Sabato 12 ottobre boxe stellare a Ryad con le leggende dei mediomassimi Beterbiev e Bivol a confronto.

Pubblicato il 10 ottobre 2024 alle 11:10
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 

Sabato 12 ottobre boxe stellare a Ryad con le leggende dei mediomassimi Beterbiev e Bivol a confronto.

La carriera completa dei due campioni.

di Giuliano Orlando 

Boxe stellare sabato 12 ottobre alla Kingdom Arena di Riad (Arabia Saudita). Organizzano Bob Arum (Top Rank), Spencer Brown (Goldstar) ed Eddie Hearn (Matchroom), finanziati dal principe saudita Turki bin Abdul Mohsen Al-AlShaikh. Presenti le emittenti DAZN e USA ESPN. Nell’occasione si realizza una delle sfide più attese nei mediomassimi, ovvero il confronto tra Artur Beterbiev (20+ e altrettanti KO) 39 anni, titolare IBF, WBO e WBC, nato nell’Unione Sovietica, residente in Canada dal 2013 dove ha preso la nuova nazionalità e la tessera da professionistica e Dmitry Bivol (23), 33 anni, russo, nato in Kirgyzstan, campione WBA. Pro dal 2014, risiede a Indio in California, sotto la procura di Vadin Kornilov. Nella presentazione della scorsa settimana a Londra, Beterbiev ha detto: “Il mio avversario ha una cintura che mi serve. E intendo conquistarla in ogni modo”. La replica di Bivol: “Volevo questa riunificazione da tempo. Faccio boxe da quando avevo sei anni. Ho sacrificato tanto nella mia vita per raggiungere il massimo traguardo. Questo è il passo finale. Che non posso sbagliare assolutamente”. Salvo un improbabile pari che lascerebbe la situazione immutata, cosa che nessuno si augura, il vincitore si cingerà di tutte le cinture, anche se la situazione è destinata a non durare a lungo. Avendo ogni sigla interessi diversi. Entrambi sono stati dilettanti di altissimo livello. Beterbiev, nato il 21 gennaio 1985 a Khasavjort in Cecenia, inizia a combattere nel 2002 a 17 anni e conclude l’iter in maglietta ai Giochi di Londra nel 2012, perdendo nei quarti dall’ucraino Usyk, che vinse l’oro nei 91 kg. Per Artur era la seconda esperienza fallita ai Giochi. Quattro anni prima nel 2008 a Pechino perde dal cinese Zhang Xiaoping, vincitore negli 81 kg. Usyk è stato l’unico ad averlo battuto due volte, oltre che a Londra, stesso risultato ai mondiali 2011 a Baku (Azerbajan), nonostante che nel primo round, avesse fatto contare l’ucraino con un montante al corpo. Nel 2007 il ceceno lo aveva superato nel confronto tra URSS e Ucraina. Artur nel 2006 vince l’europeo disputato in Bulgaria che bissa nel 2010 a Mosca. L’anno prima a Milano aveva conquistato il titolo iridato negli 81 kg. Nel record figurano anche due Coppe del Mondo (2006-2008) e diversi tornei in Europa, oltre al titolo russo ottenuto più volte.  Il bilancio finale è di 85 vittorie e 15 sconfitte in undici stagioni. Dmitri Bivol nato il 18 dicembre 1990 a Tokmak nel Kyrgyzstan, ha svolto attività dilettantistica intensissima. Inizia nel 2005 a 14 anni, l’anno dopo vince il mondiale cadetti a Istanbul, che bissa a Baku in Azerbajan nel 2007. Bronzo ai mondiali youth in Messico 2008. Si ferma alcune stagioni per infortunio alla mano destra. Campione russo mediomassimi (2012-2014), bronzo nel 2010 e argento nel 2011 da medio. Europeo U22 a Pietroburgo nel 2012. Non ha mai preso parte ai Giochi e ai mondiali assoluti. In maglietta ha un record di 268 vittorie e 15 sconfitte.  