Seguo la scherma con passione e costanza in giro per l'Europa da circa tre anni. Non tanti, non pochi. Abbastanza per imparare a conoscere le tre fiorettiste più forti di sempre. Le ho viste piangere, esultare, urlare. Litigare. Le ho viste collezionare ori, giocarsi finali - mondiali e ora anche olimpiche - tutte azzurre. Le ho viste esprimere una superiorità netta e forse per questo inventarsi una rivalità loro, privata, interna. Da una parte la cannibale e immortale Valentina Vezzali. Dall'altra il nuovo che avanza, eccome se avanza. Elisa Di Francisca e Arianna Errigo, due campionesse pure, mica gregarie. Ragazze dal fioretto d'oro e una gran voglia mettere i loro piedi sul gradino più alto del podio. Il posto però è uno, loro tre. Tre fenomeni per di più. La battaglia per il trono c'è e ci sarà - che sport sarebbe altrimenti - ma queste Olimpiadi è come se chiudessero un cerchio. Tutte medagliate, dove chi ha vinto si gode il trionfo assoluto e chi ha perso in realtà non ha perso, o perlomeno non del tutto. Ecco perché.
Elisa Di Francisca
Ero a Parigi quando ha vinto il suo primo Mondiale, era giovane, non giovanissima. Stava per compiere 28 anni. Lì ho scoperto la sua storia e uno dei personaggi più affascinanti dello sport italiano. A 17 aveva lasciato tutto, colpa di un fidanzato geloso e di una certa irrequietezza giovanile. Uno spirito ribelle che non ha perso con il tempo. Meno male. Una ragazza come tante (ama il vino della sua terra e le uscite a tacchi alti in discoteca), ma speciale. Perché di Jesi, terra di campionesse come Vezzali e Giovanna Trillini. Perché dotata di un talento certo, puro. Decide così dopo un anno di stop di tornare in pedana e incomincia vincere da subito. Perché fermarsi allora. La ragazza è schietta, un sogno per noi giornalisti abituati ai calciatori e i loro addetti stampa. Dice quello che pensa, senza filtri, senza elemosinare anche qualche stoccata alla rivale più forte: Valentina. Parole seguite dai fatti, in quel novembre francese esattamente, quando si mise al collo la medaglia d'oro, battendo in finale - guarda caso - l'altra azzurra Errigo (con cui però c'è amicizia vera). Elisa ha incominciato a vincere e non si è più fermata. Quest'anno ai Mondiali di Catania è arrivata seconda, dietro la Vezzali - ennesima sfida azzurra - ma ha trionfato in Coppa del mondo. Fino a Londra, che con due ori (individuale e a squadre) la incorona la più forte di tutte. La regina del fioretto mondiale è lei, neanche un sogno poteva essere più bello di questi Giochi.
Arianna Errigo
La più giovane, forse la più fragile (perlomeno di testa), sicuramente la più affamata. Le sue lacrime sul podio dopo aver perso una finale all'ultima stoccata hanno commosso mezza Italia. Eppure a 24 anni, sì 24, vincere un argento olimpico è roba da fenomeni, con il futuro davanti ancora tutto da scrivere. A Parigi nel 2010, parlando con di scherma ne sa, mi dicevano che lei era la promessa dell'intero movimento. La promessa è già realtà. L'amica Di Francisca resta la sua bestia nera, con lei - appunto - perse anche una finale ai Mondiali francesi. Incredibile, se si pensa che entrambe le volte in semifinale, ha fatto fuori la strafavorita Vezzali. Ma se un argento sta stretto, si capisce già il carattere di questa ragazza monzese. Può scrivere la storia, per l'oro individuale c'è tempo. Intanto si mette al collo l'ennesimo a squadre, contribuendo - ancora una volta - in maniera decisiva alla causa.
Valentina Vezzali
Essere ricordati pur avendo vinto un bronzo quando tutti si aspettavano l'oro: questa è la sua ultima incredibile impresa e solo a lei poteva riuscire. La spettacolare rimonta che le regala la medaglia nella finale per il terzo/quarto posto a Londra 2012 ha scritto una pagina della storia olimpica, non solo italiana. Un urlo da brividi, un'esplosione nelle vene. Sembrava finita, non è stato così. Ha in bacheca tre ori olimpici individuali di fila, un argento e adesso anche l'ultimo metallo che le mancava. L'oro a squadre è il giusto premio per una delle campionesse mondiali più forti di sempre e di tutti gli sport. Il suo nome è già tra gli annali delle Olimpiadi. E a 38 anni non è ancora sazia. Semplicemente immortale.
Perdonate una nota obbligatoria. Dietro a queste tre c'è un ct che si chiama Stefano Cerioni. Non un allenatore qualsiasi, perché se tutti vorrebbero avere campionesse così, gestirle e creare un Dream Team imbattibile non è impresa per tutti. Se volete capire davvero quanto è decisivo quest'uomo, guardate una delle molteplici sfide tra due azzurre, dove Cerioni sceglie di non stare dietro a nessuna per non favorire una sull'altra. Restano in pedana "sole". Guardate le facce di campionesse così appunto mentre cercano il loro ct e lui non c'è. Capirete, nei momenti di difficoltà, quanto fa la differenza. Anche quando inserisce la riserva Ilaria Salvatori nella finale olimpica. Complimenti.