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Serviva un’impresa a un’ Italia uscita con le ossa rotte dal match dell’Olim pico co n la Scozia. E invece all’ Aviva Stadium di Dublino gli azzu rr i durano appena il tempo di scendere in campo, fermarsi a un metro dalla riga di meta e alzare bandiera bianca dopo neppure dieci m inuti quando Trimble e McGrath aprono le danze delle marcature irlandesi (12-0). Pad ovani calcia per tenerci in partita (12-3), Stander e Heaslip tagliano in due una difesa che non porta mai pressione e alla fine del primo tempo la superiorità dei padroni di casa è a tratti imbarazzante non solo nel punteggio (25-3) quanto nel dominio assoluto del campo.
Senza la mediana titolar e, con Padovani e Palazzani al posto degli infortunati Canna e Gori, il XV di Brunel fatica a costruire gioco. L’Irlanda, d’altra parte, gioca con la rabbia dei campioni in carica ancora alla ricerca del primo successo e anche la ripresa diventa un monologo verde. Payne e Heaslip allungano fino al 39-3, Odiete arriva alla bandierina schiacciando il 39-8 (meta trasformata da Haimona, 39-10), poi ci pensa Madigan, due volte, a fis sare il punteggio finale sul 58-15 perché nel mezzo alle realizzazioni dell’apertura irlandese Sarto segna la seconda meta azzurra.
È la peggior sconfitta dell’Italia co ntro l’Irlanda nella storia del Sei Nazioni, una disfatta che però può essere lo spunto per una severa autocritica sul movimento rugbystico italiano. Lo dice anche capitan Parisse a fine partita: “Questa squadra è giovane, molti ragazzi hanno pochissima esperienza in Nazionale - dice Parisse - ma sono convinto che hanno imparato molto di più in questo Sei Nazioni che in una stagione intera in Italia. Ci sono tante qualità, ma non è possibile accontentarsi di giocare nelle Zebre o a Treviso”. Parola di capitano, non solo dell’Italia ma anche dello Stade Francais campione di Francia. Dove il rugby è il primo sport nazionale.