Costrette a offrire il proprio corpo come merce di scambio per giocare in Nazionale. Un’accusa gravissima che fa tremare i vertici del calcio afgano, denunciati dall’ex capitana della squadra femminile del paese asiatico alla Bbc.
Secondo Khalida Popal, in esilio in Danimarca dal 2011 e minacciata di morte, si tratterebbe proprio di un sistema, in cui sarebbe coinvolto il presidente della federcalcio afgana Keramuddin Karim. La Popal ha riferito di aver denunciato anni fa alla Federazione le violenze subite da alcune compagne di gioco ma “invece di essere puniti o rimossi i responsabili sono stati promossi”.
Per l’ex calciatrice il sesso usato come arma di pressione sulle giocatrici ha coinvolto “personalità potenti con stretti legami col governo”. La denuncia in passato aveva portato all’allontanamento di nove calciatrici, rivoltesi poi alla Fifa che ha aperto un’inchiesta. Il presidente afgano Ashraf Ghani ha parlato di “profondo choc nazionale” e anche la Procura generale ha aperto un fascicolo.