Rio 2016, Schwazer: "Continuo a correre, ma con la marcia ho chiuso"

Pubblicato il 12 agosto 2016 alle 13:04:19
Categoria: Olimpiadi
Autore: Redazione Datasport.it

"Continuerò a correre e pedalare. Non posso stare fermo, mi viene troppo da pensare. Marciare no: mai più, nemmeno per un metro". In un'intervista al Corriere della Sera Alex Schwazer, squalificato per otto anni per doping dal Tas, libera le sue emozioni ma ammette di far fatica a pensare a un futuro, almeno in questo momento: "Un lavoro nello sport? Mi viene da ridere. Che mestiere può fare un dopato nel mondo dello sport? Allenare i ragazzi?".

Mattinata da incubo per Alex Schwazer, atterrato all'aeroporto di Fiumicino con un volo di linea Alitalia proveniente da Rio de Janeiro. Il marciatore altoatesino, che sull'aereo si è ritrovato i medagliati Elisa Di Francisca (argento nel fioretto individuale) e Marco Innocenti (argento nel double trap), ha ritirato il bagaglio e - con poca voglia di parlare - si è diretto verso Vipiteno in treno. Tutto questo mentre nello scalo romano parenti e amici di Di Francisca e Innocenti inscenavano una chiassosa festa a sorpresa.

Schwazer, condannato dal Tas a otto anni di squalifica per doping, ha affidato al Corriere della Sera le sue amare considerazioni: "Nel 2012 è stato faticoso ma più facile - ammette il 31enne atleta azzurro -. Ero colpevole, imbroglione, dopato. Mi ha salvato la lotta per la verità che abbiamo iniziato con Sandro Donati. Ma abbiamo perso. Lui continuerà a lottare, con tutto il mio appoggio. Io devo cambiare vita, subito". Anche se, per sua stessa ammissione, non sarà affatto semplice voltare pagina: "Durante la squalifica ho provato col ristorante, gli anziani, l'università. Ho sempre fallito e mi spaventa fallire ancora".

Non poteva mancare una replica, infine, a qualche collega che nei suoi confronti ha usato parole dure. A cominciare da Gianmarco Tamberi che qualche mese fa lo aveva definito la "vergogna d'Italia": "L'atletica è tutti contro tutti - sottolinea Schwazer -. Dare del dopato a un collega è il miglior modo per giustificare che vai più piano di lui o sei meno popolare. Non odio Tamberi: lui non sa chi sono, cosa ho vissuto. Non può capire, per lui e per gli altri sono solo un dopato. Pazienza".