Beterbiev ha lasciato la Russia nel 2013 col padre suo insegnante, approdando in Canada a Montreal nello stato del Quebec, trovando ospitalità dal fratello del papà, emigrato molti anni prima. Debutta da pro a Montreal l’8 giugno 2013 a 28 anni, mettendo KO al 2° round Christian Cruz (12-15-1), californiano di Sacramento, collaudatore che in carriera non aveva mai conosciuto la sconfitta pima del limite. Sarà il suo ultimo match, dopo 13 anni di onorata carriera. Nel giro di 22 mesi mette assieme una striscia di 8 vittorie tutte per KO. Che ricorda anche per un particolare: “Ho combattuto per borse attorno ai mille dollari, diversamente restavo inattivo. Quando debuttai negli Usa, nel giugno 2015 guadagnai la prima borsa decorosa. Gli organizzatori mi proposero un rivale abbastanza impegnativo come Alex Johnson, un mancino con 16 vittorie e due sconfitte ai punti. Io mettevo in palio i titoli del Nord America e l’Internazionale WBO. Sbrigai la faccenda per KO alla settima, tra la sorpresa del pubblico che tifava per il pugile del Maryland, mai finito al tappeto”. Che Alex non fosse una pippa lo dimostrò nell’agosto del 2016, quando sul ring di Tucson in Arizona, impose il pari ad un altro russo, il mancino Egor Mekhontsev, che avevo visto dominare nei massimi ai mondiali 2009 a Milano, battendo uno dietro l’altro il nostro Clemente Russo, l’ucraino Usyk e il cubano Acosta.  Nel 2014, con un record in maglietta di 71 vittorie e solo 8 sconfitte, lascia la Russia e si trasferisce a Los Angeles. Si presenta contro Johnson con 12 successi e 8 KO.  Round dopo round, la sfida si fa equilibrata e drammatica. Il russo è spesso anticipato dal sinistro dell’americano, molto veloce e mobile, abile ad evitare il gancio del mancino russo. Al termine delle otto riprese, il pareggio non sorprende e per Mekhontsev è il primo passo falso. Decide di chiudere, anche per problemi alle mani. Disputa l’incontro d’addio a Mosca il 22 luglio, contro Gusmyr Perdomo, un venezolano ultratrentenne, che lo impegna al punto che un giudice assegna il pari. Una vittoria tirata per i capelli e la fine di una carriera tanto brillante in maglietta, quanto anonima da pro. Nel frattempo Beterbiev prosegue senza intoppi e si conferma una macchina da guerra micidiale. Nel novembre del 2017 a Fresno in California, batte il tedesco Enrico Koelling, che si era costruito un record di 23 vittorie e una sola sconfitta, rimediata nel 2015 a Kreuzberg, contro il romano Mirko Ricci, dotato di eccezionale talento, buttato al vento da una testa sbagliata, tanto da finire dietro le sbarre per una rapina. Koelling si batte con coraggio, incassando l’impossibile. Crolla al dodicesimo a ultimo round, lasciando a Beterbiev il vacante mondiale IBF mediomassimi. La prima difesa contro l’inglese di Boston Callum Johnson, coetaneo di Beterbiev che si presenta a Chicago il 6 ottobre 2018, imbattuto con 17 vittorie e 12 KO all’attivo. Il match dura solo quattro round, capaci di incendiare la Wintrust Arena e far correre un lungo brivido all’angolo di Beterbiev. Nella prima ripresa il russo mette in difficoltà l’inglese costretto al conteggio. Nel secondo la situazione si capovolge e un destro tremendo si stampa sul viso del campione costretto ad inginocchiarsi e subire il kd. Esperienza nuova e spiacevole, non prevista. Terzo round prudente per entrambi. In quello successivo Beterbiev costringe l’inglese alle corde, tempestandolo sopra e sotto, per quasi un minuto, fino a quando l’arbitro Celestino Ruiz, non pone termine all’ormai impari confronto. Sette mesi dopo, il 4 maggio 2019, risale sul ring a Stockton  (Usa), contro Radivoje Kalajdzi, serbo di nascita, giunto negli USA giovanissimo, pro dal 2011. Quando affronta Beterbiev ha 28 anni, 24 vittorie con 13 KO, una sola sconfitta, subita dal mancino Marcus Browne