Ve la ricordate la cerimonia di inaugurazione dello Juventus Stadium? La società bianconera al gran completo - assenti Moggi e Giraudo - si lustrò gli occhi di fronte alla coreografia che scandiva i trofei conquistati nel corso della storia. Tra gli applausi dei tifosi, apparvero 29 scudetti. Ovvero i 27 che gli albi d'oro attribuiscono alla Vecchia Signora, più i 2 spazzati via da Calciopoli con tanto di sentenze sportive e penali. Titoli che la Juventus ritiene gelosamente propri.
La battaglia di Andrea Agnelli per la non assegnazione dello Scudetto 2006, come promesso nella conferenza stampa di insediamento, si è spinta fino al Tar del Lazio, dopo che Figc e Coni si erano dichiarate incompetenti ad esprimersi sul ricorso bianconero. Ora, con il tricolore 2011-12 matematicamente conquistato, la querelle torna in auge. La Juve, come ha dichiarato Pavel Nedved, cucirà sulla propria maglia la terza stella, il simbolo dei 30 scudetti. Il presidente dell'Inter Massimo Moratti non ha esitato a definire tale intenzione una "provocazione". Negli ambienti bianconeri nicchiano, mentre il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, anch'egli presente nella tribuna nuova di zecca quell'8 settembre (insieme a Guido Rossi, il tanto vituperato ex commissario straordinario), posticipa ogni valutazione a data da destinarsi.
La domanda, come direbbe qualcuno, sorge spontanea: la Juventus può appiccicarsi la terza stella sul petto pur in presenza di sentenze che quei due scudetti hanno definitivamente revocato? Una risposta univoca non c'è. La prima stella fu stampata sulle maglie bianconere nel 1958 dall'allora presidente Umberto Agnelli, alla conquista del decimo tricolore. Un simbolo, dunque, e non un'onorificenza attribuita da un'istituzione. Nel tempo la stella si è fatta consuetudine - ce l'hanno anche Milan e Inter - assumendo una connotazione via via sempre più ufficiale.
La questione, attualmente, non è strettamente regolamentata. A proposito delle divise di gioco, l'articolo 10 della Lega di Serie A recita: "Le società sono tenute ad osservare l'approvazione scritta della Lega Nazionale Professionisti serie A prima di indossare le divise in gare di competizioni ufficiali della stessa Lega". Il comma 2 (sempre della Lega) inoltre illustra che "tutto ciò che non è esplicitamente consentito dal presente regolamento, deve intendersi come espressamente violato". Però le norme si esprimono indiscutibilmente solo in merito a "marchi, scritte e/o elementi grafici pubblicitari". Non alle stelle. Insomma s'intravede lo spazio per agire senza incorrere in sanzioni, pur contravvenendo a ciò che la giustizia ha affermato.
E allora non resta che discutere sull'opportunità e l'adeguatezza di una tale decisione. In ballo l'orgoglio che essa può instillare nei cuori dei tifosi bianconeri e il fastidio che può suscitare in tutti gli altri, o perlomeno a quelli cui interessa la vicenda. Presto (?) sarà tutto più chiaro...