Schwazer: "Mi meraviglio che in Parlamento non si dica nulla. Sogno Tokyo"

Pubblicato il 10 marzo 2021 alle 18:45:36
Categoria: Atletica
Autore: Matteo Pifferi

Intervenuto durante un webinar organizzato dal Panathlon Club Milano, Alex Schwazer ha parlato della sua disavventura giudiziaria, terminata con l'assoluzione nel febbraio scorso dal GIP del Tribunale di Bolzano per "non aver commesso il fatto":

"Vi ringrazio per questo invito e per poter approfondire questa vicenda. Il ritorno alle gare? Discorso semplice, non chiedo di essere riabilitato come tanti altri al mio posto farebbero. Chiedo che, con questi fatti emersi ora e nessuno 4 anni e mezzo fa quando c'è stato il procedimento sportivo a Rio, possa venire giudicato da un organo della Giustizia Sportiva. Se ci sono le condizioni giuste, faremo un tentativo, altrimenti no. Il mio sogno è fare questa gara che mi è stata tolta dopo tante ore con il mio allenatore, sarebbe una bella cosa. Abbiamo ottenuto una grande vittoria in sede legale, mi piacerebbe fare questa benedetta gara".

Come si vive una situazione così?

"Ci sono modi di vivere migliori, quello è indubbio. Per me è stata una cosa così grave che non potevo accettarla. Quando non accetti una cosa, poi devi lottare. O molli o lotti, sai che non sarà una passeggiata. Ci sono stati momenti brutti, amari perché normalmente in un mondo perfetto le autorità e le istituzioni internazionali sportive dovrebbero essere in prima linea per fare chiarezza, nel mio caso è stato il contrario. Ogni cosa chiesta dal Giudice è stata ritardata o impedita, abbiamo aspettato un anno perché la provetta sia stata portata dalla Germania in Italia. Certi aspetti nello sport non sono belli, sono stato fortunato in una situazione così sfortunata, abbiamo creato una famiglia, abbiamo due bimbi e a livello privato sono stati anni belli. Ho sempre avuto al mio fianco Sandro, che queste battaglie le fa da tanti anni, da solo non sarei riuscito".

Ti sei sentito al centro di un complotto?

"Quando è uscita la positività ero in uno stato di shock, non ricordo con chi ho parlato. I miei ricordi tornano a quando Sandro era venuto a casa mia e abbiamo letto il documento della prova. Sapevo fosse un errore, uno scambio di provetta magari non voluto. All'inizio non sapevo e non capivo, poi ho capito che era una cosa voluta. E' stato tutto molto pesante, hanno anche ritardato a notificarci il provvedimento e abbiamo dovuto saltare la prima istanza. Io atleta ero e sono, volevo crederci perché non ho fatto niente, abbiamo sudato per aver arrivare fin qui. Volevo provarci fino in fondo, altrimenti non sarei andato a Rio".

A Rio eri nelle condizioni di vincere?

"Secondo me la condizione fisica era un mezzo miracolo. Ci sono state settimane pesantissime a livello mentale, in quelle settimane era tutto il contrario delle condizione ideali. Però ero in una buona condizione, sarei stato tra i primi ma poi dipende anche dalla gara. Non c'è un atleta migliore di un altro di 3/4 livelli, sicuramente piano non andavo".

Sei pronto a tornare?

"Sono pronto personalmente, la questione è se anche le istituzioni italiane sono pronte. Da quattro anni e mezzo ce la dobbiamo sbrigare un po' da soli, i tempi di Pechino me li ricordo bene. Quando ho tagliato il traguardo, tutti vicini. Adesso, forse sarebbe un momento di essere vicini, con cose concrete e non con le parole. Con le parole non si va lontano, io aspetto ma non così tanto. Il tempo non è tanto, voglio capire se l ricorso posso andare con qualcuno o devo andare da solo. Se il CONI o la FIDAL ritengono di aver avuto un danno, possono accompagnarmi anche se mi dà un po' fastidio. Se il CONI o la FIDAL mi assistono, ci vado, andiamo insieme, possiamo anche perdere ma intanto andiamo insieme prima di fare una gara e vincere. Mi meraviglio che  in Parlamento non dica nulla, il Governo paga la Wada ma poi la Wada non rispetta la decisione di un magistrato italiano, silenzio totale invece. La Wada dovrebbe cercare di trovare una linea nei loro comportamenti, quando succede il contrario, ovvero che la magistratura ordinaria scopre il doping (Armstrong, Jones) dicono sempre di essere contenti e felici ma poi non va bene. Senza la magistratura, Armstrong non sarebbe mai stato scoperto".

Quali sono le prospettive?

"Quanto uno può resistere? Molto di più di quanto pensiamo, tutti quanti. C'è il momento che deve stimolare questa resistenza. Mi auguro si faccia revisione ma che l'Italia dimostri di stare al fianco di un atleta non solo quando vince ma anche in un momento difficile, ho vinto l'ultimo oro nell'atletica io. Spero che queste persone non si dimentichino di me, mi viene un po' di amarezza perché ho dato lustro anche a loro. Ho 36 anni, non sono così vecchio. Spero di fare qualche gara, abbiamo speso tutti tante ore per andare a Rio e poi ora per tentare un ritorno, secondo me sarebbe bello vedere concretizzare tutto questo impegno con il diritto di tornare alle gare".