di New York nel 2016 per SD. Artur gli concede cinque round, un primo kd al terzo tempo e quello definitivo due riprese dopo. La sfida successiva, fissata il 18 ottobre 2019 a Filadelfia vale doppio e i pronostici sono in sostanziale equilibrio tra Beterbiev titolare IBF e l’ucraino Olek Gvozdyk, nell’occasione titolare WBC mediomassimi, cintura conquistata sul ring di Quebec in Canada, il primo dicembre 2018 a spese di Adonis Stevenson, thaitiano di stanza con passaporto canadese, che il pubblico ha eletto a beniamino per la boxe spettacolare e generosa. Stevenson parte fortissimo, ma l’ucraino è abile a chiudersi e replicare. Col proseguire dei round, il miglior tasso tecnico di Olek prevale nettamente e nell’undicesimo round, Stevenson è costretto alla resa. Una cintura importante, che difende tre mesi dopo a Filadelfia, contro il francese nato in Congo, Doud Ngumbu, subito ferito costretto dopo cinque round di sofferenza ad alzare bandiera bianca. Le quotazioni dell’ucraino salgono e quando viene definita la sfida con Beterbiev, i pronostici sono in equilibrio. Tra l’altro Gvozdyk, attivissimo da dilettante nelle WBS, oltre ad essere stato titolare della nazionale ucraina ai mondiali 2009 a Milano e nel 2012 ai Giochi di Londra, nel 2013 alle Universiadi disputate a Kazan in Russia, ultimo anno in maglietta, si toglie la soddisfazione di vincere l’oro, battendo in finale Dmitri Bivol! La sfida offre momenti di grande pugilato, l’ucraino contato nel terzo round, si riprende bene e offre boxe elegante e precisa. Il ceceno ha meno fronzoli ma è tutto sostanza. La svolta alla decima tornata. Il destro del russo trova bersaglio alto e blocca l’avversario, il successivo montante al corpo risulta determinante. Beterbiev torna a casa con due cinture, che difende contro il tedesco Adam Deines nato in Russia, stabilitosi a Magdeburgo giovanissimo, il 20 aprile 2021 sul ring di Mosca. Inizio disastroso per Deines contato alla fine del primo round. Sembra tutto finito, invece Deines inizia a pedalare all’indietro evitando lo scambio e legando niente male. Per costringerlo alla resa il campione deve attendere il decimo round. Un round meno impiega per chiudere contro l’altro mancino Marcus Browne, arrivato a Montreal da New York, con un record di 24 vittorie e una sola sconfitta. Match piacevole, che mette in mostra l’ottimo pugilato dell’ospite, vanificato dalla potenza di Beterbiev, paziente ad attendere il momento di far esplodere il destro. La prima volta nel settimo tempo e quella definitiva nel nono. Il 18 giugno 2022 il Madison di New York offre a Beterbiev l’opportunità di mettere in bacheca il terzo trofeo iridato, quello WBO che detiene Joe Smith jr. nato a New York, pro dal 2009 con un record di 28 vittorie (23 KO) e tre sconfitte. La cintura l’ha conquistata dieci mesi prima a Tulsa in Oklahoma, battendo il russo di Samara, Maxim Vlasov (pro dal 2005) attività svolta quasi tutta in Russia, con ben 45 vittorie e 4 sconfitte, dopo una battaglia equilibrata fino all’ultimo round. Due giudici premiano Joe, il terzo vede il pari. Beterbiev in questa occasione è sbrigativo, concedendo al rivale meno di due round. Cinture che difende col contagocce, una per stagione. Il 28 gennaio 2023 va a Londra e sul ring dello stadio di Wembley concede 8 riprese ad Anthony Yarde e il 13 gennaio scorso sul ring casalingo di Quebec, tiene in piedi sette riprese Callum Smith. Sabato trova l’avversario più pericoloso e per la prima volta parte da sfavorito. Dmitri Bivol è più giovane e ha nel suo ruolino successi di spessore superiore