Incredibile Clemente Russo, nell’incontro di semifinale massimi, dopo un secondo round disastroso contro il vice campione del mondo e campione d’Europa, il giovane Mamadov, costretto al doppio conteggio, per un colpo al fegato, partendo indietro 6-9, ha ricucito l’handicap nei 3’ conclusivi, tirando fuori col cuore quello che non aveva nei muscoli. I 19 anni dell’azero, contro i 30 dell’italiano, non hanno fatto la differenza semmai il contrario. Russo ha una boxe personale, fatta di attacchi improvvisi, più professionistica che da dilettante, i colpi sono spesso al limite dell’ortodossia, non è facile capirci in questo intreccio tecnico-tattico per gli avversari. Mamadov fin che il fiato l’ha sorretto ha tenuto bene il ring, sfruttando le lunghissime leve (1.96 contro 1.81 di altezza), quando le braccia si sono appesantite e Russo ha chiuso la distanza, sono arrivati i guai anche per l’azero.
Nel terzo, ha badato a legare, tattica negativa, pagata salata, con un 9-4 a sfavore, decisivo per promuovere Russo in finale. Male che vada ripeterà Pechino. Un primato da non sottovalutare, per un veterano che ha mosso i primi pugni del ’97, bronzo europeo cadetti nel ’98 e ancora bronzo ai mondiali jr nel 2000. Un ragazzino promettente, che col tempo ha raccolto podi e vittorie e pure la popolarità. Da alcune stagioni le cover sulle riviste di attualità e costume oltre che di moda che lo presentano, si sprecano. La sua faccia impertinente, i capelli biondi e la disinvoltura nell’approccio, senza mai tradire la sua origine campana, ne hanno fatto il portabandiera in positivo della boxe italiana. Il percorso nelle World Series Boxing ha completato la sua ascesa, proiettandolo al vertice della manifestazione e anche il primo azzurro a qualificarsi per Londra. Dove, contro ogni pronostico è giunto in finale.
Domani ritrova l’ucraino Usyk, altro gigante (1,91) che lo sovrasta in altezza. Nel 2008 ai Giochi l’italiano lo fermò ai quarti (7-4). Oggi la sfida sembra nettamente a favore di Usyk in forma strepitosa, campione del mondo e imbattuto dal 2009, superato dal russo Mekhontsev ai mondiali di Milano, dopo aver dominato nei primi due round. Nel 2011 ha battuto anche l’inglese Joshua, il favorito nei +91 nella finale di domani. Sulla carta, missione impossibile.
Non è riuscita l’impresa all’altro azzurro di Marcianise (Cs), il superleggero Vincenzo Mangiacapre. Pur lottando con onore e orgoglio ha lasciato nei pugni del più fresco cubano Sotolongo il pass per la finale. “Non ho recuperato la fatica del match contro il kazako, di mercoledì. Ero stanco e con la mia boxe, questo si paga. Adesso siamo uno a uno, ci rivedremo presto e anche a Rio nel 2016. Comunque aver conquistato il bronzo olimpico dopo quello mondiale ed europeo non è poco”.
E’ sicuramente molto per un ragazzo di 23 anni, in continua crescita tecnica e tattica. Il tempo lavora per lui. Il torneo olimpico ha conosciuto i finalisti di cinque delle dieci categorie e qualche verdetto ha lasciato dubbi sull’equità, ma ci sono state anche sorprese come l’uscita del cubano Ramirez, mondiale gallo in carica contro il mancino irlandese Nevin, che in questa occasione ha fatto il cubano, giostrando con abilità incredibile, mandando fuori misura il caraibico, incapace di dare una svolta ad un confronto dominato del pugile di casa, che ha sicuramente fatto tesoro dell’esperienza acquisita nelle World Series. Se la vedrà in finale con l’inglese Cambell, facile vincitore del coreano Shimizu, più alto e più lento, sempre anticipato dal mancino locale. Sarà un derby da scintille.
Oltre a Cuba, anche la Russia ha lasciato al bronzo il minimosca Ayrapetyan dato favorito contro il solido thailandese Pongprayoon, alla prima olimpiade, che ritrova il cinese Zou, dal quale venne fermato ai mondiali di Baku 2011 nei quarti. Il mancino dagli occhi a mandorla sembra destinato a mettersi al collo il secondo oro olimpico nei 49 kg. avendo battuto più nettamente del 15-15 emesso dai giudici contro l’ostico ma inferiore Barnes, irlandese forte ma monocorde. Nei superleggeri Sotolongo avrà di fronte l’ucraino Beryinchuk, un carro armato insensibile ai colpi, con autonomia d’attacco incredibile. Tanto da pensar male. Ha letteralmente distrutto il mongolo Uranchimeg, migliore tecnicamente che lo ha tenuto a bada per due round, contrandolo con colpi precisi e potenti. Era come voler scalfire una roccia con un piumino. I pugni che riceveva Berynchuk scatenavano reazioni selvagge, incredibili. Nel terzo round la mostruosa resistenza dell’ucraino disintegrava l’asiatico che finiva solo per orgoglio. Anche questa sarà una finale di fuoco.
Altra sorpresa, più relativa, l’uscita del medio inglese Ogogo, portato in semifinale da giudici compiacenti, nettamente battuto dal mancino brasiliano Falcao Florentino, più incisivo e rapido. Domani la lotta per l’oro sarà contro il giapponese Murata vice mondiale a Baku, boxe basata sulla continuità offensiva. Propendiamo per il carioca. Nella serata le altre cinque categorie: 52, 60, 69, 81 e +91, dove il nostro Cammarelle tenterà di far meglio del russo azero Medzhidov, che parte nettamente favorito. Vedremo se Roberto saprà ripetere l’impresa di Russo. Sarebbe l’ennesimo miracolo dell’Italia in guantoni.