei e non solo dei mondiali, avremmo avuto un percorso meno difficile di quello attuale. Resta il fatto che le nostre cinque azzurre sono tutte in corsa. Nei 51 Giordana Sorrentino trova l’esperta serba Radovanovic, 30 anni, contro i 21 della romana, che sta lavorando sodo per arrivare a Parigi al meglio. Voglio essere ottimista e spero che i giudici siano più equi di quanto non fecero al Boxam, quando regalarono la vittoria alla plurititolata Kom, nel nome del glorioso passato. Anche se sul ring aveva vinto l’italiana. Nei 57 kg., Irma Testa la nostra capitana parte in salita trovando la russa Vorontsova, argento iridato in carica, che l’azzurra ha già battuto e deve ribattere. A quel punto la strada per Tokyo trova disco verde. Nei leggeri c’è Rebecca Nicoli che potrebbe vincere il premio della sfortuna. Dopo lo stop di Londra, ne ha passato di tutti i colori, compreso un delicato intervento all’anca. A quel punto abbiamo acceso una scommessa: riportare Rebecca in condizione di poterla far combattere a Parigi. Ho fatto venire Fabio Moribidini il fisioterapista che per anni ha miracolato Cammarelle dopo ogni incontro, nonostante l’ernia al disco che lo tormentava. Lo stesso Cammarelle la segue quotidianamente e da alcune settimane ha ripreso a fare i guanti. Lei collabora splendidamente, semmai dobbiamo frenarla. Il primo test sul ring a Usti nella Repubblica Ceca ai primi di maggio, dove sarà al 50% della condizione. Deve solo riprendere confidenza col ring, non vogliamo nulla di più. Poi proseguiremo. Con la speranza di averla pronta per Parigi. Se passa il primo esame contro la giovane slovacca Triebelova, dovrà affrontare la finlandese Potkonen (40 anni) o la grande speranza inglese Dubois (20 anni). Anche in caso di sconfitta, resta l’opportunità del ripescaggio, dove potremmo giocarci le nostre carte. Ad Angela Carini manca un match per arrivare a Tokyo, purtroppo pieno d’insidie. Parlo della Sonvico, 32 anni, che gioca in casa e sembra in gran forma. Incrociamo le dita, pensando anche al ripescaggio, che speriamo di evitare. Nei 75 kg. la Severin ha rinunciato e il suo posto lo prende Assunta Canfora. Sulla carta è sfavorita, trovando la turca Demir e poi la russa Magomedalieva, due che puntano all’oro olimpico. Ma almeno avrà avuto l’opportunità di provarci, un premio alla costanza di questa atleta esemplare”.
Dopo Tokyo cosa farà l’attuale coordinatore delle nazionali?
“Col presidente e i consiglieri, valuteremo la situazione. Io sono a disposizione per attuare un programma chiaro e preciso. Capace di riportare l’Italia ai livelli di un tempo. Missione impossibile? Non penso. Certo una bella scommessa, ma unendo le forze e creando le condizioni per operare come stanno facendo altre nazioni che ottengono i risultati, anche l’Italia può tornare in alto e non essere solo comprimaria in certi settori. Tutto è possibile. Dove siamo già bravi dobbiamo operare per non perdere colpi, dove arranchiamo è necessario lavorare intensamente per riprendere il ruolo di protagonisti”.
Giuliano Orlando