agli avversari di Beterbiev. Soprattutto i due messicani Saul Alvarez (62-2-2) e Gilbert Ramirez (46-1) troppo noti per doverli illustrare. Entrambi superati con verdetti unanimi. Le ultime due vittorie sempre a Ryad (Emirati Arabi) contro l’inglese Lyndon Arthur (23-2) il 23 dicembre 2023 ai punti, e quella contro il libico, residente a Malta, Malik Zinald (22-1) messo KO al sesto round, possiamo definirle di routine. Bivol è passato pro nel 2014 a 23 anni, cinque anni prima del suo avversario. Fino al 2017 ha svolto attività nell’area russa, trasferendosi l’anno dopo a Indio in California, e da quel momento ha combattuto sempre negli USA, salvo un ritorno in Europa a Montecarlo, per una difesa facile contro l’australiano Trent Broadhurst, finito KO al secondo round. Bivol non è un fulminatore come Beterbiev, ma possiede un repertorio superiore e i suoi pugni hanno il pregio della precisione. Personalmente, ritengo che la sfida arriverà al traguardo dei 12 round e questo dovrebbe favorire il più giovane. Di certo sarà un match ricco di tensione e momenti difficili per entrambi. Beterbiev è più anziano, il 21 gennaio compirà 40 anni, ma non penso possa risultare determinante ai fini del risultato.  Nel cartellone figurano altri confronti titolati e di indubbio interesse. All’imbattuto cruiser australiano Jai Opetaia (25), la IBF ha dato l’ok per affrontare l’inglese Jack Massey (22-2), titolo in palio. Con l’obbligo per il vincitore di affrontare Huseyin Cinkara (22) nato in Germania, residente a Istanbul in Turchia. Sulla carta Massey, battuto da Joseph Parker, non sembra avversario proibitivo.  I massimi Fabio Wardley (17-0-1) e Frazer Clarke (8-0-1) si giocano la vacante cintura britannica. Altra cintura vacante quella IBO dei medi, che andrà al vincitore della sfida tra il figlio d’arte, Chris Eubank jr. (33-3), 35 anni, pro dal 2011, già mondiale IBO nel 2018, carriera con alti e bassi, oltre a polemiche con doping annesso e il polacco Kamil Szeremeta. L’inglese arriva dalla vittoria in rivincita contro il connazionale Liam Smith (33-4), ex-iridato superwelter WBO nel 2015, che aveva battuto con annessi kd, Eubank il 21 gennaio 2023 al quarto round. Subendo lo stesso trattamento il 2 settembre, sempre a Manchester, battuto al 10° round per ferita, ma anche con un paio di atterramenti al passivo.  Forte di questa vittoria, l’inglese affronta lo stagionato polacco Kamil Szeremeta (25-2-2), 34 anni, ex campione europeo (2018), quando sul ring di Roma, mise KO al secondo round il sardo Alessandro Goddi. Nel dicembre 2020 a Hollywood affrontò Gennady Golovkin (42-2), 42 anni - fermo dal 2022 - il kazako che dopo aver dominato nei dilettanti, passa pro nel 2006, conquistando varie cinture nei medi. Nell’occasione in palio la doppia cintura IBF e IBO. Il polacco si arrese al settimo round. Altra sconfitta negli USA contro l’allora imbattuto messicano Jaime Munguia (44-1), recente avversario di Sauli Alvarez, contro il quale ha subito la prima sconfitta in carriera. Primo impegno valido per il mediomassimo Ben Whittaker (8), 27 anni, argento ai Giochi di Tokyo 2021, che sul ring cerca di imitare Naseem Hamed, detto il Principe, origini yemenite, sugli scudi tra la metà degli anni ’90 e il 2000 nei piuma, la cui boxe fuori dagli schemi, acrobatica e spettacolare faceva impazzire gli inglesi. Ben ci prova e vedremo se contro il connazionale Liam Cameron (23-6), 33 anni, avrà successo. I piuma Skye Nicolson (11) e Raven Chapmans (9) si contendono l’opportunità di sfidare il campione britannico della categoria.

Giuliano Orlando