Il lavoro portato avanti dai due CT è sotto gli occhi di tutti ma erano in pochi a reputare plausibile che, nel giro di pochi anni, sia il movimento calcistico sia quello cestistico potessero alzare l'asticella del rendimento fino a questo punto. Dedizione, competenza e capacità di ergersi a leader sono alcune delle qualità e caratteristiche dei due allenatori che hanno saputo prendere per mano giocatori e staff e invertire un trend che sembrava ormai segnato. Roberto Mancini ha avuto il compito arduo di raccogliere i resti della disfatta dell'Italia di Ventura che ha mancato la qualificazione ai Mondiali del 2018 dopo lo spareggio perso contro la Svezia. Sono passati meno di 4 anni ma sembra trascorsa un'eternità e ciò che evidenzia il cambio di passo da quella nefasta notte di Milano del novembre 2017 è rappresentata dalla differenza di performance dei giocatori presenti già allora. Oltre a Bonucci e Chiellini, baluardi difensivi della Nazionale allora e quest'oggi, tra i titolari di Ventura figuravano anche Immobile e Jorginho: se il primo è al centro di critiche anche durante la rassegna europea nonostante i gol segnati nella fase a gironi e il lavoro per la squadra che merita quantomeno una menzione, l'exploit del perno del centrocampo azzurro e del Chelsea ha dell'incredibile. E merito è anche di Mancini che ha creduto in lui - come in tutto il gruppo - dopo un passo falso storico, dando aria pulita ad un ambiente che sembrava ormai compromesso. Ora il lavoro del Mancio sta dando i frutti sperati, con record che fioccano: anche pur pareggiando contro la Spagna, nessun CT ha fatto meglio nelle prime 38 gare, con 28 vittorie, 8 pareggi e solamente 2 sconfitte. Per completare l'opera occorrerà battere l'Inghilterra a Wembley nell'atto finale degli Europei ma è bene sottolineare che l'impatto del tecnico jesino sul calcio italiano prescinda dal risultato del match di domenica. Così come, nel corso degli anni, è stato esaltato - giustamente - ciò che ha fatto Antonio Conte nel 2016, portando un gruppo privo di grandi campioni ma coeso e unito da un unico obiettivo. Allora i rigori furono avversi contro la Germania, quest'anno invece i tiri dal dischetto hanno sorriso contro la Spagna: il minimo comun denominatore è che l'Italia è squadra ed è tornata a fare paura.
Gruppo unito e coeso è anche la giusta definizione dell'Ital-basket che ha buttato il cuore oltre l'ostacolo proprio a partire dal primo match. Contro Portorico, l'Italia si è ritrovata anche sotto di 17 punti (42-25) nel secondo quarto e di 10 (48-58) a metà terzo quarto. Nel momento di maggiore difficoltà, gli azzurri si sono uniti, hanno ritrovato percentuali al tiro convincenti, andando poi a vincere 90-83 grazie all'apporto di Fontecchio, Mannion e Polonara, autori di 21 punti a testa. In semifinale, il compito contro la Repubblica Dominicana è stato più agevole (79-59 il finale) e si è arrivati così alla tanto attesa finale contro la Serbia che, seppur priva di Jokic, aveva il vantaggio non indifferente di giocare a Belgrado, in casa. L'Italia ha confezionato la classica partita perfetta arrivando a 24 punti di vantaggio nel terzo quarto, prima di gestire il tentativo, poi vano, di rimonta dei serbi fino al 102-95 finale che ha permesso agli azzurri di tornare ai Giochi Olimpici dopo un'astinenza durata da Atene 2004. "Ho provato sentimenti forti con un gruppo importante, adesso sembra banale dirlo ma ero più preoccupato contro Portorico perché non eravamo pronti che contro la Serbia. I ragazzi sono stati bravi, senza paura", ha dichiarato Meo Sacchetti nel day after dell'impresa sulla Serbia ma l'ex coach di Cremona e Sassari ha sottolineato come il rendimento dell'Italia del calcio abbia aiutato e fatto da sprone all'Ital-basket. "Mancini come me? Abbiamo copiato la sua Italia, con giovani ed entusiasmo oltre ad infondere positività. Mancini ha dato un cambio di ritmo in questa situazione, riportato entusiasmo anche in quelli che non seguono il calcio in modo importante. Anche i miei ragazzi della pallacanestro hanno seguito questa nazionale di calcio. Il calcio è più di uno sport in Italia. Speriamo di ritagliarci un po' di spazio in più con la pallacanestro con questo successo. Non vogliamo muovere una nazione come fa il calcio, ma pensiamo di meritare un po' più di spazio rispetto a quello che abbiamo", la chiosa finale di Sacchetti. Come a dire, ognuno al suo posto ma ora è finalmente arrivata l'ora, finalmente, di rimettere l'Italia al centro del villaggio. Nel calcio e nel basket. E gli applausi a scena aperta sono per Mancini, Sacchetti e atleti. In attesa che i calciatori possano completare l'opera in finale contro l'Inghilterra.