"Nessun gay nel calcio? Bischerate, ci sono sempre stati e sempre ci saranno". Maurizio Sarri torna per l'ennesima volta sulla questione, per chiudere - forse una volta per tutte - la polemica scoppiata con Roberto Mancini nei quarti di Tim Cup a causa di quella parola di troppo: "Queste vicenda è nata male ma, per fortuna, finita bene - afferma il tecnico del Napoli a Chi, in un'intervista rilasciata a Cecchi Paone -. Spero che possa aiutare qualcuno a venire allo scoperto. Con me nel Napoli non avrebbe problemi".
Quell'insulto a Mancini gli è costato una severa gogna mediatica, una squalifica e l'accuse di essere omofobo: "Ho sbagliato, lo ammetto - aggiunge Sarri, che poi precisa -. Volevo colpirlo sul fatto che scende in campo elegante come per un ricevimento. Volevo dirgli 'fighetto', mica quella roba sul sesso. Tra l'altro avevo un caro amico gay, un antiquario fiorentino morto troppo presto - ricorda il tecnico toscano -. Si indignerebbe se sentisse quello che è stato detto su di me in questi ultimi dieci giorni".
Qualcuno ha addirittura accusato Sarri di razzismo: "Meglio ancora - scherza -. Chi ha detto una cosa simile lo farei parlare con la mia suorina del Valdarno. Si occupa delle donne africane in difficoltà, con i miei amici la finanziamo da dieci anni". L'allenatore dei partenopei chiude indicando la rotta da seguire: "Servono esempi importanti, che indichino a tutti la via del rispetto delle differenze reciproche. È già successo in altri settori che influenzano la pubblica opinione, ora è la volta del mondo del calcio".